Le banche centrali continuano a dettare il momentum del mercato

Le banche centrali continuano a dettare il momentum del mercato e mai in modo così impressionante come è stato a gennaio. “La discesa del mercato nel quarto trimestre – afferma Benjamin Melman, CIO Asset Allocation and Sovereign Debt di Edmond de Rothschild – si è verificata dopo che la Fed ha confermato che il suo piano di riduzione del bilancio e di aumento dei tassi sarebbero proseguiti anche in presenza di crescenti segnali di rallentamento economico in Cina e in Europa”.

Il sell-off si è trasformato in rimbalzo non appena Jerome Powell, lo scorso 4 gennaio, ha rilasciato un messaggio molto più accomodante – sostiene poi Melman – e il rally è proseguito dopo il meeting del FOMC del 30 gennaio, quando la Fed ha reso più ufficiale la nuova posizione affermando che sarebbe stata “paziente” rispetto a nuovi aumenti dei tassi di interesse e che la sua contrazione del bilancio sarebbe stata meno drastica di quanto pianificato”.

La BCE ha seguito l’esempio, dichiarando di essere in accordo con la visione del mercato, secondo la quale la banca non sarà in grado di aumentare i tassi nel corso di quest’anno, anche se in precedenza aveva affermato che avrebbe proceduto in tal senso. In un solo mese, dunque, sia la Fed che la BCE hanno cambiato radicalmente il tono. “Ora l’unica notizia che possiamo attenderci, e per un periodo di tempo indefinito – fa notare Melman – dovrebbe essere quella di un allentamento piuttosto che di un inasprimento, come ad esempio ridurre la contrazione del bilancio da parte della Fed e possibilmente un nuovo TLTRO della BCE. Le banche centrali hanno, infatti, calmierato i mercati eliminando le preoccupazioni degli investitori nel quarto trimestre”.

“Abbiamo ottenuto profitti tattici sulle azioni europee e americane, mentre rimaniamo sovrappesati sulle azioni dei paesi emergenti – afferma poi il cio di Edmond de Rothschild – e riteniamo che, una volta che i mercati avranno tenuto conto di una maggiore neutralità delle banche centrali, si concentreranno maggiormente sulla situazione economica e sul rischio politico. E ci sono ancora segnali di rallentamento dell’economia, soprattutto in Europa, dove le prospettive per l’industria manifatturiera tedesca sono sempre più ottimistiche, mentre il rischio politico rimane”.

Gli asset dei Paesi emergenti hanno significativamente sovraperformato nelle ultime settimane, sostenuti dalla nuova posizione della Fed e dalle relazioni ottimistiche sull’andamento dei colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina. “Tuttavia – concluede Melman – questa buona notizia comincia ad essere più o meno presa in considerazione nelle valutazioni azionarie. Ci stiamo attenendo al nostro sovrappeso all’azionario emergente in quanto ci aspettiamo, e questa non è una view di consenso, che l’economia cinese migliorerà ulteriormente“.

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