L’Esg sta creando una bolla come l’hi-tech a fine anni ’90: “Ignorati i fondamentali”

I prezzi delle azioni delle società focalizzate sull’Esg stanno salendo, poiché gli investitori ignorano i fondamentali nella speranza di trovare i vincitori a lungo termine in grado di affrontare i problemi ambientali. Un trend che, secondo Graham Clapp – gestore del fondo Rwc Continental European Equity – ricorda la bolla tecnologica della fine degli anni Novanta.

Negli ultimi anni, nota Clapp, le tematiche Esg sono state al centro dell’attenzione degli investitori, poiché gli allarmi legati al cambiamento climatico creano la necessità di modificare i comportamenti dell’umanità. Questo comporta impatto crescente sul mercato azionario, dove l’andamento dei titoli di alcune imprese è determinato dalla loro capacità percepita di affrontare questioni come i cambiamenti climatici. Al contrario, aggiunge l’esperto, si è avuto un chiaro declassamento in alcune aree come il tabacco.

“Crediamo fortemente nell’investimento Esg a lungo termine e consideriamo questa una parte importante del nostro processo di investimento, ma ciò non significa che è possibile ignorare i fondamentali a breve termine“, avverte Clapp. “Abbiamo visto numerosi esempi in cui i mercati sono guidati da investimenti tematici: si acquistano aziende solo perché hanno un orientamento Esg, indipendentemente dal fatto che stiano effettivamente performando positivamente”.

Ad esempio, continua il gestore di Rwc, “abbiamo ricevuto molteplici profit warning dal più grande produttore di turbine eoliche offshore a livello globale, ma questo non si riflette nel prezzo delle azioni. Mentre possiamo assistere a un calo a breve termine immediatamente dopo un warning, il titolo si riprende molto rapidamente e poi si porta verso livelli ancora superiori, nonostante i prezzi piuttosto elevati”.

Clapp attribuisce questo andamento al fatto che gli investitori si concentrano sul potenziale a lungo termine della generazione energetica da turbine eoliche, piuttosto che concentrarsi sui fondamenti delle aziende stesse. “Il potenziale a lungo termine per l’Esg è molto elevato. Ma alcuni investitori sembrano pronti a ignorare le cattive performance a breve termine”.

Questo fa sì che l’attenzione per le tematiche Esg possa creare bolle simili a quelle viste durante il boom tecnologico della fine degli anni ’90: “Possiamo paragonare questo trend alla bolla tecnologica, quando gli investitori siu buttavano a capofitto sui titoli della new economy, riversando ingenti capitali in determinati modelli di business, e le valutazioni erano state incredibilmente gonfiate. Quando si verificano così grandi afflussi – come stiamo attualmente assistendo nell’Esg – allora offerta e domanda indicano che i prezzi sono destinati a cambiare”.

Ricorda l’esperto: “Alla fine degli anni ’90, molti titoli tecnologici erano passati da multipli di 20 a 80, prima di tornare a 30. Oggi non siamo ancora a quei livelli, ma stiamo arrivando al punto in cui qualsiasi cosa legata all’idrogeno o ad altre tecnologie green vede aumentare le valutazioni del 100% in sei mesi, nonostante i fondamentali non siano cambiati”.

Ovviamente, come fu per l’hi-tech a fine anni ’90, non bisogna generalizzare nemmeno in senso opposto: “Chiaramente alcune di queste attività potrebbero essere il futuro, ma quello che stiamo dicendo è che gli investitori devono guardare ai fondamentali, altrimenti potrebbero subire lo stesso destino degli investitori dei primi anni 2000″.

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