Lo yuan scivola di nuovo e trascina al ribasso le Borse asiatiche

Dopo il deciso declino di Wall Street martedì (i principali indici Usa hanno registrato perdite intorno o superiori all’1%), la seduta di mercoledì è in decisa flessione per le Borse asiatiche, con la Cina a farla ancora da padrone e, come nella seduta precedente, è lo yuan a guidare i mercati al ribasso dopo che la People’s Bank of China a sorpresa aveva tagliato dell’1,9% il fixing giornaliero dello yuan sul dollaro.
La valuta cinese, dopo avere toccato martedì un declino dell’1,98% nella lettura più debole dal settembre 2012, perde ancora circa l’1,6% nei confronti del dollaro. Performance che condiziona le divise asiatiche: rupia indonesiana e ringgit della Malaysia hanno perso lo 0,8% e l’1,4% rispettivamente sul dollaro (a nuovi minimi mai visti dalla fine degli Anni 90), mentre il peso filippino scivola ai livelli più bassi in cinque anni.

“La portata del declino dello yuan è significativa nella storia del forex asiatico”, ha sottolineato al Wall Street Journal Jason Leinwand di Riverside Risk Advisors. “La svalutazione è spinta dai timori di Pechino sulla troppo debole crescita della Cina”, ha aggiunto.

Il risultato sono state perdite generalizzate sui listini azionari. A Tokyo il Nikkei 225 ha segnato una flessione dell’1,58% e il mercato non si è fatto rassicurare dal positivo dato sulla produzione industriale, cresciuta in giugno dell’1,1% su base mensile rettificata stagionalmente, contro lo 0,8% della lettura preliminare (e delle attese degli economisti) e dopo il declino del 2,1% registrato in maggio.

Secondo la lettura finale diffusa dal ministero nipponico di Economia, Commercio e industria, su base annuale il dato segna un progresso del 2,3% contro il 2,0% preliminare e il crollo del 3,9% segnato in maggio (dopo il progresso dello 0,1% in aprile, allora primo incremento in sette mesi). Per quanto riguarda i singoli titoli, Dentsu ha perso circa il 5% nonostante il balzo del 74,8% dei profitti nel primo trimestre a 6,8 miliardi di yen (circa 50 milioni di euro) annunciato martedì, a fronte del progresso dei ricavi del 14,9% a 172 miliardi di yen (1,25 miliardi di euro).

Copione simile a Sydney, con l’S&P/ASX 200 che ha perso l’1,66% a causa della Cina: per la svalutazione dello yuan ma anche per i deludenti dati macroeconomici (in luglio produzione industriale e vendite retail cinesi hanno segnato un ulteriore rallentamento).

E di conseguenza il sottoindice del minerario ha segnato un declino superiore al 3% e anche l’energy ha subìto uno scossone. A Seoul, limitate allo 0,56% le perdite del Kospi mentre, tornando alla Cina, Shanghai Composite, Shenzhen Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 riescono comunque a tenere la flessione sotto al punto percentuale.
Mentre a Hong Kong, l’Hang Seng perde oltre il 2%.

a cura di Trend Online

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