L’Europa si scopre solidale: ecco il fondo “Next Generation”

A cura di Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia

In una recente nota avevamo illustrato la necessità da parte della Commissione Europea di rafforzare il recovery fund e adottare nuove misure di finanziamento proprie. Nella proposta pubblicata ieri dalla Commissione Europea e presentate in un discorso esemplare da parte del suo presidente Ursula Von der Leyen sono state adottate molte delle soluzioni da noi esposte. La nuova formula del recovery fund ricorda molto quella descritta in un articolo scritto dall’economista ed europarlamentare europeo Luis Garicano.

Dai documenti ufficiali e dalle indiscrezioni trapelate dai corrispondenti da Bruxelles, i trasferimenti netti per l’Italia dovrebbero ammontare a 26 miliardi (82 miliardi di grants meno i 56 dei contributi stimati) e 34 miliardi per la Spagna. Dalla tabella risulta evidente che la Germania sarà il Paese che più si dovrà impegnare in questo fondo, con oltre 100 miliardi di euro di partecipazione.

Valutazione

Considerando che i numeri non sono ancora definitivi e che la proposta potrebbe cambiare notevolmente in fase di trattativa europea, possiamo tuttavia valutare questa soluzione come ampiamente positiva, sia per aiutare l’Italia che per mantenere l’integrità del sistema Europa. I fattori determinanti sono molteplici.

Esaminiamo gli elementi favorevoli per l’Italia dal nostro punto di vista:
1. trasferimenti netti pari a 26 miliardi di euro;
2. prestiti a tasso molto basso e a scadenza molto lunga. Per l’Italia ricevere questo tipo di prestiti a tassi agevolati, rispetto a finanziarsi con l’emissione di Btp, comporterebbe un vantaggio notevole per il risparmio della spesa su interessi;
3. possibilità per la Commissione Europea di raccogliere 750 miliardi di euro sui mercati a un costo molto basso per l’alto rating dei Paesi membri della UE, bond con scadenze comprese tra i 3 e i 30 anni;
4. i vincoli di destinazione dei fondi distribuiti potrebbero rendere più efficiente la distribuzione. L’Italia negli ultimi 20 anni ha dimostrato una cronica incapacità nello sfruttare i fondi europei, per colpa dell’eccessiva burocratizzazione;
5. possibilità di assegnare alla Commissione Europea un potere fiscale autonomo, in grado di pagare gli interessi dei bond e parzialmente anche i rimborsi. Interessanti anche le proposte sulle eurotasse, che avrebbero un limitato effetto sui cittadini europei. Si parte dalla plastic tax, ma anche l’estensione a navi e aerei delle quote da corrispondere a fronte delle emissioni di gas serra (stime per ricavi pari a 10 miliardi di euro all’anno), per arrivare alla “carbon border tax” nei confronti dei prodotti inquinanti in arrivo dall’esterno dell’Ue (ricavi compresi tra 5 e i 14 miliardi di euro all’anno) alla digital tax, per combattere l’elusione fiscale da parte delle grandi aziende tecnologiche (guadagni stimati pari a 1,3 miliardi di euro all’anno);
6. l’ammontare totale delle misure passa a quasi 2400 miliardi di euro: 750 miliardi dal Next Generation Eu, 540 dai Safety Nets (Bei, Mes e Sure), 1100 dal Qfp (quadro finanziario pluriennale)-

Quali sono i punti critici?

1. La trattativa sarà molto lunga e complessa perché i paesi del Nord Europa sono quelli più svantaggiati dalla versione proposta. I cosiddetti paesi frugali, (Austria, Danimarca, Svezia e Olanda) senza la guida di Berlino cercheranno comunque di cambiare il mix tra sovvenzioni e prestiti, favorendo questi ultimi.
2. Le tempistiche sulla disponibilità dei fondi che potrebbero arrivare solamente nel 2021, lasciando un po’ di perplessità su come il governo italiano affronterà le necessità di liquidità nel secondo semestre del 2020. La Commissione Europea ha descritto la possibilità di accedere, per i Paesi più in difficoltà a 11,5 miliardi di euro di fondi fino al 2020, troppo pochi anche per un solo Stato.
3. I timori sulla sostenibilità del debito italiano, con un rapporto debito/Pil che salirà a fine 2020 sopra il 160%. Crediamo che la Bce dovrà impegnarsi notevolmente per evitare un aumento delle tensioni sul mercato obbligazionario italiano con un possibile incremento del piano Pepp (Pandemic Emergency Purchase Program).
4. I problemi cronici legati alla spesa dei governi italiani. I vincoli di destinazione potrebbero aiutare, ma potrebbero non essere sufficienti a combattere l’apparato burocratico italiano.

Conclusioni

Crediamo che la proposta della Commissione Europea sia una versione migliorativa di quella promossa dal duo Merkel-Macron, aggiungendo un mix tra sovvenzioni e prestiti a lunga scadenza che possono favorire notevolmente i Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus. Un concreto sistema solidale di trasferimenti di fondi dagli stati del nord Europa, meno colpiti dal Covid-19, verso gli stati periferici del Vecchio Continente.

Per l’Italia gli elementi favorevoli sono molteplici ma rimangono delle criticità soprattutto nel secondo semestre e in particolare negli ultimi mesi dell’anno quando potrebbero aumentare le tensioni sul mercato obbligazionario. Riteniamo che sia necessario che la Commissione Europea possa pensare a una soluzione ben più corposa rispetto al prestito ponte da 11,5 miliardi di euro e che la Bce debba impegnarsi ulteriormente nei piani di acquisto di bond governativi e corporate.

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