L’EUROPA… UNA TIGRE SENZA ARTIGLI

A cura di Pro Aurumper info: [email protected]

Siamo all’inizio della disgregazione dell’Europa: non è un fenomeno che nasce ora, ma è il punto di caduta di una traiettoria iniziata vent’anni fa e resa quasi irreversibile dagli egoismi contrapposti di nazioni accomunate da pochi ideali che si sono date battaglia per secoli.

La nascita della moneta unica era stata salutata da tutti come il coronamento di un grande sogno e avrebbe potuto esserlo se ogni Stato avesse agito favorendo l’integrazione economica.

Invece, una serie di circostanze portò ad esiti differenti: la Germania, ad esempio, all’introduzione dell’euro veniva definita grande malato d’Europa, in affanno sull’integrazione fra Est-Ovest era più intenta alle riforme interne che a quelle comunitarie. L’Italia, per contro, si era illusa di poter continuare come con la lira, quando le mancanze di competitività venivano scaricate con le svalutazioni; rimandò così sine die le riforme che avrebbero minato il consenso, convinta che la forza di alcuni stati avrebbe sostenuto anche la fragilità di altri.

La situazione mutò bruscamente nel 2009 quando emersero le contraffazioni al bilancio della Grecia; una realtà che pare si conoscesse in ambito istituzionale, ma era stata mantenuta sotto il tappeto.

La titubanza a una risposta comune dell’Unione Europea e della BCE rese evidente al mondo finanziario che la moneta unica era una convenzione, mentre i disequilibri economici di ciascuno stato si sarebbero dovuti risolvere singolarmente.

La serie di misure messe in atto dall’Unione Europea e dalla BCE, con la partecipazione saltuaria del Fondo Monetario Internazionale, fu un coacervo di strumenti che l’unica cosa che dimostravano era la mancanza di unità di intenti.

Ancora oggi gli squilibri economici restano irrisolti e tendono ad ampliarsi sempre di più. Un esempio emblematico è il saldo del sistema dei pagamenti Target 2.

Nel caso un italiano acquisti un’auto tedesca, il proprio pagamento fluisce dallo sportello bancario e si ferma alla Banca d’Italia; dall’altra parte la Deutsche Bundesbank accrediterà la somma sul conto dell’azienda automobilistica.

Il debito di Banca d’Italia e il credito di Deutsche Bundesbank resterà aperto e verrà compensato con le operazioni di segno opposto, come l’acquisto da una cittadina tedesca di un capo di moda italiano. Ma nel caso le operazioni commerciali prevalgano sempre in un senso non esiste alcun meccanismo di azzeramento, dato che all’avvio della moneta unica si pensava che il processo di convergenza delle economie avrebbe reso minimo ogni sbilanciamento.

Il grafico sopra ci mostra come i Paesi Core dell’Eurozona (Germania, Olanda, Finlandia ecc.) siano creditori (area in blu), mentre altri Paesi Periferici (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia ecc.) siano debitori (area in rosso).

Cercando di entrare ancora più in dettaglio su alcuni paesi, possiamo constatare come la Germania abbia da sola la maggior parte del credito derivante da Spagna, Italia e in minima parte Francia, che sono debitori.

Abbiamo solamente spolverato la superficie di questioni ben più ampie, ma che ci spiega come la pretesa di solidarietà da parte dei paesi più fragili non trovi accoglimento da chi in passato abbia tenuto i conti in ordine, anche a costo di cedere consenso.

Entrambe le visioni, legittime si intende, vengono esacerbate dalla dialettica politica creando nella popolazione la convinzione che la casa Europea sia la dimora di un matrimonio in cui la coppia si rende conto di non avere più alcun argomento in comune.

Ne è l’emblema il modo con cui viene affrontato il tema dei migranti: sul fatto che il confine del Mediterraneo sia il confine dell’Europa vi è pieno accordo, ma sul fatto che lo sbarco in un paese sia l’approdo nell’Unione e quindi vi debba poi essere un meccanismo di distribuzione vi è un’aspra contrarietà.

Le schermaglie, cavalcate talvolta per creare consenso interno, vengono guardate attentamente dalla popolazione che silente ora, si esprimerà pesantemente nelle urne.

Ed è così che i partiti euroscettici sopravanzano marginalizzando sempre di più i partiti tradizionali. Questi ultimi, molto spesso, sembrano reagire come dei “pugili suonati” ribattendo con critiche alle mosse degli avversari, ma incapaci di fornire un disegno europeo che punti al benessere di tutti; un progetto che per un ventennio hanno sbandierato, ma che sono stati incapaci di perseguire.

Siamo quindi al cospetto di un’onda che non sappiamo se ci spingerà verso un mare aperto o ci sommergerà, ma ormai è inarrestabile. Gli esiti delle elezioni passate in Germania, Austria e Italia hanno capovolto lo scenario politico, Macron che era stato salutato da alcune forze come il segno del futuro crolla nei consensi e le elezioni in Svezia hanno visto il sopravanzare della destra.

Nel prossimo mese di ottobre, vi saranno le elezioni in Baviera e il traballante governo Merkel potrebbe subire un forte contraccolpo qualora Alternative für Deutschland dovesse guadagnare ulteriori consensi.

Ma certo l’appuntamento da guardare con la massima attenzione è quello delle elezioni del Parlamento europeo a maggio dell’anno prossimo. La campagna elettorale è già iniziata e lo vediamo nei toni degli incontri ufficiali.

L’infografica sottostante, elaborata dal Centro Studi Confindustria ci mostra quale potrebbe essere il peso degli euroscettici nel Parlamento europeo dopo le elezioni di maggio 2019. Non è necessario alcun commento al riguardo in quanto il grafico rende l’idea più di tante parole.

Non sappiamo cosa davvero succederà nei prossimi anni, anche se la tendenza sembra tracciata. Il rischio è che alcune spinte disgregatrici portino l’Unione sul punto di non ritorno, con impatti imprevedibili anche nella vicina Svizzera.

È quindi venuto il momento di premunire i propri risparmi e l’oro è l’assicurazione per eccellenza: una polizza da danni terzi che è bene avere nel cassetto anche se l’evento infausto non dovesse mai avvenire.

L’oro nel tempo ha sempre dato garanzia di diversificazione e protetto dalle incertezze dei mercati e dalle tensioni geopolitiche; così è stato nei millenni e così sarà ancora nel futuro.

Per investire in oro devi solo da scegliere in che modo: monete o lingotti, o meglio ancora il deposito doganale che ti libera dal problema di trovare un posto dove custodirlo; pro aurum da sempre è il tuo partner di riferimento e offre le massime garanzie di affidabilità oltre a ottime quotazioni di compravendita.

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