Melman (Edmond de Rothschild AM): “Aumentiamo l’esposizione ai fondi monetari”

Dopo aver innescato i timori degli investitori adottando un atteggiamento hawkish durante la fase di sell-off nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, sia la Fed che la BCE hanno, per il momento, rassicurato gli investitori, dimostrando di essere in grado di facilitare la politica monetaria in funzione delle condizioni economiche. Ma, al di là dell’atteggiamento cooperativo della Banca centrale, i primi segnali della recente ripartenza dell’economia cinese suggeriscono che il secondo semestre negativo in termini di crescita per Cina e Stati Uniti sia stato semplicemente un vuoto d’aria. “Dal nostro punto di vista, riteniamo che la ripresa in Cina, insieme agli stimoli fiscali in Paesi come la Francia e l’Italia, dovrebbe portare ad una crescita nel Vecchio Continente meno deludente del previsto. Quindi, se il quadro d’insieme è così positivo, quali sono i rischi?” Afferma Benjamin Melman, CIO Asset Allocation and Sovereign Debtdi Edmond de Rothschild AM, che di seguito dettaglia la propria view.

Nel breve termine…

Avevamo previsto una ripresa in Cina, ma siamo ancora convinti che mancherà di vigore. In altre parole, le possibilità di essere piacevolmente sorpresi dalla Cina non dureranno a lungo;

Gli investitori hanno esagerato per quanto riguarda l’atteggiamento compiacente delle Banche centrali, tanto che ci sono, ancora una volta, significativi posizionamenti short sul VIX, segno di una fragilità del mercato. Ricordiamo che nel gennaio 2018, quando le circostanze erano simili, l’S&P 500 aveva lasciato sul terreno 10 punti percentuali senza una reale motivazione.

Gli investitori che nutrivano pessimismo riguardo ai negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina sono ora diventati ottimisti. In effetti, stanno logicamente seguendo gli stati d’animo di Donald Trump, che è stato responsabile in primo luogo di gettare benzina sul fuoco e che ora sta giocando un ruolo chiave nello smorzare i timori. Anche così, non sono scomparse significative fonti di attrito tra Stati Uniti e Cina, in particolare per quanto riguarda tematiche legate alla sfera della proprietà intellettuale, per cui potremmo assistere ad un accordo “annacquato” potenzialmente in grado di accumulare nuove tensioni su questioni ancora non risolte in futuro. Le delusioni potrebbero quindi riemergere.

Infine, vi è una possibilità concreta che possano emergere tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Europa. L’accordo NAFTA 2.0 ha finito per aumentare i costi di produzione delle auto americane, per cui Washington potrebbe prendere in considerazione un aumento dei dazi sulle importazioni, in particolare quelle provenienti dal Vecchio Continente, per evitare che i produttori di auto statunitensi perdano quote di mercato sul loro mercato interno. E il rifiuto della Francia di includere il settore primario nell’ambito dei negoziati commerciali ha irritato Washington, e forse anche altri Paesi in Europa meno vicini alle questioni legate all’agricoltura e più pronti a raggiungere un accordo. A soli 18 mesi dalle elezioni presidenziali americane, Donald Trump potrebbe essere tentato di indossare le vesti del campione nazionale difendendo le fonti di sussistenza dei lavoratori e degli agricoltori statunitensi.

Nel medio termine..

Non vediamo segnali di recessione negli Stati Uniti nel prossimo futuro, ma indicatori avanzati suggeriscono chiaramente che ci stiamo avvicinando alla fase finale dell’attuale ciclo. La parte finale della curva dei rendimenti, che per la New York Fed è la parte che conta di più, è ora invertita e i margini societari sia negli Stati Uniti che in Europa si sono deteriorati. Ad onor del vero, non tutte le inversioni delle curve dei rendimenti aprono le porte ad una fase recessiva nel giro di pochi mesi e i margini societari possono attraversare dei “mini-cicli” che non incidono sull’andamento del ciclo complessivo. In questa fase, non è ancora chiaro se i margini societari siano su una traiettoria strutturalmente al ribasso, quindi dovremmo interpretare con attenzione questi indicatori; nell’attuale contesto, potrebbero muoversi in senso completamente inverso. Tuttavia, data la maturità del ciclo, riteniamo potrebbe essere un rischio non adottare la massima cautela. Non ci aspettiamo di assistere alla conclusione del ciclo, ma questi indicatori suggeriscono comunque una dose di prudenza maggiore, soprattutto perché i rischi sono asimmetrici. In altre parole, il rialzo dopo il rally degli asset di rischio all’inizio di quest’anno sembra più limitato rispetto al ribasso nel caso in cui i mercati comincino a fare i conti alla fine di questo lungo ciclo finanziario. Per questo motivo abbiamo conservato un posizionamento leggermente scarico sia sul mercato azionario che obbligazionario conservando invece una preferenza per investimenti con una dose inferiore di rischio come i fondi del mercato monetario.

Asset allocation di base:

  • Lieve sottopeso su azioni e obbligazioni;
  • Lieve incremento dell’esposizione ai fondi monetari

 

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