Mercati emergenti, dalla Fed soffiano venti di supporto

L’atteggiamento accomodante della Fed è di supporto per i mercati emergenti ed evidenzia la volontà di prevenire un eventuale deterioramento dell’attività economica, derivante principalmente dalle tensioni commerciali. E’ l’opinione di Magda Branet, Senior Emerging Markets Fund Manager di Candriam.

“A nostro avviso – spiega l’esperta – le banche centrali di diversi Paesi emergenti seguiranno l’esempio della Fed e allenteranno a loro volta anch’esse la propria politica monetaria. Nei prossimi 3/6 mesi, Brasile, Indonesia, Sudafrica, Malesia o la Repubblica Ceca dovrebbero tagliare i tassi di interesse creando condizioni favorevoli per le obbligazioni emergenti denominate in valuta locale. Ciò dovrebbe contribuire inoltre a porre un limite a un peggioramento delle prospettive di crescita per i mercati emergenti, che alla fine dovrebbe risultare di supporto anche ai bond in valuta forte”.

Prudenza sulla Russia, occhi puntati sulla Turchia

Ovviamente sussiste un certo grado di rischio politico che è parte proprio degli investimenti nei mercati emergenti: “Il pericolo sanzioni, in particolare, è in aumento per un certo numero di Paesi tra cui la Russia e Turchia che sono tra i più rilevanti per il nostro universo di investimento. Siamo prudenti sulla Russia in quanto le obbligazioni in valuta forte non riflettono il rischio di ulteriori sanzioni Usa. Per quanto riguarda la Turchia, gli spread si sono allargati, il che ci dà relativamente maggior conforto sulla capacità del mercato di assorbire uno shock causato da sanzioni. Le tensioni politiche in Medio Oriente potrebbero avere ripercussioni sull’outlook di investimento attraverso un aumento dei prezzi del petrolio, che colpirebbe in modo sproporzionato gli importatori di energia e, cosa ancora più importante, genererebbe pressioni inflazionistiche che potrebbero far deragliare il ciclo di allentamento. Tuttavia, l’indebolimento della domanda globale di energia è un fattore di contro bilanciamento, che, a nostro avviso, quest’anno contribuirà a mantenere i prezzi del petrolio in un range”.

Prosegue Branet: “In valuta locale, preferiamo quei Paesi che hanno spazio per tagliare i tassi, in altre parole quelli con piccoli squilibri esterni e rischi fiscali da bassi a moderati come ad esempio i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, il Perù, il Cile e la maggior parte delle economie asiatiche. In valuta forte, invece, abbiamo selezionato posizioni in crediti sovrani con una traiettoria fiscale in miglioramento, spesso sotto l’egida di un programma del Fmi (Ucraina, Egitto). Tunisia, Pakistan, Sri Lanka sono invece da evitare a nostro avviso, in quanto le dinamiche fiscali stanno peggiorando”.

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