Mercati emergenti, che cosa aspettarsi per il secondo semestre

Quali sono le prospettive dei mercati emergenti nella seconda metà dell’anno, dopo lo shock subito dalle economie mondiali a causa della pandemia di coronavirus nel primo semestre? Risponde Polina Kurdyavko, Partner e Head of Emerging Markets di BlueBay Asset Management.

Nell’ultimo mese le valute dei mercati emergenti hanno guadagnato il 7% circa rispetto al dollaro (al 17 giugno), è il segnale di un rimbalzo su livelli pre sell-off o dell’inizio di un rally più sostenuto?

È un tema di cui stiamo discutendo molto in BlueBay e ci sono argomenti validi a sostegno di entrambe le tesi. Ritengo che stiamo assistendo all’inizio di una fase di debolezza per il dollaro, un trend che probabilmente continuerà, dato che la Fed manterrà i tassi invariati per i prossimi 2-3 anni, che l’Europa ha gestito il virus meglio degli Stati Uniti e che il differenziale dei tassi tra le due aree si è ridotto e ci stiamo avvicinando al periodo pre-elezioni. Guardando alla crisi del 2008, il dollaro guadagnò circa il 20% nell’ultima parte dell’anno. Questa volta, la forza del dollaro è molto minore. Inoltre, negli ultimi 10 anni, le valute emergenti si sono deprezzate di oltre il 50% rispetto al dollaro, fornendo riparo ai Paesi emergenti e aiutandoli a gestire meglio lo shock derivante dalla crisi da Covid-19.

Le emissioni di titoli di Stato in valuta forte nei mercati emergenti è a livelli record. Si tratta di una notizia positiva o negativa per gli investitori?

Da inizio anno le emissioni da parte dei Paesi emergenti sono pari a circa 350 miliardi di dollari, con una crescita del 15% rispetto al 2019. Si tratta di una buona notizia per l’asset class, dato che ha permesso ad alcuni emittenti sovrani e corporate high yield di accedere al mercato dei finanziamenti e migliorare i loro profili di liquidità. Ha anche migliorato la qualità del credito: l’indice sovrano oggi ha in media un rating investment grade, grazie all’aumento delle emissioni di alta qualità. Tuttavia il rischio è che quando le emissioni sono eccessive – come successo per i mercati sviluppati – si può generare un’indigestione sul lato dell’offerta. In ogni caso, ritengo che una crescita del 10-15% su base annua sia un livello sostenibile per i mercati emergenti.

Guardando ai bond corporate, quali sono le società più resilienti al momento e quali invece stanno mostrando segnali di stress?

Ci sono diversi modi di valutare le società emergenti. Quando guardiamo alla qualità del credito, non sorprende che le aziende più resilienti siano quelle con rating più elevati: a livello regionale, l’Asia resta imbattuta, grazie agli stimoli cinesi di supporto alla liquidità. Anche i Paesi dell’Europa centrale e orientale hanno beneficiato del supporto europeo e di bilanci sovrani sani.
Al contrario, alcuni Paesi dell’America Latina si troveranno probabilmente in difficoltà. A livello settoriale i vincitori sono healthcare, IT e telecomunicazioni, e forse anche carta e cellulosa, beni di consumo e società di estrazione, soprattutto per platino e rame. Tra gli sconfitti invece spicca il settore aereo, anche se questo segmento conta per meno dello 0,5% all’interno dell’indice del debito corporate emergente. Inoltre, indipendentemente dall’area geografica, crediamo che le compagnie petrolifere e del gas private con un’alta leva finanziaria continueranno ad essere messe alla prova nell’attuale contesto. Detto ciò, i livelli di default sono stati sorprendentemente bassi. Da inizio anno il tasso è pari all’1,7%, molto inferiore alla media storica del 3,5%. Ciò a causa del fatto che molte aziende sono tornate a vendere asset e a tagliare i costi per mantenere margini e liquidità su livelli sani nel corso della crisi.

A livello di opportunità nel debito emergente, avete delle preferenze a livello di rating o maturità?

Adottiamo un approccio bilanciato su entrambi gli ambiti. A livello di qualità del credito, tendiamo a sovrappesare da un lato i bond investment grade di alta qualità e dall’altro i titoli che sono scambiati a livelli distressed, dato che il rischio in questo segmento è relativamente limitato a nostro avviso. Parlando invece di maturità, sovrappesiamo generalmente il credito a più breve scadenza, ma anche i bond nel segmento a 30 anni, dato che queste aziende solitamente ricevono maggiore supporto da parte delle compagnie assicurative globali.

Come riassumerebbe la sua view di mercato?

Ritengo che garantirsi dei coupon sicuri debba essere la priorità in questo contesto. Il segmento IG dell’obbligazionario globale in valuta forte sembra essere al momento il meglio posizionato in tal senso. A mio avviso è ugualmente importante minimizzare il livello di rischio nel portafoglio. Sebbene ci siano sempre alcuni fattori di incertezza (come la forma della ripresa), ritengo sia importante gestire il rischio negli ambiti su cui si ha una maggiore visibilità.

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