Mercati emergenti, ecco i più colpiti dal crollo dei prezzi del petrolio

“I prezzi del petrolio hanno perso il 36% nel primo semestre del 2020, a causa del calo vertiginoso della domanda di greggio determinato dalla pandemia di Covid-19. Questo non solo porta con sé il rischio di una recessione per i principali Paesi esportatori di petrolio, ma aumenta anche il rischio che il deficit delle partite correnti aumenti in modo significativo”. E’ quanto nota Sabrina Khanniche, Senior Economist di Pictet Asset Management. Di seguito la sua analisi.

Il test di vulnerabilità ai prezzi del petrolio

Il nostro indice della vulnerabilità ai prezzi del petrolio individua Oman, Kazakistan e Colombia come i Paesi più vulnerabili (fig. 1): un periodo prolungato di prezzi bassi comporterebbe un aumento del deficit fiscale e delle partite correnti, il che a sua volta eserciterebbe una pressione al ribasso sulle valute di questi Paesi. Il più vulnerabile, l’Oman, registra un ampio doppio deficit dal 2014.

Non tutti i Paesi sono però colpiti nella stessa misura. Russia e Arabia Saudita, per esempio, risultano le economie meno vulnerabili, in cima alla nostra classifica.

Prezzo di breakeven del petrolio, analisi di un gruppo disomogeneo

Gli esportatori di petrolio potrebbero essere colpiti in maniera diversa dalle oscillazioni del prezzo del petrolio. La loro reazione dipenderà in larga misura dal relativo prezzo di breakeven estero, ovvero il prezzo del petrolio necessario a coprire le spese legate alle importazioni.

• Esportatori di petrolio con un breakeven basso: Iran, Kuwait, Qatar, Russia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti
Questi Paesi mantengono un livello di risparmi alto, come dimostra il surplus del saldo delle partite correnti usato per l’acquisto di asset stranieri. Le partite correnti del Kuwait si sono attestate al 7% del Pil nel 2019, ma sono destinate a un calo netto nel 2020, come illustra la fig. 1 sopra. Un prezzo di breakeven estero inferiore al prezzo attuale del petrolio offre al governo la possibilità di allentare la politica fiscale o di assistere a un apprezzamento della valuta. Questi Paesi rappresentano il 39,4% di tutto il petrolio fornito nel mondo dalle nazioni esportatrici.

• Esportatori di petrolio con un breakeven alto: Algeria, Angola, Colombia, Kazakistan, Nigeria e Oman
Questi Paesi incanalano i proventi del petrolio verso maggiori importazioni. In assenza di riserve finanziarie, corrono il rischio di tagli alla spesa o di un deprezzamento della valuta, soprattutto se il prezzo del petrolio scende al di sotto del prezzo di breakeven estero. I Paesi in questione rappresentano il 9,4% di tutto il petrolio fornito nel mondo dalle nazioni esportatrici.

Il prezzo di breakeven estero globale raggiunse il picco nel 2013, quando il prezzo globale del petrolio salì a 100 dollari al barile (fig. 2).

Tutti i Paesi hanno corretto al ribasso il prezzo di breakeven estero tagliando le spese legate alle importazioni. Il risultato è stato il miglioramento del saldo delle partite correnti dal -1,1% del PIL nel 2015 al 4,8% nel 20185. Chiaramente, il cambiamento è stato più marcato per gli esportatori di petrolio con un breakeven estero elevato.

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