Mercati 2019, le previsioni di Ambrosetti Am

A cura di Alessandro Allegri, Amministratore Delegato Ambrosetti Asset Managment Sim
Il 2018 è stato un anno molto impegnativo per tutti gli investitori e verrà ricordato come un anno particolarmente negativo sia in termini di performance assolute sia soprattutto per la diffusione pressoché generalizzata di negatività su tutti gli strumenti investibili. Il susseguirsi di fattori geopolitici significativi, l’affacciarsi di una guerra commerciale non prevista e dati economici sotto le attese per molte economie ha posto un accento più negativo sulle stime introducendo molta negatività proprio nell’ultima parte dell’anno.
Nonostante un quadro macroeconomico immutato sono venute  a mancare reazioni significative dei mercati azionari ed il quadro iniziale per il 2019 vede dunque un decadimento progressivo dei potenziali di crescita nei trimestri a venire. Questo soprattutto su quello che ad oggi è risultato il mercato leader, ovvero gli Stati Uniti, arrivato oramai al culmine di un ciclo economico che ha permesso una significativa crescita negli ultimi 10 anni.
Il quadro per l’area Euro e il Giappone è invece decisamente diverso, la politica monetaria resta accomodante e il ciclo economico è in fase di sviluppo ma, proprio questo ritardo nella crescita presuppone il mantenimento di fragilità strutturali che rallentano i flussi in acquisto da parte degli operatori. Difficile quindi pensare ad un contesto univoco per i vari mercati, soprattutto per quelli Emergenti e questo richiederà significative capacità di selezione per identificare gli investimenti che presentano i migliori profili di rendimento-rischio.
In questo contesto incerto il quadro obbligazionario non è di supporto. La dinamica tassi in America resta al rialzo, sebbene con una progressività difficilmente stimabile oggi e strettamente legata ai dati di inflazione e agli indici di crescita del mondo del lavoro. Non sarà dunque facile ritrovare i rendimenti sicuri delle obbligazioni governative a cui ci siamo abituati negli ultimi anni e anche in questo caso gli investitori non potranno accedere a buoni risultati se non accettando un proporzionale aumento del rischio.
Anche le materie prime restano sotto pressione, soprattutto sul lato petrolio con margini di oscillazione delle quotazioni ancora ampi nonostante la recente profonda discesa. Qualche potenzialità in più arriva dai metalli preziosi, dall’Oro in particolare, chiamato nel breve a svolgere un ruolo di temporaneo bene rifugio e ad accogliere flussi in acquisto probabilmente più significativi.
Più stabili gli equilibri valutari, le oscillazioni negli scorsi trimestri sono rimaste contenute rispetto alle abitudini storiche e dovrebbero garantire il mantenimento di stabilità anche nella prima parte del 2019.

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