Le novità della La Mifid 2

La normativa europea sta portando alcune innovazioni sul tema della regolamentazione dei mercati finanziari, sia dal punto di vista degli investimenti che nello schema di risoluzione delle situazioni di stress bancario. “Bail in” e Mifid 2 sono ormai due parole d’ordine di grande importanza e grande impatto per gli investitori. Cerchiamo di approfondire il tema Mifid 2, partendo da un caso concreto in cui il modello è già attivo: il Regno Unito.

Tra poco più di un anno entrerà in vigore il regolamento europeo Mifid 2 e i suoi effetti non potranno che avere un significativo impatto sul modello distributivo degli operatori finanziari.

Mentre attendiamo di vedere come andrà a finire e come verrà ridisegnato lo scenario relativo ovvero se nella vecchia Europa “il modello inglese” diventerà il punto di riferimento della politica comunitaria in tal senso, per l’appunto in Regno Unito, dove è già stato avviato il processo di revisione del settore, gli operatori di piccole dimensioni stanno incontrando parecchie difficoltà tanto che il loro numero si è ridotto del 15% nel corso del 2015, in virtù di un processo di compattamento che tende a rendere complesso e sempre più costoso l’accesso a questi operatori da parte degli investitori.

la IA (Investment Association United Kingdom) ha riscontrato che le boutiques indipendenti con asset non superiori a 5,5 mld di sterline si sono ridotte da 40 a 34 nell’ambito del loro report sull’Asset Management 2014/2015 in seguito a consolidamenti di settore e alcune non si sono neanche potute qualificare per il report causa esiguità degli asset in gestione.

Daniel Hurdley, responsabile della ricerca alla Asset Risk Consultants, segnala che l’incremento dei costi imposti dal regulator ha fatto sì che tale voce sia diventata praticamente insostenibile per i piccoli players.

Anche dal lato performance, si nota come sia presente una significativa dispersione dei risultati, ovvero alcuni di essi presentano risultati molto modesti che – ovviamente – creano ulteriore pressione sugli stessi operatori.

Dominique Johnson, presidente di NCI, evidenzia – a sua volta – come la spinta maggiore al consolidamento arrivi proprio dal regulator che – per ragioni di altro genere – di fatto determina una chiara spinta al consolidamento.

Da ultimo Simon Hildrey, responsabile marketing e distribution strategy in Liontrust Fund Partners, pur mettendo in luce quelli che possono essere i vantaggi dei piccoli operatori, si trova d’accordo nel definire assai complessa la situazione stante le novità che di recente hanno interessato e ancora interesseranno il settore finanziario in Europa.

Concludiamo ricordando che mancano appena 15 mesi all’entrata in vigore della Mifid 2 e sebbene possa sembrare che vi sia sufficiente tempo per organizzarsi, la realtà è che i tempi sono già maturi per i necessari progetti organizzativi e informatici.

I benefici derivanti dalle nuove regole potranno anche superare i costi associati, ma la rivisitazione dei processi e la loro corretta implementazione nel contesto complessivo saranno cruciali per il risultato finale.

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