Meccanica italiana: aumenta l’export

L’industria meccanica nel 2015 ha esportato circa 26 miliardi di euro in tecnologia italiana registrando un +2% rispetto all’anno precedente. Per il 2016 è previsto un +1,6% pari a 26,3 miliardi di euro. Secondo i dati dell’Ufficio studi ANIMA, su elaborazioni Istat, il 40% dell’export italiano è targato UE28, registrando un +5% nel 2015. L’Asia ha richiesto il 24% dei nostri prodotti con un +10% sul 2014, mentre l’America settentrionale ha assorbito circa il 10% dell’offerta per un +14% sull’anno precedente.

«L’industria italiana, e in particolare quella meccanica, si conferma lo specchio dei cambiamenti geo-politici mondiali», dichiara Alberto Caprari, Presidente ANIMA. «Fare impresa oggi significa anche essere pronti a considerare l’imprevedibilità e la dinamicità di fattori legati alla politica e al contesto internazionali, più che all’effettiva capacità commerciale delle imprese. Soprattutto, è necessario fare sistema tra aziende dello stesso Paese e tra Governo e imprese, perché sempre più in questi anni le politiche commerciali ed estere devono essere forti e legate indissolubilmente fra loro. Per potersi aiutare a vicenda, difendendo un unico made in Italy».

Gli USA si confermano prima destinazione dell’export di meccanica Made in Italy con una performance difficilmente ripetibile nei prossimi anni. Il fatturato dal 2011 al 2015 è, infatti, quasi raddoppiato passando da 1,5 miliardi di euro a ben 2,7 miliardi di euro.

Potenzialmente la definizione del TTIP, il trattato di libero scambio tra USA ed UE, potrebbe portare ulteriori vantaggi per le imprese italiane che, a fronte di una probabile riduzione dell’export in UK, facilmente immaginabile dopo il voto Brexit, troverebbero ulteriori opportunità e spazi di crescita verso un mercato anglosassone, in realtà ben più grande di quello inglese.

Il Regno Unito è il quarto paese di destinazione dell’export della meccanica italiana, con scambi pari a 1,2 miliardi di euro nel 2015. Il risultato del referendum non lascerà invariata la situazione. L’ipotesi di dazi doganali e di barriere all’ingresso, oltre al deprezzamento della sterlina, hanno già messo in guardia le imprese manifatturiere che vantano l’UK tra i mercati di riferimento come nel caso di valvole e rubinetti, impianti termici, turbine e pompe.

Il secondo mercato di destinazione per la nostra meccanica è rappresentato dalla Germania che, dal 2011 al 2014, ha registrato un leggero calo recuperato di slancio nel 2015 con un + 9% rispetto al 2014. Terza posizione per la Francia, verso la quale, negli ultimi 5 anni, si è progressivamente ridotto il valore complessivo del nostro export passando da 2,3 miliardi di euro a poco più di 2,1 miliardi di euro.

Per quanto riguarda l’Asia e i Paesi Extra UE, sono da notare l’Arabia Saudita e la Russia, legati entrambi al prezzo del petrolio e all’instabilità politica del Medio Oriente. L’Arabia Saudita è un esempio di partner commerciale delle nostre imprese che negli anni hanno visto la richiesta di meccanica italiana passare dai 582 milioni di euro nel 2011 ai 937 milioni di euro nel 2015 ma che oggi rischia di rallentare bruscamente questa crescita.  Lo stesso si può dire per la Russia, che è passata dagli 1,25 miliardi di euro di fatturato nel 2013 agli 859 milioni di euro, anche a causa delle sanzioni verso la UE oltre che della crisi valutaria vissuta nello stesso periodo. La conferma delle sanzioni a partire dal 1 luglio 2016 certamente non migliorerà la situazione per l’export italiano verso l’importante mercato russo.

«Da molti anni, ormai, una larga parte della nostra produzione è destinata con successo all’estero. La sorpresa piacevole oggi è la crescita del mercato Italia registrata nel 2015 – ha dichiarato Alberto Caprari, presidente di ANIMA – a questa nota positiva siamo arrivati dopo anni di difficoltà ed è imperativo fare di tutto per mantenere e sviluppare questo trend favorevole. Dobbiamo abbracciare tutte le soluzioni disponibili per migliorare aziende e prodotti, contribuendo alla ripresa del Paese. In questo senso, cavalcare anche l’Industry 4.0, nuova filosofia e strumento, è opportuno per promuovere e declinare vera innovazione. Le sfide e opportunità dei mercati di oggi vanno condivise poi nella filiera, con i clienti e i fornitori. Banche comprese. Come imprenditori siamo abituati alla necessità di innovare e combattere ogni giorno; come italiani siamo flessibili e sempre pronti al cambiamento. All’alba di questa impegnativa  quarta rivoluzione industriale, chiediamo al Governo un patto per la ripresa e fondi 4.0 destinati alla diffusione di strumenti per la crescita, ben calibrati sulle imprese italiane che in meccanica sono leader nel mondo. Noi non ci tiriamo indietro, anzi! Ma necessitiamo di supporti specifici per favorire un nuovo sviluppo industriale, con riflessi positivi anche sull’occupazione. La rinnovata azione di Confindustria, con la nuova Presidenza, fa ben pensare in questo senso. Noi della meccanica siamo in prima linea per il bene del Paese, ma anche del nostro amato made in Italy». 

 

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