L’inflazione è destinata ad accelerare

“Considerato l’elevato livello di capacità produttiva inutilizzata dell’economia, la crisi da Covid-19 dovrebbe produrre effetti disinflazionistici, ma nei prossimi mesi diversi fattori quasi sicuramente potrebbero dare impulso all’inflazione. L’effetto base, dovuto al tracollo dell’inflazione nella primavera scorsa, potrebbe spingere in alto i tassi d’inflazione annuali: le proiezioni riguardanti l’indice generale dei prezzi al consumo (Cpi) statunitense prospettano un aumento dall’attuale 1,4% al 3% circa nei mesi di aprile e maggio. La domanda repressa e il rischio di colli di bottiglia sul fronte dell’offerta alla riapertura delle economie potrebbe produrre un’accelerazione dell’inflazione nel settore dei servizi, in concomitanza più o meno con l’entrata in scena degli effetti base”. E’ la previsione del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, Di seguito la sua visione relativa all’inflazione.

Perchè l’inflazione non sia solo un fenomeno passeggero, questa dovrebbe incrementare anche nel segmento delle abitazioni, dove attualmente è molto debole, visto il notevole peso di questa componente nel paniere del Cpi (30% circa). In tale segmento, l’inflazione presenta un andamento ciclico ma si muove ancora molto lentamente. Pertanto un’accelerazione è concretizzabile quando le misure di lockdown verranno revocate e il mercato del lavoro migliorerà, sebbene rimanga altamente improbabile che subisca un’impennata. È bene sottolineare che la nostra previsione di un aumento dell’inflazione nel breve termine dipende dalla riapertura delle economie. Occorre quindi monitorare gli ostacoli che potrebbero frenare le campagne vaccinali, come l’eventuale perdita di efficacia immunitaria laddove siano state somministrate solo singole dosi.

Valutazioni quantitative

I driver inflazionistici sono ben chiari, ma la durata dell’accelerazione dei prezzi al consumo potrebbe essere stata sottostimata. Pertanto sussiste la possibilità che il mercato reagisca in modo eccessivo, spingendo al rialzo i rendimenti obbligazionari. Preme ricordare che un incremento dei rendimenti di per sé non rappresenta la fine delle opportunità sul reddito fisso: ciò che conta è la velocità dell’incremento. Ad esempio, uno scenario come quello del taper tantrum, in cui i rendimenti aumentarono notevolmente in un breve lasso di tempo, metterebbe i mercati obbligazionari in gravi difficoltà. Pur essendo un fattore di rischio da monitorare, non ci aspettiamo che tale evento si verifichi dato che l’accelerazione dell’inflazione dovrebbe essere transitoria. Inoltre, la banca centrale ha ribadito l’intenzione di recente annunciata di perseguire un obiettivo d’inflazione media. A nostro avviso, i rendimenti dei Treasury statunitensi decennali hanno raggiunto il massimo locale ed è probabile che nel breve termine si mantengano entro un intervallo ristretto, pur aumentando a un ritmo misurato nel corso dell’anno, puntando all’1,5-2% con il progredire delle campagne vaccinali, la riapertura delle economie e l’implementazione di ulteriori stimoli fiscali.

Fattori tecnici

Se la storia può insegnarci a capire le implicazioni tecniche di uno scenario in stile taper tantrum, il rischio è quello di assistere a deflussi significativi, in particolare dai mercati più rischiosi, sensibili a un aumento dei tassi, come quello del debito dei mercati emergenti. Per ora, questo sembra essere un evento poco probabile poiché l’elevato livello di liquidità continua a sostenere i mercati obbligazionari: rispetto al periodo che precedette il taper tantrum nella primavera del 2013, gli attivi dei fondi del mercato monetario sono attualmente oltre 2,5 volte superiori, attestandosi a 3.600 miliardi di dollari. Prevedendo un quadro di tassi in aumento – moderati e guidati da una congiuntura economica in miglioramento e a una temporanea ripresa dell’inflazione – è ragionevole prevedere che la domanda per i settori obbligazionari a spread continuerà (dati al 19 gennaio 2021.)

Che cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Gli investitori concordano ampiamente sulla direzione che prenderà l’economia e sulle implicazioni che ciò avrà sull’andamento del mercato, ma è indispensabile mettere regolarmente in discussione questa visione di consenso. Esaminando a fondo ciò che potrebbe mandare in fumo la nostra aspettativa di un aumento graduale e moderato dei rendimenti obbligazionari, l’inflazione è una possibilità. Potrebbe esserci spazio per puntare a una gestione della duration in chiave tattica, sulla base dell’andamento previsto dell’inflazione, poiché il mercato potrebbe reagire in modo eccessivo con un’accelerazione più alta del previsto, nonostante gli effetti base siano stati segnalati. Detto questo, riteniamo che la natura temporanea dell’aumento dell’inflazione e l’orientamento accomodante della Federal Reserve si tradurrà in un graduale aumento dei rendimenti, anziché in un picco.

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