M&A: la bolla sta per scoppiare?

Secondo l’ultima indagine Quarterly Deal Performance Monitor (QDPM) di Willis Towers Watson, il mercato globale dell’M&A, per la prima volta in dieci anni, ha invertito la tendenza di lungo termine di sovraperfomare l’indice, non riuscendo ad aggiungere valore attraverso le offerte fatte nel 2017.  Negli ultimi 12 mesi, gli acquirer hanno sottoperformato l’indice dello 0,9%.

L’indagine, realizzata in collaborazione con la Cass Business School, evidenzia che l’ultimo trimestre del 2017 si è rivelato particolarmente complesso per la creazione di valore, con gli operatori che hanno significativamente sottoperformato il mercato di 5.6 punti percentuali sotto l’indice. Si tratta del trimestre con la peggiore performance mai registrata da quando l’analisi periodica QDPM è stata avviata  nel 2008.

Matteo Fiocchi, Executive Compensation and Strategic Reward Practice Leader di Willis Towers Watson Italia, afferma: “Nel 2017, le condizioni globali per l’M&A sono state piuttosto complesse e difficilmente hanno dato origine a deal di successo, mostrando come sia sempre più difficile creare valore. Lo scarto originato dal tasso d’inflazione tra prezzi e guadagni ha reso i deal più costosi, con le aziende che sempre più spesso hanno pagato importanti premi giocando d’attacco o preferendo una tattica difensiva e rendendo sempre più complesso arrivare ad un ritorno significativo”.

“Tuttavia, delle 198 operazioni completate in questo trimestre al momento, 88 hanno sovraperformato l’Indice. In molti casi, dunque, c’è ancora del valore nelle attività di M&A, ma gli acquirenti devono scegliere con attenzione i loro obiettivi e integrare bene le loro acquisizioni. In un mercato competitivo come quello attuale, i miglioramenti nella selezione dei deal, della loro governance e un maggiore focus sulle modalità dell’integrazione potranno aumentare in maniera significativa le possibilità di successo e aiuteranno gli acquirenti a raggiungere obiettivi strategici, tra cui maggiori rendimenti per gli azionisti”.

Nonostante gli acquirer abbiano sottoperformato l’indice nel 2017, l’analisi QDPM mostra che la performance media su scala triennale per gli acquirenti globali si mantiene positiva a 5.0%, con prestazioni a più lungo termine dal 2008 ad oggi a 3.6%, il che mostra che gli acquirenti nel lungo periodo stanno continuando a performare ben al di sopra degli indici di mercato, preservando un ritorno significativo sui deal ormai completati. Questi dati, a lungo termine, supportano la tesi che se ben implementati, i deal rappresentano una solida via per la crescita aziendale e aggiungono valore agli azionisti.

Su scala regionale, gli acquirenti europei con 32 deal (contratti/progetti/operazioni) continuano ad essere i più importanti dealmaker del periodo, con una sovra-performance di mercato dell’8,7% ovvero il 3,7% sopra l’indice, se comparato col trimestre precedente.

Matteo Fiocchi prosegue: “Mentre a livello globale gli acquirer hanno fatto fatica a creare valore nel corso dell’anno, i deal europei, in controtendenza, dimostrano che le aziende possono ancora trovare grande valore nelle operazioni di M&A.

“Nel corso dell’anno la ricerca ha mostrato una performance del 3,8% in più rispetto all’indice regionale europeo, a fronte di una leggera sottoperformance rispetto agli indici globali quando si esaminano tutti i deal all’interno dello studio. Il mercato europeo resta complesso ma stimolante e le aziende devono fare del loro meglio per individuare le giuste opportunità e per riuscire a gestire efficacemente l’integrazione onde evitare di erodere il valore delle azioni”.

Mentre gli acquirenti in Nord America hanno mostrato una sottoperformace del 4,3% con 101 deal nel Q4 2017, i dealmakers dell’Asia e del Pacifico sono stati molto al di sotto con una sottoperformace del 29,2%, un minimo storico per la regione.

Considerati gli ultimi tre anni di analisi, gli acquirenti dell’Asia-Pacifico rimangono ancora ai primi posti a causa della loro performance elevata per gran parte degli ultimi tre anni, 17,2% al di sopra del loro indice regionale, seguito da acquirenti europei e nordamericani che nello stesso periodo hanno sovraperformato i loro indici regionali rispettivamente di 6,2 e di 1,7 punti percentuali.

Seguendo un inizio lento nel numero dei deal chiusi a livello globale nella prima metà dell’anno, quelli chiusi nel Q4 sono al momento 198 (848 YTD), rispetto ai 273 (942 nell’intero 2016) dello stesso periodo dello scorso anno, con un significativo aumento di volume in Asia-Pacifico.

L’analisi è relativa a tipologie di deal tradizionalmente complessi, quali quelli Large, Cross-sector e Slow, che hanno particolarmente faticato ad aggiungere valore nel quarto trimestre 2017. Rispetto allo stesso periodo del 2016, il settore Technology si distingue anche per una performance significativamente negativa rispetto altri settori nell’ultimo trimestre del 2017 di 23,9 punti percentuali.

“La metà di tutte queste operazioni di M&A negli ultimi tre mesi portate a termine non è relativa al settore tech”, ha commentato Fiocchi. “Nessuna società può permettersi di ignorare l’impatto della tecnologia e per un numero sempre crescente di organizzazioni, la risposta è di comprare anziché costruire in modo da acquisire le tecnologie necessarie, le capacità e i prodotti che possano colmare i vuoti innovativi. La rapidità con cui si muovono le acquisizioni tecnologiche ha fatto alzare i prezzi, ma questo non ha scoraggiato quegli acquirenti che sono consapevoli che alcuni obiettivi siano beni indispensabili, anche se il potenziale per la creazione di valore in un’ottica di breve-medio periodo è inferiore.  Nel settore tech, per avere successo gli acquirenti avranno bisogno di una strategia ad hoc, un processo di fusione e acquisizione creato su misura per obiettivi e talenti tecnologici, ed avranno inoltre bisogno di creare la giusta organizzazione aziendale per trovare, eseguire e integrare imprese tecnologiche innovative”.

Previsioni 2018 per il settore M&A

Jana Mercerau, Responsabile del Corporate M&A di Willis Towers Watson per il Regno Unito, ha condiviso le sue previsioni per il futuro del settore nel 2018:

  1. Riforma fiscale degli Stati Uniti: in che modo le aziende spenderanno eventuali guadagni inattesi?

L’approvazione della legge sulla riforma fiscale dello scorso anno da parte del Congresso degli Stati Uniti ha lenito l’aura di incertezza che aveva dato origine a un differimento per le operazioni previste nel 2017. Nel 2018, acquirenti e venditori beneficeranno di una maggiore chiarezza relativamente alla legislazione, riuscendo così e prendere decisioni su eventuali accordi in maniera più informata e consapevole.

Inoltre, i tagli alle imposte sulle società e gli incentivi a rimpatriare i capitali allocati nelle filiali offshore potrebbero portare le società statunitensi a utilizzare i fondi per stimolare la crescita attraverso acquisizioni, in particolare all’interno del mercato nazionale. Prevediamo una risalita dei prezzi e di conseguenza le aziende dovranno prestare attenzione a non pagare più del dovuto, errore in cui inevitabilmente alcuni incapperanno.

  1. Il protezionismo mette sotto-sopra il mondo, di nuovo

Per quanto riguarda il Regno Unito, per il 2018 ci si aspetta maggior chiarezza sugli effetti della Brexit, se si tratterà di una separazione amichevole o no. Un quadro più chiaro dovrebbe comunque aversi entro la fine dell’anno. Nel frattempo, nonostante l’incertezza geopolitica, prevediamo un aumento dell’attività di operazioni di M&A nel Regno Unito, poiché la crescita organica resta favorevole e gli investitori internazionali continuano a capitalizzare su una sterlina indebolita e sull’abbondanza di disponibilità di finanziamenti a basso costo. Per quanto concerne lo scenario continentale, il confronto con le organizzazioni sindacali in atto in Francia potrebbe consentire l’acquisizione di società precedentemente considerate come attività strategiche.

Infine, in una strana giustapposizione, Cina e Stati Uniti si sono invertiti i ruoli, con la Cina che ha allentato le restrizioni sugli investimenti stranieri e gli Stati Uniti che le hanno aumentate con un maggior controllo regolamentare sui grandi affari in simili settori.

E’ verosimile che quest’anno si assisterà a una ripresa degli investimenti delle società cinesi; la maggior parte degli accordi probabilmente si verificheranno in settori tra cui possiamo annoverare infrastrutture e risorse naturali, in linea con la politica della “via della Seta”.

  1. Operazioni nel settore tecnologico a qualsiasi prezzo: bravo se lo fai, bravo se non lo fai

La metà delle operazioni di M&A relative agli obiettivi tecnologici negli ultimi tre mesi del 2017 è stata effettuata da acquirenti non-tech. Per acquisire le tecnologie e le capacità necessarie, nel 2018, le aziende continueranno a comprare piuttosto che a costruire. Il rapido ritmo delle acquisizioni nel settore ha comportato un aumento dei prezzi, ma è improbabile che questo scoraggi gli acquirenti nel 2018, poiché continueranno a vedere alcuni obiettivi come asset indispensabili, nonostante il potenziale di creazione di valore nel breve-medio termine sia basso.

Il problema da parte delle aziende della “old economy” che fanno le acquisizioni si è manifestato nella difficoltà di trattenere i talenti che possano contribuire al successo della operazione. I leader aziendali si trovano con le spalle al muro: fanno male se non concludono accordi strategici, e lo stesso succede se lo fanno ma poi falliscono nella implementazione perché i talenti chiavi vanno via o perdono motivazione.

Possiamo aspettarci di vedere molta più pressione sui team che devono chiudere l’accordo per poi trovarsi a creare valore da una combinazione impossibile.

Ci aspettiamo anche di vedere movimenti audaci da parte delle tech companies in favore dei “sostenitori della old economy”.

  1. Più operazioni nel settore dei Media: l’Europa nel mirino

I media sono stati a lungo un settore caldo per M&A, con un flusso di accordi per l’acquisizione di titoli guidati negli ultimi anni dagli Stati Uniti e che ora stanno affrontando restrizioni normative. Gli Stati Uniti sono un mercato sempre più difficile da approcciare, ma possiamo aspettarci di vedere una ripresa in altri paesi se gli accordi in questo settore continueranno ad avere senso da un punto di vista economico. L’Europa, con il suo mercato media frammentato, sembrerebbe il luogo naturale su cui puntare. Ma mentre la gamma di scelta è più ampia, i mercati sono abbastanza saturi e un’ondata di consolidamenti sembra imminente.

Mercereau ha dichiarato: “Nel 2018, il numero dei deal aumenterà grazie all’aumento   dei tassi di interesse e a una situazione più chiara per quanto riguarda la riforma fiscale statunitense e la Brexit. Tuttavia, nonostante il miglioramento degli aspetti fondamentali e il basso costo del capitale per gli acquirenti strategici, il settore M&A continuerà a dover far fronte a situazioni di incertezza.

Le aziende non saranno più in grado di fare affidamento sulla modalità tradizionale di integrazione e potrebbero aver bisogno di maggiore flessibilità nel loro approccio per liberare il potenziale e trattenere il talento. Ciò non richiederà solo diverse strategie di integrazione, ma nuovi modelli organizzativi.

Mentre la nostra ricerca sull’engagement mostra un recente calo dei budget destinati a trattenere i talenti, le aziende potrebbero aver bisogno di cambiare questa tendenza se vogliono ottenere risultati sui loro investimenti nel capitale umano “.

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