Mercati emergenti, brillano Brasile e Russia

Nel primo semestre del 2019 i mercati emergenti hanno mostrato un’importante volatilità, con un robusto rally nel primo trimestre dell’anno, seguito da un indebolimento a maggio e da un nuovo rally a giugno. Il risultato finale è stato un rendimento in dollari del 10,6%. Ciò che ha influito in maniera predominante è stato il continuo deterioramento del rapporto tra Stati Uniti e Cina e le relative conseguenze. In un simile contesto, e in buona parte a causa dell’imposizione di dazi doganali e della crescente incertezza che questa situazione ha provocato a livello di scambi commerciali e di supply chain (in particolare nel settore tecnologico), le stime sulla crescita mondiale hanno subito una continua revisione al ribasso, in particolare per il 2020. Di conseguenza la Federal Reserve ha modificato il proprio orientamento in materia di rialzo dei tassi di interesse, mentre una maggiore probabilità di un allentamento monetario è già scontata – o si sta effettivamente verificando – in diversi Paesi. E’ quanto sottolinea Emil Wolter, Gestore del fondo Comgest Growth Emerging Markets di Comgest.

Tra i mercati principali, continua Wolter, il Brasile è quello apparso come più solido, in netta salita in seguito all’anticipazione di una riforma previdenziale più prossima e di portata più ampia rispetto alle attese: come sempre, il Brasile è uno dei principali beneficiari della politica accomodante della Fed. Dal momento che le esportazioni rappresentano il 12% del Pil, il Paese è abbastanza distante dalle questioni che stanno interessando il resto del mondo sul piano del commercio. La Cina ha, a sorpresa, sovraperformato in seguito all’allentamento sia delle politiche fiscali che di quelle monetarie operato allo scopo di stimolare con moderazione e ad hoc l’economia. La Russia ha registrato un andamento particolarmente solido grazie a un netto rally dei prezzi del petrolio e al fatto di essere considerata come una scelta economica. Corea, Malesia e Cile sono stati tra i mercati più deboli per effetto del deterioramento della crescita economica. Anche la performance della Turchia è stata tra le peggiori dei mercati emergenti, nonostante le ultime politiche adottate (rivelatesi tra l’altro efficaci) per far fronte alla crisi economica che ha investito il Paese nel 2018. Tale debolezza è stata causata da una combinazione di disallineamenti dei cambi a livello societario (in particolare per le banche), effetto della recessione sugli utili e politiche poco incisive.

L’attenzione per la situazione politica dei mercati emergenti si è spostata dall’America Latina, nel secondo semestre del 2018, al Sudafrica e all’Asia, nel primo semestre del 2019, dati gli appuntamenti elettorali riguardanti tre Paesi asiatici. In Thailandia si è assistito alle prime elezioni democratiche dal colpo di Stato dell’esercito thailandese nel 2014 mentre in Indonesia, Jokowi è stato riconfermato presidente. In India, Narendra Modi è stato rieletto con un’ampia maggioranza, dando segnali di continuità politica e sostenendo il rally del mercato nonostante l’indebolimento dei dati economici.

Titolo da tenere d’occhio

Ping An, la principale compagnia assicurativa privata cinese, ha registrato un ottimo utile operativo nel primo trimestre del 2019 grazie al contributo di tutte le linee di business. La clientela è aumentata dell’11% su base annua e le vendite incrociate sono cresciute dal 29,7% al 34,6%. Nonostante questa netta performance, la valutazione è interessante con un rapporto prezzo/utile stimato a 11 volte per i prossimi dodici mesi e un tasso annuo di crescita composto dell’utile per azione previsto al 13% per i prossimi cinque anni.

Nel primo trimestre 2019 Baidu ha registrato la prima perdita trimestrale in assoluto a causa dell’incidenza degli elevati investimenti per l’acquisizione di utenti in seguito al passaggio alla nuova applicazione della società, che riveste un’importanza strategica. Tuttavia non ci aspettavamo le deboli previsioni sui ricavi del secondo trimestre 2019 e nemmeno le dimissioni del responsabile del core business nella divisione dedicata al motore di ricerca. Baidu deve inoltre far fronte a un aumento della concorrenza da parte di diversi attori digitali nel campo della pubblicità. Non crediamo che il core business sia in crisi dato che l’attività resta rilevante, sebbene sembri probabile che Baidu abbia sovramonetizzato la propria piattaforma. Dopo un incontro con il fondatore Robin Li, resta da capire se la società riuscirà a ristabilire la fiducia tra gli investitori.

Invece, Samsung tratta attualmente a un multiplo di 12 volte il rapporto prezzo/utili previsto a 12 mesi, con un dividend yield del 5,6% e un miglioramento della corporate governance, mentre è oramai evidente che la capacità di DRAM (dynamic random-access memory) e di NAND (Not And) si è ridotta in tutto il settore e la domanda di data center è in ripresa. IEnova, società messicana privata di infrastrutture per l’energia, ha accusato il colpo in borsa a causa delle difficoltà nel rapporto con l’utility pubblica Cfe.

TSMC resta una società eccellente, anche se i risultati sono stati scarsi e le previsioni per l’esercizio 2019 sono state riviste al ribasso, ma la quotazione non ha totalmente risentito di questa situazione. Dati gli elevati livelli delle scorte nel canale di approvvigionamento, si prevede una crescita della domanda di semiconduttori globale (memoria esclusa) dell’1% soltanto e dunque un trend piatto per l’azienda.

In cerca di chiavi di lettura

A metà del 2019 – conclude l’esperto – la chiarezza sul contesto di investimento sembra essere ai minimi assoluti. I mercati obbligazionari hanno registrato un forte rally e la curva dei rendimenti ha subito un’inversione, il che suggerisce una prospettiva ciclica difficile. Al contrario, l’indice MSCI AC World è vicino ai massimi e dunque la fiducia nelle prospettive di crescita futura rimane forte. Forse i mercati valutari possono fornire la chiave di lettura: il dollaro non è riuscito a raggiungere nuovi massimi, contraddicendo le previsioni di molti osservatori del mercato. Infatti, secondo l’indice JPMorgan Emerging Markets Currency Index, il dollaro è ora leggermente più debole rispetto alle valute dei mercati emergenti a oggi. È probabile che le condizioni di liquidità abbiano giocato un ruolo; la Fed sta valutando di tagliare i tassi e la massa monetaria M1 di Pechino ha iniziato a riaccelerare, dunque ci sono segnali che il preventivo allentamento della politica sta macinando un certo successo. Più recentemente, il bitcoin – che alla fine del 2017 ha fatto scendere gli asset rischiosi – si è mosso nettamente al rialzo, insieme all’oro.

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