Mercati emergenti, la Cina attesa da un altro anno difficile

A cura del team Mercati Emergenti di Raiffeisen Capital Management

Ad oggi, le probabilità di un anno azionario 2020 ancora una volta positivo nei Paesi emergenti sono decisamente buone. La liquidità delle banche centrali e l’umore positivo degli investitori, però, non basteranno certo da soli. I trend della dinamica economica e degli utili aziendali dovranno muoversi effettivamente al rialzo.

Nel 2019 i mercati sviluppati hanno superato gli emergenti

Nonostante l’impressionante sprint finale, però, su base annua i Paesi emergenti sono rimasti ancora una volta nettamente dietro ai mercati sviluppati. (Indice azionario Msci EM +15,8% vs. +26,1% per l’Msci World). Tuttavia, la crescita di alcuni mercati emergenti, in particolare Russia e Grecia, ha messo in ombra anche i mercati sviluppati.

Gli afflussi di capitale in azioni e obbligazioni dei mercati emergenti sono in pratica rimasti costanti per tutto il quarto trimestre 2019 e nella prima settimana del nuovo anno. Qui s’è evidenziato negli ultimi tempi un crescente interesse nelle obbligazioni in valuta locale.

I mercati emergenti devono prendere decisioni per il 2020. Sino ad ora i corsi sono stati spinti principalmente da fattori tecnici (liquidità delle banche centrali, afflussi di capitale, miglioramento d’umore degli investitori). È poco probabile che ciò sia sufficiente da solo nel lungo termine. Per questo motivo la domanda principale è, quindi, quando e in qual misura saranno seguiti dai fattori d’influenza fondamentali, principalmente gli utili delle imprese.

Il quadro economico resta decisamente variegato. In Asia abbiamo singoli segnali positivi (dati commerciali in Cina, esportazioni sudcoreane, prezzi dei semiconduttori).

Il ciclo industriale dovrebbe essere ora di nuovo orientato al rialzo e parrebbe superato il punto più basso della fase di calo. Il commercio mondiale dovrebbe stabilizzarsi e, a partire dalla primavera/estate, potrebbe far registrare nuovamente leggeri tassi di crescita. Resta però in dubbio quanto robusta e duratura sarà questa ripresa congiunturale.

L’accordo commerciale di “fase 1” è stato firmato, ma la Cina ha davanti un altro anno difficile

In questo senso, dietro all’economia cinese si intravedono già nuovi punti interrogativi: gli effetti degli stimoli fiscali e di politica monetaria, infatti, cominciano già a scemare. La tematica della guerra commerciale dovrebbe essere ormai risolta con la firma dell’accordo commerciale di “fase 1”, avvenuta alla chiusura redazionale. Il mercato condivide in ampia misura la previsione di una leggera ripresa congiunturale nel primo semestre. I mercati, però, potrebbero rapidamente reagire alla pubblicazione delle prospettive sulla crescita economica in Cina nel secondo semestre. In questo contesto non andrebbero ignorati gli appelli urgenti di Pechino che mettono in guardia da un anno decisamente difficile per l’economia.

Mentre continuano i segnali economici ambivalenti, l’andamento dei corsi sui mercati azionari dei Paesi emergenti potrebbe fornire ulteriori indicazioni nelle settimane e mesi a venire. Le probabilità di un decorso ancora migliore della ripresa delle quotazioni saranno buone in caso di un’affermazione senza grandi contraccolpi dei recenti utili di corso per mercati azionari e valute.

Tirando le somme, nei prossimi mesi il percorso di minima resistenza sui mercati azionari emergenti sarà in un primo momento orientato ancora al rialzo. Probabilmente, però, le carte saranno mescolate nuovamente a partire dalla primavera/prima fase dell’estate.

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