Le elezioni europee questa volta sono davvero importanti per i mercati

A cura di Elliot Hentov, Head of Policy and Research, e Esther Baroudy, Portfolio Manager, State Street Global Advisors

Per una volta, le elezioni del Parlamento europeo, che un tempo erano un evento a rilevanza eminentemente politica, contano davvero, e non solo a causa di Brexit. A nostro avviso, l’esito di queste elezioni avrà un impatto più rilevante che mai sulla politica europea, e quindi sui mercati finanziari: in particolare, influenzerà direttamente le nomine dei leader delle principali istituzioni europee, operando indirettamente come potente segnale politico nelle principali economie europee.

Perché il 2019 è diverso?

Le ricadute della crisi finanziaria globale e i conseguenti problemi del debito sovrano della zona euro hanno portato a importanti successi elettorali per i partiti euroscettici nell’ultimo decennio. L’estrema sinistra, l’estrema destra e altri partiti euroscettici hanno aumentato la loro quota complessiva di seggi parlamentari europei dal 16 al 25% nel periodo 2009-2014. Questi partiti tendono a ottenere un successo sproporzionato nelle elezioni europee, in quanto la posta in gioco percepita e l’affluenza alle urne è relativamente bassa.

Nonostante occupino un quarto dei seggi disponibili, questi partiti sono stati in precedenza dei semplici “disturbatori”, poiché c’è sempre stata una coalizione di governo tra i partiti europei tradizionali per dettare l’ordine del giorno e i risultati. Tuttavia i sondaggi attuali suggeriscono che i partiti anti-mainstream probabilmente otterranno poco più del 30% dei 751 seggi nelle elezioni di quest’anno. Anche se ciò può sembrare ben lungi dall’essere una maggioranza, in realtà la conquista di almeno un terzo dei seggi sarebbe sufficiente a determinare un importante cambiamento negli affari parlamentari e nella politica dell’UE. La figura 1 mostra i sondaggi relativi alla distribuzione dei partiti nel prossimo Parlamento europeo.

I partiti antimainstream potrebbero turbare il processo decisionale dell’UE

Se i partiti antimainstream occupassero una parte importante dei seggi, l’aritmetica parlamentare richiederebbe la cooperazione di tutti i blocchi principali, il che renderebbe più difficile raggiungere un compromesso politico e rallenterebbe il processo decisionale. Inoltre, per alcune decisioni è necessaria una maggioranza di due terzi, per cui i partiti anti-mainstream potrebbero ritardare o paralizzare decisioni importanti, anche se non agissero come una fazione politica coesa.

E’ importante ricordare che il Parlamento ha un ruolo formale nella maggior parte delle principali aree di dibattito: ad esempio, il Parlamento deve approvare qualsiasi accordo su Brexit e le future relazioni tra Regno Unito e Unione Europea. Inoltre, l’intervento contro le violazioni dello Stato di diritto in Polonia e Ungheria richiedono l’approvazione del Parlamento a maggioranza di due terzi. Infine, le soluzioni a temi come il debito italiano e i problemi fiscali nell’area dell’euro saranno in parte plasmate dalla composizione del Parlamento.

L’impatto diretto e indiretto potrebbe essere significativo

L’impatto immediato di questo risultato si ripercuoterebbe sulla natura delle nomine europee. Il Parlamento approva formalmente le nomine della Commissione, primo fra tutti il suo presidente. Il prossimo presidente della Commissione darà forma alla capacità dell’UE di guidare le riforme, in particolare per quanto riguarda la zona euro e il patto fiscale.

I risultati delle elezioni parlamentari potrebbero non solo cambiare le sorti di specifici candidati (e commissari) alla presidenza della Commissione, ma potrebbero anche ripercuotersi su altre nomine dell’UE. Per i mercati, il più importante sarebbe il prossimo presidente della Banca Centrale Europea, che entrerà in carica il 1° novembre 2019.

Se, ad esempio, l’esito delle elezioni parlamentari portasse all’elezione di un finlandese o di un tedesco a presidente della Commissione Europea, in pratica ciò escluderebbe queste due nazionalità dalla presidenza della BCE. Ciò, a sua volta, aumenterebbe le possibilità di un presidente della BCE entrante più ”dovish”, dato che la maggior parte dei contendenti più favorevoli a una politica restrittiva provengono dalla Germania e dalla Finlandia. L’esito finale non dipenderà solo dai risultati elettorali, ma anche dall’accordo politico che ne conseguirà. Un forte sostegno al gruppo ALDE di Macron porterebbe probabilmente a un candidato di compromesso per la presidenza della Commissione.

Oltre a influenzare le nomine dell’UE, le elezioni parlamentari potrebbero avere conseguenze significative per i governi nazionali come indicatore dell’umore dell’opinione pubblica, innescando potenziali correzioni politiche a sorpresa. I paesi con elezioni all’orizzonte saranno probabilmente i più vulnerabili ai cambiamenti politici. Tra le elezioni previste per il 2019 si annoverano Grecia, Portogallo e Polonia, mentre è probabile che l’Italia debba affrontare elezioni anticipate prima della fine dell’anno. Se il partito conservatore in carica nel Regno Unito subisse gravi perdite nelle elezioni europee, potrebbe andare incontro a un voto di sfiducia nel governo, sostenuto dai suoi stessi deputati, e a un’elezione generale. Infine, per Francia e Germania, le elezioni parlamentari sono una sorta di verdetto intermedio sugli attuali governi e potrebbero plasmare profondamente la loro propensione alle riforme a livello nazionale ed europeo.

Implicazioni per i mercati

È probabile che i mercati rispondano più al segnale generale di queste elezioni che all’esito preciso. Attualmente stanno prezzando la possibilità che i partiti anti-mainstream si aggiudichino circa il 30 per cento dei seggi. Tuttavia, se superassero i sondaggi e ottenessero più di un terzo dei seggi, l’impatto in termini procedurali non sarebbe pienamente evidente. Ciò peggiorerebbe significativamente il contesto politico e ridurrebbe la probabilità di attuazione delle riforme necessarie per l’Eurozona. Qualsiasi deviazione importante verso l’alto o verso il basso è suscettibile di generare una modifica significativa dei prezzi, in particolare del tasso di cambio dell’Euro (rispetto alle valute non europee del G10), semplicemente sulla base del sentiment.

A seconda delle implicazioni per la presidenza della BCE, l’euro potrebbe muoversi più nettamente. Analogamente è probabile che le obbligazioni sovrane rispondano al sentiment generale e a qualsiasi cambiamento nell’orizzonte di politica monetaria. Infine, anche le azioni europee fortemente influenzate dalla politica, come quelle delle banche italiane, potrebbero essere molto sensibili a qualsiasi rivalutazione del contesto. Il valore di queste azioni aumenterebbe se i partiti tradizionali superassero le previsioni o al contrario diminuirebbe se i risultati fossero inferiori alle aspettative.

Se queste elezioni cementassero l’aumento del populismo nell’UE, come previsto, è probabile che questo ulteriore livello di incertezza si ripercuoterà sui calcoli a più lungo termine degli investitori sulla futura crescita europea e sulla sopravvivenza della zona euro.

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