LORO COSA SANNO CHE NOI NON SAPPIAMO?

A cura di Pro Aurumper info: [email protected]

L’investitore accorto sa che i mercati vivono di eccessi: impensabili rialzi lasciano il posto a devastanti ribassi; lunghe fasi di inedia sono il preludio per aumenti di prezzo stabili e duraturi.

Parafrasando un noto film: “È il mercato bellezza! Il mercato! E tu non ci puoi far niente! Niente!” (cit. “È la stampa, bellezza! La stampa! E tu non ci puoi far niente! Niente!” dal film “Deadline” del 1952, diretto da Richard Brooks interpretato da Humphrey Bogart, titolo italiano “L’ultima minaccia”).

Siamo tutti d’accordo che di fronte al mercato non ci si possa fare nulla, ma nel contempo l’attenta osservazione delle dinamiche ci permette di interpretare, pur con dei margini di errore, cosa stia accadendo per sfruttarlo a nostro vantaggio.


Nell’articolo di agosto avevamo mostrato un grafico come quello qui sopra, spiegando che gli istogrammi rosa corrispondevano alle posizioni nette (acquisto meno vendite) degli operatori in oro fisico, mentre quelli blu erano relativi ai grandi fondi di investimento.
Sottolineavamo come l’assottigliarsi delle posizioni vicino alla linea dello zero costituiva un’anomalia che avrebbe dovuto rientrare nella normalità nel corso di alcune settimane, creando così le condizioni per un rialzo.
A supporto di questa lettura, anche se il passato non è mai garanzia dell’andamento futuro, presentavamo un grafico simile di fine 2015 quando il prezzo partendo da 1.050 dollari l’oncia mise a punto un rialzo di sei mesi che lo portò a quota 1.380.

A giudicare dal grafico dei prezzi delle ultime due settimane sembrerebbe proprio che sia iniziata una nuova fase di rialzo per l’oro, con le quotazioni che hanno abbandonato la zona dei 1.200 dollari l’oncia per portarsi poco al di sopra dei 1.230 dollari.
Certamente vi sono state anche delle condizioni di contorno che hanno contribuito al risveglio dell’oro: in particolare il maggior nervosismo delle borse azionarie e una rinnovata percezione del rischio Italia; ma, come sempre avviene in questi frangenti, sono le ricoperture di chi è in vendita, e scopre di essere dalla parte sbagliata del mercato, a innescare i primi rialzi.
Ora la strada di un proseguimento del rialzo non è esente da ostacoli, come si può vedere nel grafico le linee tratteggiate orizzontali blu e rosse indicano livelli dove le vendite potrebbero arrestare per qualche seduta il percorso di apprezzamento. Anche queste dinamiche fanno parte del mercato, e non devono spaventare, dato che più il cammino sarà lento ed armonioso più avrà lunga vita. Queste pause indicano il “passaggio di mano” fra investitori e consentono di scrollarsi dalle “tasche più deboli” che, pensando di aver guadagnato a sufficienza, cedono la posizione a investitori più capitalizzati e intraprendenti che percepiscono meglio il potenziale di apprezzamento delle quotazioni.

Dal punto di vista della domanda e offerta i dati sembrano ancora deboli, ma dobbiamo rilevare un rinnovato interesse nell’oro da parte di alcune banche centrali: fra i maggiori acquirenti troviamo non solo i soliti player come Russia e Kazakistan, ma una conferma da parte della Turchia e il recente ingresso di India e Polonia.
Non ancora presente nei dati delle Riserve Ufficiali pubblicato dal World Gold Council, fermi ad agosto, è il ritorno in acquisto dell’Ungheria che assente dal 1996 ha decuplicato le riserve da 3,1 tonnellate a 31,5 tonnellate.
Stretto riserbo invece da parte della Cina, maggiore produttore mondiale con una quota del 13,5% dell’estrazione annua, da cui poco oro esce mentre molto ne entra attraverso la porta di Hong Kong.
Occorre quindi farsi delle domande: per quale motivo in un periodo in cui il sistema finanziario è dominato dalle banche centrali, libere di battere moneta a piacere, vi sono ancora paesi che accumulano oro? Cosa sanno che noi non sappiamo?
Da queste pagine, in questi mesi, abbiamo cercato di fornirvi un’interpretazione e vi invitiamo a rileggere i precedenti articoli; non abbiamo la pretesa di essere infallibili, ma certo oggi è maggiore il rischio di non possedere oro che quello di averne in ragionevoli quantità.
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