L’asset allocation azionaria di Allianz GI

di Ann-Katrin Petersen, Assistant Vice President Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz GI

La crescita economica mondiale nel primo trimestre del 2015 potrebbe essere inferiore a quella registrata nella seconda metà del 2014. A livello di area geografica, i Paesi industrializzati mostrano ancora dinamiche congiunturali migliori rispetto alle aree emergenti; gli Stati Uniti, in particolare, restano ai primi posti in termini di crescita nonostante i recenti segnali di debolezza. Nei prossimi mesi una serie di incognite geo-politiche, tra cui il conflitto in Ucraina, la potenziale crisi di liquidità della Grecia e le elezioni in Gran Bretagna previste a maggio, potrebbe provocare nuovi aumenti della volatilità. Vi sono tuttavia tre fattori in grado di far girare i motori dell’economia, seppur con impatti diversi sulle prospettive di crescita a livello di singoli Paesi.

1. Crollo del petrolio: Dall’estate 2014 le quotazioni del greggio si sono più che dimezzate: uno stimolo per l’economia mondiale, dal momento che il ribasso si deve più a un eccesso strutturale di offerta che a un calo della domanda. I Paesi maggiormente favoriti da questa tendenza sono gli importatori netti di petrolio, come Giappone, Area Euro, Stati Uniti, India, Indonesia, Corea del Sud e Cina.

2. Politica monetaria: “Avanti tutta!”: sembra essere questo il motto della politica monetaria europea alla luce del quantitative easing inaugurato a inizio marzo dalla BCE; la Federal Reserve statunitense potrebbe invece lentamente procedere verso un inasprimento dei tassi di interesse, per quanto i mercati obbligazionari globali non siano ancora preparati ad accettarlo.

3. Andamento valute: Mentre la debolezza dello Yen e della moneta unica sostiene la ripresa del Giappone e dell’Eurozona, la forza del Franco sta compromettendo le prospettive di crescita della Svizzera. Quanto agli USA, alla luce dei timori espressi per la prima volta apertamente dalla Presidente della Fed Janet Yellen, è interessante notare che storicamente l’andamento del Dollaro ha un effetto piuttosto trascurabile sull’espansione dell’economia americana, meno dipendente dalle esportazioni.

Nel frattempo aumenta il numero delle obbligazioni di Paesi con rating creditizi solidi caratterizzate da rendimenti negativi; attualmente circa il 70% dei titoli governativi tedeschi in circolazione offre rendimenti inferiori allo zero. È dunque iniziata una nuova fase della Financial Repression. La transizione da un mondo a tassi a zero ad un mondo in cui i rendimenti negativi dovuti alle politiche monetarie ultra-accomodanti sono la nuova regola, ha determinato un aumento significativo della domanda di asset reali come le azioni, con grande beneficio, da inizio anno, soprattutto per le borse europee. Impiegate quindi la liquidità in eccesso in investimenti che offrono rendimenti reali positivi.

Allocazione tattica di azioni 

Azioni Europa Gli indicatori anticipatori, tra cui l’indice dei responsabili degli acquisti, confermano un ottimo inizio d’anno per l’economia dell’Area Euro, nonostante le notevoli differenze tra un Paese e l’altro. Nei prossimi trimestri la flessione delle commodity, le condizioni di finanziamento più favorevoli per le aziende ed il deprezzamento della moneta unica dovrebbero determinare un effetto positivo.Grazie all’”architettura anticrisi” dell’Unione Monetaria (Meccanismo Europeo di Stabilità-ESM, Unione Bancaria) e alla fiducia dei mercati nell’operato della BCE, le vicende della Grecia non dovrebbero avere ripercussioni durature su altri Paesi di Eurolandia.In Gran Bretagna, invece, il sentiment potrebbe risentire di eventuali difficoltà nella costituzione del governo dopo le elezioni previste a maggio. I mercati sembrano già preparati ad un aumento dell’incertezza.In diversi Paesi dell’Eurozona e nel Regno Unito le valutazioni dei titoli azionari possono considerarsi interessanti, soprattutto in base al P/E di Shiller. L’azionario britannico, in particolare, mostra uno sconto significativo rispetto alle medie storiche.

Azioni USA Gli Stati Uniti si confermano il motore dell’economia mondiale. Il mercato del lavoro continua a registrare progressi. Le recenti flessioni degli indicatori economici probabilmente sono in parte dovute a fattori straordinari temporanei, come la rigidità del tempo in ampie zone del nord-est a inizio anno. Tali indicatori segnalano infatti un rallentamento della dinamica congiunturale, ma non un’inversione del solido trend di crescita del Paese. Gli Stati Uniti si confermano il motore dell’economia mondiale. Il mercato del lavoro continua a registrare progressi. Le recenti flessioni degli indicatori economici probabilmente sono in parte dovute a fattori straordinari temporanei, come la rigidità del tempo in ampie zone del nord-est a inizio anno. Tali indicatori segnalano infatti un rallentamento della dinamica congiunturale, ma non un’inversione del solido trend di crescita del Paese. Le valutazioni azionarie risultano elevate, anche in base al P/E depurato dagli effetti del ciclo economico, ma sono sostenute dai tassi di interesse bassi. Nelle ultime settimane le revisioni degli utili sono state per lo più negative, probabilmente anche a causa della forza del Dollaro.

Azioni Giappone Nell’ultimo trimestre del 2014, con una crescita dello 0,6% rispetto al periodo precedente, l’economia nipponica si è lasciata alle spalle la breve parentesi di recessione successiva all’aumento dell’IVA. Considerando l’intero anno, la crescita del Giappone dovrebbe attestarsi intorno allo zero. Nonostante la ripresa congiunturale incerta, l’azionario giapponese gode del sostegno dello Yen debole e dell’aumento della redditività delle imprese. La tendenza positiva delle revisioni degli utili è confermata, e l’indice Nikkei ha raggiunto un nuovo massimo quindicennale. Permangono tuttavia i dubbi legati agli effetti nel lungo periodo dell’Abenomics e alla effettiva realizzazione delle riforme strutturali. Gli operatori internazionali dovrebbero tener conto del tasso di cambio nelle decisioni di investimento.

Azioni mercati emergenti Per investire nelle borse dei Paesi emergenti è richiesta maggiore prudenza. Da un lato la congiuntura resta debole, dall’altro la forza del Dollaro USA storicamente ha rappresentato un ostacolo alla crescita. In ogni caso, le notevoli differenze tra i vari Paesi emergenti rendono necessario un atteggiamento selettivo, ad esempio distinguendo tra Paesi importatori ed esportatori di materie prime.

Settori Risulta tuttora preferibile un moderato orientamento verso i settori ciclici, anche se la situazione non del tutto chiara. I rendimenti bassi dovrebbero supportare i titoli growth difensivi, mentre il quadro di crescita è più favorevole ai titoli ciclici. Consigliamo di sovrappesare in particolare il settore tecnologico e i beni di consumo ciclici (tra cui il comparto auto). In termini di valutazioni si riscontrano differenze significative. Ad esempio, le commodity presentano un netto sconto rispetto ai beni di consumo.

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