Mercati azionari, più ombre che luci nel secondo semestre

A cura di Roberto Magnatantini, gestore del fondo Oyster Global High Dividend di Syz AM

Se nella prima metà del 2019 i mercati azionari sono stati sostenuti dal relativo miglioramento sul fronte della guerra commerciale Usa-Cina e dall’atteggiamento più favorevole delle banche centrali occidentali, nella seconda parte dell’anno è probabile che macroeconomia e geopolitica influiranno notevolmente: quasi nessuno crede più ad un’accelerazione economica.

Guardando oltre oceano, in molti prevedono una recessione americana imminente, mentre noi non siamo di questo avviso e vediamo ancora del potenziale, benché limitato. Da un lato, è infatti vero che una guerra commerciale su larga scala sarebbe dannosa tanto per la Cina – fino ad ora il soggetto più colpito dalla lotta a colpi di dazi – quanto per gli Stati Uniti. D’altra parte, però, crediamo fortemente che proprio per questo si raggiungerà un accordo. In caso contrario, l’impatto sui mercati azionari sarebbe decisamente negativo.

Sul fronte europeo, la decisione della Bce di prolungare il QE avrà un duplice ordine di conseguenze sul mercato azionario. In primo luogo, sosterrà il mercato nel suo insieme mantenendo dei livelli di tassi d’interesse bassi, il che aritmeticamente aumenta la valorizzazione degli attivi a duration lunga come le azioni. In secondo luogo, continuerà a influenzare settori e stili d’investimento, per esempio a favore delle utilities e altri bond proxies.

Italia poco attraente, occhio alla Russia

L’Italia rimane un mercato azionario poco attraente in ottica globale, sul lungo termine. A influire su questo giudizio non è tanto la situazione politica interna, quanto l’incertezza che ne consegue, fattore che gli investitori globali detestano. I discorsi politici interni non hanno molto peso, conta invece la stabilità e il rigore finanziario. Per il momento c’è ancora molto scetticismo su questo ultimo aspetto, sarà importante che si evitino decisioni o anche solo dichiarazioni stravaganti per riportare fiducia sui mercati italiani. Questo non esclude naturalmente possibilità più tattiche di breve termine e – ancora di più – non implica che ogni società italiana sia da evitare. Esistono opportunità d’investimento di grande qualità in Italia, in settori come le utilities o il lusso in particolare.

In generale, considerando le opportunità più interessanti nel breve termine, da un punto di vista geografico siamo sovrappesati in Svizzera e Scandinavia, mentre apprezziamo la Russia, ma restiamo cauti per ragioni di controllo del rischio. In termini di settori, restiamo esposti su Food e Utilities, che possono sembrare storicamente cari, ma offrono sempre un’alternativa attraente al Fixed Income. Per ragioni di valorizzazione siamo anche esposti ad alcune società industriali e di tecnologia hardware e software. Siamo inoltre sovrappesati nel segmento industriale: in parte per le ragioni di valorizzazione già menzionate (ad esempio nei settori transportation e capital goods) ma anche per via di società redditizie e poco cicliche come Roper o Airbus.

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