Le cinquanta sfumature di grigio di Mario Draghi

A cura di Aqa Capital

Christian: «Il business si fa con le persone e io ci so fare da sempre con le persone. So cosa le motiva, so cosa le stimola, cosa le ispira…»

Citazione tratta da Cinquanta sfumature di grigio (2015), regia di Sam Taylor-Johnson

Se c’è qualcuno che ci sa «fare da sempre con le persone», soprattutto con quelle che operano sui mercati, quel qualcuno è Mario Draghi. Il presidente della Banca Centrale Europea sa «cosa le motiva, cosa le stimola, cosa le ispira». Difficile dimenticare la storica frase con cui, secondo diversi opinionisti, ha “salvato” l’Ue: «The ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough» («La BCE è pronta per fare tutto ciò che servirà per preservare l’euro. E credetemi, sarà sufficiente»). Ora, Mario Draghi è tornato a rassicurare i mercati dicendo, nel suo intervento di settimana scorsa al forum di Sintra (Portogallo), che l’arsenale a disposizione dell’istituto è ampio e le sue armi possono ancora essere utilizzate se l’economia del Continente non mostrasse segnali di miglioramento. In particolare ha specificato che la BCE valuterà «ulteriori tagli dei tassi» in caso l’inflazione deragli rispetto ai livelli desiderati.

Le sue parole hanno tuttavia irritato il presidente di Donald Trump, che ha accusato Draghi di svalutare l’euro sul dollaro. Ma il numero uno della Banca Centrale Europea ha prontamente risposto: «Abbiamo un mandato che è quello della stabilità dei prezzi e siamo determinati a usare tutti gli strumenti a nostra disposizione per rispettare il nostro mandato. I tassi di cambio non sono un nostro target». Il discorso di Draghi, comunque, ha risollevato il morale dei mercati europei, ma l’effetto sembra essersi esaurito: ieri, a eccezione di Londra, le principali piazze del Vecchio Continente hanno chiuso in rosso.

Le strategie delle banche centrali

Passando agli Stati Uniti, i riflettori sono puntati sulla Fed. L’istituto ha lasciato – per il momento – invariati i tassi al 2,25-2,5%, il livello a cui furono portati nel dicembre scorso, quando la banca guidata da Jerome Powell decise la quarta stretta del 2018. La Federal Reserve ha inoltre ribadito che «agirà in modo appropriato per sostenere l’espansione, con un mercato del lavoro forte» e un’inflazione vicina all’obiettivo del 2%. I mercati, sentite le dichiarazioni dell’istituto, si aspettano un imminente taglio dei tassi.

Proseguiamo sul sentiero delle banche centrali: la Bank of England ha annunciato che manterrà fermi i tassi allo 0,75%. Una strategia prudente nell’attesa di capire cosa ne sarà della Brexit e della guerra commerciale Usa-Cina. Intanto le previsioni sulla crescita per il secondo trimestre sono state tagliate a zero, mentre il tasso di inflazione potrebbe scendere quest’anno al di sotto dell’obiettivo del 2%. L’istituto sottolinea come le tensioni sul commercio internazionale si siano intensificate. Mentre a livello interno è aumentato il timore di una Brexit senza accordo. Dopo l’annuncio gli operatori hanno iniziato a vendere la sterlina che si è così deprezzata.

La sfida di Facebook alle banche

A “sfidare” le banche centrali ci pensa Facebook che ha presentato Libra, la cryptomoneta che, nelle intenzioni del social network, dovrebbe diventare una “valuta universale”. Tecnologicamente sarà simile al Bitcoin, e con essa si potrà pagare dalla corsa su Uber all’abbonamento di Spotify. La “moneta” sarà lanciata nella prima metà del prossimo anno e sarà gestita da Libra Association, organizzazione indipendente e non-profit con sede in Svizzera, a Ginevra. Sarà una rivoluzione dei sistemi di pagamento online? Forse. Di certo sappiamo che anche Zuckerberg ci sa «fare da sempre con le persone», e le sue idee non sono mai da sottovalutare.

Possiamo dire lo stesso del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte? A giudicare dai rapporti con i capi di Stato e di governo degli altri Paesi europei, sembrerebbe di no: al momento non riesce a motivarli. L’Italia rimane infatti sulla soglia della procedura d’infrazione a causa dell’eccessivo deficit e delle finanze “sgangherate”. A nulla è servita la lettera di risposta di Palazzo Chigi all’Ue, in cui si legge che «è un dovere aprire adesso, senza ulteriore indugio, una fase costituente per ridisegnare le regole di governo delle nostre società e delle nostre economie». Ora c’è attesa per l’Ecofin dell’8 e 9 luglio, quando si deciderà se procedere con la procedura d’infrazione o meno.

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