Libra può far bene a Nexi

Occhi puntati su Nexi a Piazza Affari, dopo l’annuncio di Facebook che dal 2020 lancerà una app per gestire i pagamenti di contenuti digitali e, in futuro, bollette, sistemi di trasporto urbano e altro, appoggiandosi a una “stablecoin”, Libra, basata sulla tecnologia blockchain. Un annuncio che ha provocato la reazione allarmata del 82enne presidente della Consob, Paolo Savona, secondo cui “si sta creando una situazione drammatica” col rischio che si vengano a creare “gruppi onnipotenti e monopolisti” che si sostituiranno alle grandi banche internazionali.

Un rischio che gli analisti di Websim giudicano per il momento remoto, anche se la volontà di disintermediare il sistema bancario per quanto riguarda i sistemi di pagamento digitali è evidente. Per Nexi, che dal prossimo 24 giugno debutterà sul Ftse Mib (al posto di Banca Generali), “giova tutto quello che promuove la digitalizzazione dei pagamenti, ogni nuovo soggetto in arrivo in quest’arena è il benvenuto, più grande è, meglio è”.

La nuova valuta digitale, secondo gli esperti, grazie al sostegno di un vasto numero di soggetti ed istituzioni, tra cui Visa, PayPal, Mastercard, Spotify, Uber, Lift, Vodafone, Illiad, eBay, Booking e altre ancora, “dovrebbe dare un vigoroso impulso alla transazione immateriale di denaro, andando a servire soprattutto il miliardo e mezzo di persone che oggi non hanno un conto corrente”.

“Vedendo il mondo accelerare in questa direzione, anche gli italiani, per ora restii a lasciare il contante, potrebbero allinearsi” spiegano gli analisti, ricordando come ancor oggi in Italia, i pagamenti digitali sono appena un quarto del totale, contro il 45% della media europea. “Se Libra sarà un successo, se i pagamenti digitali diventeranno la norma” e Nexi “coinvolta in circa il 90% delle transazioni digitali italiane, avrà tutto da guadagnare”.

Se anche Facebook decidesse, come pare abbia in mente, di abilitare i bancomat alla conversione di banconote in Libra, “i pericoli per la società guidata dal Ceo Paolo Bertoluzzo, non sarebbero così rilevanti. Quel che potrebbe essere perso da una parte, potrebbe essere guadagnato dall’altra, nel rapporto con le aziende che ricevono il pagamento da parte dell’acquirente. Queste ultime avranno comunque bisogno di un soggetto capace di gestire, dal punto di vista tecnologico, la transazione”.

Il pericolo di disintermediazione, “soprattutto nel lungo termine, esiste, ma la presenza nell’iniziativa dei principali colossi delle carte di credito, dovrebbe limitare gli impatti distruttivi” anche per Nexi, il cui titolo è risalito nelle ultime settimene sopra i 9 euro del collocamento (ieri a chiuso a 9,266 euro, stamane dopo i primissimi scambi oscilla poco sopra i 9,21 euro).

Anche prima dell’annuncio di Mark Zuckemberg le prospettive di Nexi piacevano alla maggior parte degli analisti: su 12 report 8 sono positivi (1 “buy” e 7 “outperform”) e 4 sono neutri (“hold”) senza alcun giudizio negativo e con un target price medio di 9,8 euro per azione che lascia ai livelli attuali un potenziale rialzista del 6,5% anche se il titolo tratta già 28,2 volte gli utili attesi (33 centesimi per azione, secondo il consenso).

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: