Mercati: Brexit e pandemia i killer della settimana borsistica

“Sull’ultima seduta borsistica della settimana pesano i timori di ripresa lenta, lo stallo nelle trattative sugli stimoli e la seconda ondata di pandemia di Covid. Come emerge dai dati diffusi dal Dipartimento del Lavoro Usa, nella settimana conclusasi il 10 ottobre, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono salite inaspettatamente a 898mila unità, livello massimo da agosto, alimentando timori dei mercati di un ritardo nella ripresa del mercato occupazionale. Per quanto riguarda la storia infinita degli stimoli, il presidente Donald Trump ha detto che avrebbe aumentato la dotazione del suo pacchetto di stimoli per contrastare il coronavirus da 1.800 miliardi, ma l’offerta è stata immediatamente bocciata dal presidente della maggioranza al Senato Mitch McConnell”. Così lo Strategy Desk di Swissquote sintetizza gli elementi che hanno condizionato i mercati Usa questa settimana. Di seguito le sue considerazioni sulle diverse asset class.

Intanto la Cina si prepara a introdurre nuove leggi sulle esportazioni a garanzia della sicurezza nazionale, alimentando l’incertezza degli investitori. La legge permetterà alla Cina di controllare esportazioni che ritiene sensibili. La Cina potrebbe dunque proibire ad alcune società e organizzazioni di ricevere determinate tecnologie o materiali strategici. La mossa è piuttosto preoccupante, se si considera che la maggiore economia asiatica produce il 90% dei metalli delle terre rare, presenti in gran parte dei dispositivi oggi in uso.

Sul fronte societario, Daimler, produttore della Mercedes, ha divulgato risultati riferiti al terzo trimestre superiori alle attese, trainati da una ripresa del mercato più rapida del previsto a settembre. Sul mercato delle materie prime, venerdì i prezzi del petrolio sono in calo, pur continuando a mostrare un movimento laterale nei grafici settimanali e mensili. Sul sentiment degli investitori pesa l’ennesimo aumento delle infezioni da coronavirus in Europa e negli Usa, con ripercussioni sulla domanda di greggio. Anche il rafforzamento del dollaro non è un buon presagio per i prezzi del petrolio.

Malgrado il maggiore interesse per i beni rifugio sulla scia del peggioramento della pandemia, l’oro venerdì cede terreno, pur rimanendo sopra i 1.900 dollari l’oncia. Il metallo ha ceduto lo 0,08% e si attesta a 1.907 dollari.

Il dollaro mantiene il suo tono rialzista e si appresta a chiudere la settimana in rialzo contro le altre valute principali. La moneta europea è sotto pressione per lo stallo nella Brexit. Lo stesso vale per la sterlina, che ha perso circa lo 0,20% contro dollaro ed euro, con i leader dell’Ue che chiedono al Regno Unito di fare ulteriori concessioni per raggiungere un accordo. Ieri è scaduto il termine fissato per raggiungere un accordo sulla Brexit, ma l’Ue è disposta a prorogarlo fino al primo gennaio.

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