Le buone notizie fanno ritrovare il sorriso a Fca in Borsa

Fiat Chrysler Automobiles, il peggio è alle spalle? Mentre il progressivo allentamento delle misure di contenimento legate all’emergenza Covid-19 sta rapidamente facendo risalire i livelli d’inquinamento nelle principali città italiane ed europee, a conferma di un maggior utilizzo dei mezzi di trasporto privato, a favore del gruppo giocano alcune notizie come l’invito del giudice di Detroit ai Ceo di General Motors e Fca ad incontrarsi di persona per chiudere rapidamente la disputa legale (GM accusa Fca di aver corrotto i vertici del sindacato Uaw) e l’attesa per un prossimo via libera alla concessione di garanzie Sace all’80% sul prestito da 6,3 miliardi di euro erogato da Intesa Sanpaolo.

Un prestito che pur essendo condizionato non pare costituire un ostacolo alla prossima fusione con Psa, visto che Fiat Chrysler Automobiles dovrebbe garantire investimenti in Italia per 5,2 miliardi (200 milioni più dei 5 miliardi già previsti dal gruppo, destinati al nuovo sito di Melfi), l’impegno a evitare la delocalizzazione almeno per i modelli in produzione (mentre il nuovo gruppo avrebbe mano libera su dove far produrre i nuovi modelli), il mantenimento della piena occupazione fino al 2023 e il mantenimento di tutti i marchi.

La limitazione alla distribuzione di dividendi ordinari varrebbe solo per quest’anno mentre non vi sarebbero limiti alla prevista distribuzione di un maxi-dividendo straordinario da 5,5 miliardi ante fusione. In caso di mancato rispetto delle condizioni sopra ricordate vi sarebbero da pagare 500 milioni di euro, somma che secondo Equita Sim non è comunque tale da poter influenzare le scelte di Fca e Psa. L’unico vero ostacolo alla fusione resterebbe dunque l’eventuale intervento dell’Antitrust che ha deciso di approfondire la sua indagine per valutare se la fusione possa alterare la concorrenza in particolare nel settore dei veicoli commerciali leggeri, dove i due gruppi peraltro collaborano da oltre 20 anni.

Il giudizio degli analisti su Fca

Il consenso sul titolo, che intanto ha visto la capitalizzazione risalire sui 14 miliardi di euro (+36,5% negli ultimi tre mesi, pur restando un 26% abbondante sotto i livelli di 12 mesi fa), appare tendenzialmente favorevole, con 13 giudizi positivi, 2 neutrali e 3 negativi, a fronte di un prezzo obiettivo medio di 10,23 euro per azione (circa un 12,5% sopra i livelli correnti di 9,05-9,10 euro per azione). Nell’immediato il titolo viene giudicato in trend rialzista con possibili target a 9,3-9,35 e poi 9,65-9,70 euro per azione, livelli che corrispondono anche a due resistenze statiche e potrebbero dunque interrompere almeno temporaneamente la risalita di Fca.

Se dovessero invece prevalere prese di profitto (il titolo ha comunque già guadagnato il 7,5% nelle scorse 5 sedute di Borsa), i supporti più interessanti sono segnalati in area 8,55 e poi sugli 8,40-8,35 euro per azione, quest’ultimo livello corrispondente anche al precedente target rialzista di brevissimo periodo. Più sotto ancora, sarebbe importante la tenuta degli 8 euro per azione, che confermerebbe il permanere del titolo in un trend rialzista di brevissimo-breve periodo.

Graficamente, il recupero partito il 12 giugno da 8,08 euro che ha visto il titolo recuperare un euro pieno ha già consentito alle quotazioni di riportarsi sopra le medie mobili a 7 e a 14 giorni, ma quest’ultima solo in giornata dovrebbe essere risuperata al rialzo da quella a 7 giorni, essendo ieri a 8,66 euro la più lenta, a 8,62 euro la più veloce. Un incrocio che completerebbe il quadro positivo confermato anche dai valori dello stocastico, coerenti con una continuazione del movimento positivo e dell’indicatore di forza relativa (Rsi), situato nella zona superiore della propri banda d’oscillazione ma ancora a distanza di sicurezza dai livelli di ipercomprato.

Fca a Piazza Affari negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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