Lo scatto del Bund: la view di Corrado Caironi

A cura di Corrado Caironi, strategist di Ricerca & Finanza
Mercato del lavoro Usa. Quasi in perfetta sintonia con le ultime settimane, i mercati finanziari si sono mossi in altalena per poi chiudere in recupero. A guidare il rimbalzo finale sono stati i dati statunitensi del mercato del lavoro: al contrario delle anticipazioni della agenzia ADP il dato è stato positivo con 223.000 nuovi ingressi (Private Payrolls mese su mese) in linea con i 220.000 del consensus; il tasso di disoccupazione scende al 5,4%.
Elezioni in UK. Il mercato ha giudicato inoltre positivo il risultato delle elezioni in UK dove il Partito Conservatore ha riottenuto la maggioranza dei seggi (330 sui 650 complessivi). David Cameron, leader dei Tories, (immgine) aveva chiesto di poter continuare il suo lavoro orientato alla ripresa del paese, proiettando una visione che gli elettori hanno ritenuto coerente alle attese, sfiduciando le politiche di Ed Miliband del Labour Party e dello Scottish National Party nella sua leader Nicola Sturgeon, protagonista in Scozia dopo la bocciatura del referendum sulla secessione.
Profitti societari in crescita. I dati fino ad ora raccolti sulla Earning Season (quasi due terzi) trovano le aziende europee in ottima forma con oltre il 60% delle società che ha battuto le stime sia di utili che di ricavi. Gli analisti hanno alzato le prospettive di crescita degli profitti per il 2015 fino ad un +16,7% rispetto allo scorso anno. Il dato confermerebbe la forte performance anticipatrice dei mercati azionari dell’area Euro nel primo trimestre, galvanizzati soprattutto dalla debolezza della valuta unica nei confronti del dollaro. Bene gli utili anche in Usa anche se i buoni risultati sono raffrontati con profitti che avevano visti ampi tagli nelle stime proprio nei mesi precedenti.
Focus della settimana. Il focus sarà sul meeting della BoE; in Cina Retail Sales, Industrial Production e FAI; negli Usa: Retail Sales e per quanto riguarda l’Università del Michigan il Consumer Confidence Survey.
Migliora il sistema bancario nell’area Euro
Nella confusione con la quale si sta discutendo da mesi della solidità del sistema finanziario, alla luce dei problemi legati al debito della Grecia, sul tavolo di Strasburgo rimangono aperti ancora molti punti su cui la politica comunitaria deve dare una risposta. Per sintetizzare il caso greco, ad oggi è la BCE a tenere in equilibrio la situazione precaria del paese, centellinando la liquidità alla banche locali e nel frattempo erogando fondi che in verità sono diretti al pagamento delle rate del Fondo Monetario Internazionale, in qualità di creditore previlegiato, ma direttamente accumulati nell’esposizione dell’autorità centrale verso la Grecia. Nelle proposte di riforma della Governance Europea, l’idea di un rafforzamento del fondo salvastati con la realizzazione di un Fondo Monetario Europeo sembra difficile da ipotizzare se non si riesce in qualche modo a smarcare il problema del debito greco.
Profitti in crescita. La notizia invece più concreta arriva dai report trimestrali che finalmente dopo quattro anni vedono un aumento della profittabilità delle aziende del vecchio continente. Dopo aver ricevuto oltre i due terzi dei report delle maggiori aziende quotate (Stoxx 600) l’analisi vede circa il 60% delle società battere le attese di utili e ricavi, il dato più alto dal 2010; il consensus di crescita degli EPS (Earnings Per Share) per l’intero 2015 è stato rivisto al rialzo al 16,7% e al 13,4% per il 2016. Il dato più interessante riguarda il settore finanziario che ha trovato un ulteriore rafforzamento dopo gli interventi di sostegno della banca centrale che ha ridotto in modo consistente i costi di provvista.
Prova positiva per il settore delle Banche italiane. Gli analisti rilevano che anche le banche italiane stanno rispettando le attese e sono tornate ad essere osservate in modo positivo dagli investitori esteri, in particolare dopo la riforma che ha rimesso in gioco le banche popolari. Le affermazioni del governo italiano sulla possibile costituzione di una bad bank o di una regolamentazione per la gestione dei NPL (non performing loan) rimangono un tema aperto, così come l’evoluzione della partecipazione del Tesoro italiano al capitale di Monte Paschi, con la conversione del prestito in azioni, in attesa dell’aumento di capitale.
Volatilità rendimenti Bond
“E’ il momento di tornare verso una situazione monetaria ‘normale’, anche se la mancanza di supporto delle banche centrali creerà qualche turbolenza sui mercati finanziari”: questo è quanto viene condiviso in questi giorni in molti comitati di investimento. E’ chiaro che il riferimento è relativo alla politica restrittiva della FED, in quanto quasi tutte le altre banche centrali non vedono programmi di rialzo dei tassi di interesse. Sono infatti 20 i tagli effettuati dalla banche centrali da inizio anno, senza tener conto della iniziativa ultra espansiva di Quantitative Easing della BCE, partita a marzo.
Lo scatto del Bund. Quello che ha impressionato è stato il rendimento del Bund, titolo governativo decennale tedesco, che in poche sedute tra fine aprile e inizio maggio, è passato da 0,05% a 0,60% lasciando qualche strascico nei portafogli obbligazionari. Eppure se guardiamo solo a dodici mesi fa il suo rendimento era dell’1,5% e di strada quindi ne ha fatta. Secondo gli analisti obbligazionari l’offerta di nuove obbligazioni rimane comunque limitata rispetto alla sola domanda istituzionale permettendo così un assestamento più riequilibrato. Ora il primo ‘conundrum’ gli investitori è quando la Federal Reserve aprirà il nuovo corso di restringimento con l’aumento dei tassi del Fed Funds; a questo ovviamente segue quello dell’impatto sui mercati finanziari, ed infine sulle strategia da adottare, se non per approfittare almeno per contenere il cambiamento di scenario delle prospettive di ritorno.
Quando il primo rialzo. Sul tema il consensus sposta la data del primo rialzo almeno a dopo l’estate, probabilmente nell’informativa del comitato FOMC del 16 e 17 settembre. In realtà saranno i dati macroeconomici a dettare la tabella di marcia, come precisato dalla Presidente della FED Janet Yellen nelle ultime conferenze stampa. Dopo la doccia fredda del GDP del primo trimestre 2015, fermatosi ad un risicato + 0,2% rispetto ad attese di + 1%, gli economisti si stanno sbilanciando nella convinzione che il dato potrebbe essere rivisto ancora al ribasso. Questo ovviamente sposterebbe la data addirittura ad inizio 2016, ovvero dopo una conferma di ritrovata solidità nella crescita economica.
Il mercato finanziario è prudente. Secondo gli Strategist di portafoglio statunitensi il momento del rialzo è maturo e lo dimostrano i dati del mercato del lavoro e l’inflazione. L’uscita dalla politica ZIRP (zero interest rate policy) è necessaria per far riprendere potere alla politica della banca centrale, soprattutto per due ragioni, la prima è quella di ‘ricaricare’ gli strumenti monetari in previsione di una prossima discesa del ciclo economico e la seconda di evitare il rigonfiamento di una bolla, figlia dal lungo periodo di liquidità, con valutazioni che si distanzierebbero dall’economia reale.
Aumento della volatilità. L’impatto sui mercati ci sarà e sarà soprattutto orientato da un aumento della volatilità. Le valutazioni degli asset finanziari dovranno trovare nuovi equilibri tenendo conto di fattori quali le attese del tasso di inflazione e la crescita degli utili aziendali, due variabili che non sembrano dimostrare grandi problemi al momento. La maggiore preoccupazione è legata al fatto che la correlazione tra le due macro classi di attivo (azionario ed obbligazionario) è aumentata e l’impatto potrebbe coinvolgere contemporaneamente tutti e due i mercati. Una strategia difensiva potrebbe essere utile a superare l’incertezza di questo periodo di cambiamento. Nel mondo azionario i gestori di portafoglio sono convinti che a fronte dei settori Utilities e Consumer Staples, sempre più equiparabili per i loro dividendi al mondo obbligazionario e bersaglio dell’aumento dei rendimenti, i settori più ciclici quali Financials, Technology ed Energy potrebbero essere ancora i potenziali vincitori.
Internet una sfida a tutto campo
Tre ecosistemi reteguidati da Internet. E’ utile tornare sulla capacità di ‘innovazione creativa’ che la tecnologia sta portando all’attenzione di tutti; sono tre i canali di sviluppo: a) Internet of Things (IoT o Internet delle cose), b) Sharing Economy, e c) On-Line Services. Il consumatore esce vincitore suo malgrado da una competizione tra aziende che devono adeguare la loro offerta utilizzando la tecnologia in mobilità. Per l’offerta, escono vincitori invece solo le società capaci di innovare.
Internet delle cose. IoT è ormai un tema noto a tutti: le ‘cose’ ci parlano e parlano tra loro. Il pensiero va verso le ultime auto presentate recentemente che si guidano ‘da sole’, muovendosi nel traffico urbano “parlano” con i semafori e con gli altri segnali stradali, il navigatore di bordo guida e sente le auto vicine; giunti a destinazione vanno a parcheggiarsi e poi ci vengono a prendere. Ma non solo autovetture ovviamente … Un processo identificato come M2M (machine to machine) dove i devices detteranno una nuova logica di interazione/comunicazione. E non solo, l’industria dell’Internet of Things ha già un programma di investimenti e un giro d’affari che in cinque anni raggiungerà la cifra di 7 trilioni di USD!
Sharing Economy. Nell’era degli smartphone e dei big data, la relazione C2C (consumer-to-consumer) è diventata più facile, meno sprechi di tempo, meno incertezza e meno costi. Come risultato, le persone singole si trovano nel rapido “sconvolgimento creativo” il che significa che sono disposte a fare cose inimmaginabili fino a poco tempo fa, come affittare la loro casa qualche giorno, perfino a stranieri, finanziare un acquisto on-line e ottenere un servizio da qualcuno che non hanno mai incontrato. Il modello statunitense trova una lunga lista di società quali Lyft, Sidecar, AirBnB, RentTheRunway, Getaround, Park Circa, e leader di settore come Uber che stanno tracciando un nuovo modello di business C2C facendo convergere anche l’attuale B2C (business to consumer). Le stime di sviluppo del settore per i prossimi 5 anni sono di oltre 450 mld UDS.
On-line Services. In linea con la Sharing Economy, l’ecosistema vede l’aumento dei servizi on-line come modello guidato dal consumatore. Il social networking diffonde le recensioni e le opportunità dell’e-Commerce, ma non solo; la vera sfida sono i Servizi On-line. Le battaglie locale sui prezzi di consegna per l’eCommerce lasciano spazio a nuove proposte di servizi, ecco i nomi più noti: TaskRabbit (consegne di qualsiasi tipo anche con droni; in alcune città sono convenzionati con le farmacie per la consegna dei farmaci), Thumbtack (realizza il tuo progetto), Handy (pulizia della casa), Cookening (pranzi/cene), Care.com (cure mediche), Angie’s List e IACs HomeAdvisor (interventi per la casa, idraulico, elettricisti ecc.). Le stime di sviluppo del settore per i prossimi 5 anni sono di oltre 500 mld UDS.
Più Robot e meno Lavoro. Davanti a tutte queste innovazioni non possiamo comunque eludere la domanda sull’accelerazione di produttività che il sistema tecnologico oggi impone. Negli Stati Uniti, negli ultimi dieci anni, il numero dei robot industriali è aumento del 72% mentre il numero di lavoratori del settore manufatturiero è diminuito del 16%. La sfida delle politiche governative dei prossimi anni sarà di trovare un nuovo equilibrio tra la crescita di efficientamento dettata dalla tecnologica e la creazione di posti di lavoro, tenendo conto della prospettiva di allungamento della vita lavorativa: insomma un confronto estremamente sfidante.

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