L’estate dei mercati: la liquidità batte la paura del Covid

A cura di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte Sim

Iniziamo a entrare nel vivo dell’estate con i mercati che, almeno nei primi giorni di luglio, sono sembrati indifferenti alla forte escalation delle infezioni di virus (soprattutto in alcuni paesi fino agli Usa).

Il ragionamento di fondo sembra ancora essere: se le cose peggiorano sul fronte Covid le banche centrali faranno di più, se le cose migliorano sul fronte macro (come sta emergendo da alcuni ultimi indicatori come ad esempio gli indici Ism Us) le banche centrali stanno rassicurando sul fatto che non molleranno la presa e probabilmente implementeranno ulteriori manovre per frenare l’eventuale rialzo dei tassi (la cosiddetta yield curve control).

In altri termini, il tema è ancora quello della forte liquidità che guida incessantemente le performance dei mercati. I mercati sanno che per tutto il prossimo anno almeno ne avranno a iosa, e forse anche oltre quel che ad oggi è lecito attendersi.

Tutto questo comporta il fatto che aspetti macro e temi Covid tendono a diventare una sorta di corollario rispetto al tema di fondo che, ripeto, è l’abbondante liquidità. La Lagarde lo scorso fine settimana ha sottolineato che ci aspettano un paio di anni di disinflazione/deflazione che, tradotto dal gergo di un banchiere centrale, significa assicurazione sul fatto che le banche centrali sono lì per rimanere con le loro manovre.

Questa la premessa, ma veniamo a qualche dettaglio in più sul tema estate.

Emblematico quanto accaduto sui mercati ieri, martedì 7 intorno alle 17:30 ora italiana, quando cioè il mondo ha avuto la conferma che anche Bolsonaro (presidente del Brasile, ndr) è stato infettato. La notizia in sé ha portato probabilmente gli algo a sintonizzarsi sul tema Covid generando in giornata marcate vendite sui mercati azionari a fronte di acquisti sui bond. I tassi reali Us sono fortemente calati con i Tips a 5 anni arrivati in prossimità del -1% e l’oro che lentamente si è avvicinato alla soglia importante (anche da un punto di vista tecnico) dei 1800 dollari l’oncia, confermandosi al momento come uno dei migliori asset da inizio anno con un + 18%.

In altri termini il tema Covid, per ora sottotraccia, sembra comunque essere potenzialmente un tema che i mercati potrebbero prendere in considerazione da agosto, soprattutto perché potrebbe essere un elemento importante anche per la campagna elettorale Usa. Negli ultimi due mesi si è registrato un marcato incremento dei casi di Covid negli Stati dove Trump trionfò nel 2016, e questo contestualmente all’aumento del divario di consensi tra Trump e Biden.

Provo allora a delineare i principali appuntamenti tra luglio ed agosto prima di avventurarmi in un’ipotesi di scenario estivo. Il mese di luglio ha alcuni momenti centrali:
• metà mese con Bce (16 luglio) e Consiglio europeo (17/18) su tema recovery fund;
• seconda parte del mese con le trimestrali Usa e il 29 la riunione Fed oltre eventualmente a un secondo Consiglio europeo;
• il 20 luglio il Congresso riapre dopo le ferie e il 31 scadono diversi sussidi.

Ad agosto pertanto Trump è chiamato a prorogare i sussidi oltre a presentare un piano di infrastrutture alternativo a quello già presentato (e votato alla Camera) dai democratici. Trump avrà molto bisogno di cercare di recuperare il forte gap con Biden e non è escluso che possa far ricorso al classico nemico esterno, la Cina. Tutto questo porta a ipotizzare un mese di luglio sostanzialmente laterale ma tendenzialmente calante con l’indice S&P 500 nel range 2950/3200. Il trend calante di tanto in tanto potrà essere interrotto da interventi anche solo verbali delle banche centrali.

Ad agosto il clima potrebbe diventare più caldo. Non vi sono riunioni di calendario di Fed/Bce e la tematica delle presidenziali Usa mista al tema Covid potrebbe entrare nel focus degli operatori. In questa fase l’indice S&P 500 potrebbe spingersi fino ad area 2600. In altri termini, il mese di agosto potrebbe ancora essere un mese di turbolenze come effetto di minore liquidità sui mercati e precipitato di tutti i timori dell’autunno in arrivo cui quest’anno si uniscono i timori per le presidenziali.

Come ha scritto un autorevole giornalista, i mercati pronosticano la vittoria di Biden (più incline a maggiore regolamentazione e aumento di tasse in funzione redistributiva) ma amano Trump che, numeri alla mano, ha portato forti tagli delle tasse e forte deregolamentazione, ultima (non per importanza) la parziale caduta della Volcker rule. Pertanto, la vittoria di Biden, per quanto pronosticata, non sarebbe lo scenario più gradito e questo potrebbe essere un ulteriore elemento di tensione di agosto.

Agosto dunque un mese in cui il mercato potrebbe prendere in considerazione tutti i temi latenti: aumento dei contagi, dei fallimenti, del numero di posti lavoro persi in forma permanente.

Operativamente

Parto dal presupposto di fondo che le banche centrali sono lì per rimanere e in autunno implementeranno ulteriori manovre espansive, a partire dalla Fed, come confermato proprio ieri da autorevoli membri del calibro di Clarida, Vice Presidente. La liquidità continuerà pertanto a segnare il trend primario dei mercati.

Complessivamente mantenimento di posizioni lunghe di dollari fino ad area 1,08/1,10 e riduzione del peso dell’equity nei portafogli con leggero sovrappeso dell’equity europeo (a patto che il recovery fund venga varato entro luglio) vista la possibile maggiore turbolenza Usa per il tema elettorale. Approfittare però del calo atteso dei mercati azionari tra agosto e settembre per comprare su debolezze, incluso anche i Btp nel caso di spread che si spingesse in area 200/2220 pb in vista dei timori post-elettorali del 21 settembre. Approfittare dell’eventuale storno dell’oro (causa margin calls) per continuare ad accumulare e portare la percentuale in portafoglio almeno al 10%.

Il tutto, ribadisco, sul presupposto che le banche centrali faranno di tutto per invertire i cali che di tanto in tanto ci sono sui mercati e, come dimostrato già da aprile in poi, hanno ancora ampio potere per farlo.

La ricetta rimane stampare moneta e questo rende lo scenario per l’oro sempre più roseo su un orizzonte anche oltre l’anno con target intorno ai 2000 in 12 mesi e 2500 entro 2 anni. Come ho calcolato questi target? Semplicemente ipotizzando una crescita del M2 globale incontro ai livelli degli ultimi 10 anni e immaginando un rapporto market cap oro/M2 costante ai livelli attuali. Da considerare inoltre un ulteriore vantaggio dell’oro: rappresenta uno degli asset meno volatili attualmente disponibili.

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