Lasserre (Lyxor AM): “Quest’anno occorre ripensare la protezione del portafoglio”

L’incertezza è probabilmente l’unica grande incognita che vediamo guardando al 2019 con gli asset manager risultano già abituati ad affrontarla nel migliore dei modi. “Il vero cambiamento per l’anno appena iniziato – avverte Guillaume Lasserre, Chief Investment Officer, Lyxor AM – non sta tanto nell’emergere di situazioni di incertezza quanto nel comportamento degli asset finanziari, destinato a discostarsi sempre più da quanto visto negli ultimi anni.

Rinnovata fiducia negli stati uniti

Nel contesto di una politica monetaria più stringente, non prevediamo una recessione negli Stati Uniti almeno fino al 2021. Con una crescita annua del 3%, il Paese continua a raccogliere i frutti delle recenti riforme fiscali. Per quanto riguarda l’economia, ci sono molti segnali positivi. La creazione di posti di lavoro, pur rallentata, rimane elevata e in linea con il trend di fine ciclo che vediamo emergere. Insieme alla crescita sostenuta dei salari, questa creazione di posti di lavoro supporta l’aumento del potere d’acquisto, portando ad un aumento della spesa dei consumatori, che ci aspettiamo contribuisca per oltre il 2,5% alla crescita nel 2019, in linea con il 2018.

È più probabile che la debolezza si manifesti negli investimenti societari, che potrebbero ridursi a causa delle incertezze legate alla guerra commerciale. Tali incertezze stanno facendo sentire i loro effetti sui mercati, in quanto alimentano le preoccupazioni sul fatto che la recente tregua, che ha ridotto le ostilità, abbia impedito che le conseguenze della crisi si ripercuotessero pienamente sui prezzi di mercato.

Riteniamo che la Fed probabilmente programmerà solo due ulteriori rialzi nel 2019. L’esame della curva dei tassi non suggerisce una recessione nei prossimi due anni e non rivela particolari tensioni tra i costi dei prestiti a breve e quelli a lungo termine.

I punti deboli dell’europa

Sebbene l’Europa non sia in prima linea nella guerra commerciale in corso tra gli Stati Uniti e la Cina, l’UE potrebbe comunque subire delle conseguenze a causa di queste tensioni. I rischi che gravano sulle esportazioni non devono essere ignorati, in particolare per settori come l’industria automobilistica tedesca, che attualmente sta affrontando la minaccia delle tariffe americane.

Dal punto di vista finanziario, l’Italia è la principale fonte di rischio. Mentre i premi per il rischio indicano che esiste una distinzione più granulare tra i Paesi periferici rispetto al 2011-2012, la situazione italiana rappresenta comunque un ulteriore fattore di stress con implicazioni per l’intera Europa. Un effetto contagio significherebbe che l’intero settore bancario potrebbe essere colpito, seguito nel breve da quei settori dell’economia con un significativo fabbisogno di finanziamenti.

L’Europa deve inoltre affrontare rischi politici unici. Mentre riteniamo che si troverà una soluzione per una “soft” Brexit, gli effetti di una potenziale “hard” Brexit non possono essere ignorati. Dopotutto, il 45% delle esportazioni britanniche è diretto verso l’UE, mentre, il 10% di quanto esportato dall’Europa si dirige verso il Regno Unito.

Riteniamo che le prospettive di crescita dell’Europa siano più fragili di quelle degli Stati Uniti. È probabile che la Banca Centrale Europea anticiperà la scadenza delle operazioni di rifinanziamento a lungo termine lanciando un nuovo LTRO, su scala minore e a condizioni diverse. Si tratta di una questione chiave, in quanto influisce sulle condizioni di finanziamento delle istituzioni bancarie europee, in particolare in Italia, dove vi sono implicazioni dirette per l’economia del Paese.

Un outlook di crescita timidamente ottimista

Abbiamo individuato cinque fattori chiave che hanno la capacità di trasformare il nostro scenario in positivo o in negativo – a seconda dei loro esiti:

  • La guerra commerciale: tra passi indietro, dimostrazioni di forza e armistizi, esiste una variazione costante nella sua intensità. Ci aspettiamo che le tensioni si riducano ma che non si arrivi a soluzioni permanenti.
  • La Federal Reserve: la Fed ha dimostrato di osservare da vicino l’economia ed essere pronta ad intervenire come necessario senza causare turbolenze sul mercato. Nelle nostre previsioni, la Banca Centrale è particolarmente attenta a non causare ulteriori deterioramenti nell’economia.
  • Le dinamiche politiche all’interno dell’Eurozona: oltre alla Brexit e al bilancio italiano, la Francia dovrà risolvere i suoi problemi interni per dimostrare la sua capacità di rimanere attrattiva. La nostra ipotesi è che vi sia una soft Brexit e un accordo sul bilancio tra Italia ed Unione Europea.
  • La capacità della Cina di potenziare la sua economia per compensare gli effetti della guerra commerciale: a nostro avviso, la Cina ha le risorse necessarie per rinvigorire la crescita interna e vediamo questa mossa come una misura necessaria.
  • Il prezzo del petrolio: il costo del petrolio ha un impatto significativo sull’economia globale e sui mercati finanziari. Ci attendiamo un modesto rialzo.

Dal punto di vista degli investimenti, la situazione suggerisce un rinnovato appetito per le attività più rischiose e questo si traduce in una preferenza per le strategie non direzionali e nella definizione di misure protettive che isolino i portafogli contro il rischio di ribassi.

Gestire un approccio non-direzionale

In termini di asset allocation – fa notare Lasserre – è essenziale prendere in considerazione la mancanza di chiarezza che circonda gli eventi futuri, una situazione che rende difficile affidarsi ad una strategia con una forte direzionalità sui mercati. Attualmente per quanto riguarda l’azionario manteniamo una posizione neutrale. Mentre lo scenario a dodici mesi rimane positivo, il mercato mostra una certa mancanza di ottimismo. Sottopesiamo le azioni emergenti e preferiamo le azioni difensive. Manteniamo un sottopeso sulle obbligazioni, in vista dei rialzi dei tassi previsti da parte della Fed, e ci concentriamo sulle scadenze brevi. Per quel che riguarda il credito, manteniamo un posizionamento difensivo sulle obbligazioni investment grade, mentre siamo più positivi sul segmento più rischioso dei bond high yield. La fine del Quantitative Easing nell’Eurozona comporta la fine di un elemento di supporto, con i tassi che tendono al rialzo. Il mercato obbligazionario non sembra più svolgere appieno il suo ruolo di copertura naturale in caso di shock. Precedentemente, i portafogli erano in grado di sfruttare la decorrelazione tra azioni e obbligazioni, ma questo divario si sta colmando. Per il 2019, le obbligazioni non forniranno una protezione sufficiente per i portafogli.

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