Leonardo vuole rimanere solida e profittevole

L’audizione al Senato di Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, offre l’occasione a broker e analisti per tornare ad accendere i riflettori sul gruppo della difesa che a Piazza Affari capitalizza poco meno di 4 miliardi di euro, in rialzo stamane dell’1,7% a poco meno di 7 euro per azione dopo aver già recuperato nelle precedenti 5 giornate di Borsa un 11% circa, dimezzando così la perdita degli ultimi tre mesi (-9,5%) e riportando attorno al 35% il calo rispetto ai livelli di 12 mesi fa.

Profumo vuole che Leonardo si confermi un’azienda “solida, investment grade dal punto di vista finanziario, profittevole e con una solida generazione di cassa” e punta a farla diventare il “numero uno al mondo per gli elicotteri e le soluzioni di simulazione e addestramento” ed il “numero uno in Europa per quanto riguarda l’elettronica per la difesa e i sistemi autonomi”. Per riuscirci sarà fondamentale che si rafforzino le iniziative europee nella difesa, “un pilastro fondamentale, perché operiamo su programmi e progetti molto impegnativi dal punto di vista della quantità delle risorse e avere la possibilità di investire con un orizzonte temporale lungo è importante”.

Con 13,78 miliardi di fatturato, 1,15 miliardi di risultato operativo e 822 milioni di utile netto, l’ex Finmeccanica ha chiuso un 2019 da incorniciare, confermandosi uno dei maggiori gruppi del settore europeo della difesa, anche se resta distante dai livelli dei colossi americani come Lockheed Martin (53,76 miliardi di dollari di giro d’affari), Northrop Grumman (30,1 miliardi) o Raytheon (27,1 miliardi), che possono beneficiare costantemente di commesse miliardarie da parte delle forze armate americane.

Ciò nonostante il piano industriale, focalizzato su una nuova strategia commerciale e di prodotto e sul rigoroso controllo dei costi, ma anche investimenti mirati per la crescita, piace alla maggior parte degli analisti così come la progressiva focalizzazione nei settori difesa, elettronica e sicurezza portata avanti nell’ultimo decennio anche attraverso cessioni come quelle dei rami energia (nel 2013) e trasporti (nel 2015). Complici le incertezze legate al Covid-19, molti analisti hanno limato nelle scorse settimane stime e target price sul titolo, che ora è mediamente indicato pari a 9,2 euro per azione, con giudizi ampiamente positivi.

Alle quotazioni correnti i prezzi sono pari a circa 10 volte l’utile per azione atteso per l’esercizio in corso, ovvero a 6,3 volte quello atteso per l’anno venturo, anno in cui il giro d’affari dovrebbe tornare sui livelli del 2019 o leggermente al di sopra di essi, anche se l’utile operativo e l’utile netto rischiano di rimanere a livelli inferiori (l’utile netto in particolare dovrebbe calare attorno ai 425 milioni quest’anno, per risalire sui 630 milioni l’anno venturo e sui 740 milioni nel 2022).

Gli analisti tecnici vedono Leonardo in trend positivo di brevissimo periodo, ma le prese di profitto viste ieri e caratterizzate da scambi sostenuti potrebbero essere state il primo segnale di una pausa di consolidamento che induce a qualche cautela, quanto meno in termini di timing, tanto più che anche lo Stocastico e l’indicatore di forza relativa (Rsi) sono nella parte superiore delle rispettive bande d’oscillazione, fornendo un’ulteriore conferma della possibilità di una correzione tecnica nelle prossime sedute.

Visto che il trend di medio-lungo termine resta moderatamente positivo, eventuali flessioni delle quotazioni potrebbero in realtà rappresentare l’occasione per entrare sul titolo (ponendo una stop loss a 6,07-6,08 euro per azione) ad un livello di prezzo più interessante, in vista di un primo obiettivo rialzista a 7,42-7,43 euro per azione. In giornata il titolo sembra avere spazio per tentare ulteriori risalite sino sui 7,28 euro, mentre in caso di nuove prese di profitto i primi supporti sarebbero sui 6,80 euro per azione, a cui si sta portando la media mobile più veloce a 7 giorni, e poi a 6,70 euro per azione, dove si trova un supporto statico.

Ancora più in basso in caso di ulteriore storno delle quotazioni vi sarebbero supporti statici sui 6,38 e poi sui 6,28 euro per azione, livello a cui si trova la media mobile più lenta a 14 sedute. Solo in caso di ulteriore perdita di terreno da parte del titolo e rottura della stop loss sarebbe più prudente chiudere l’operazione e attendere l’esaurimento del movimento ribassista di brevissimo termine, per valutare poi se rientrare sul titolo in vista dell’auspicabile nuovo recupero.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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