Mercati emergenti: un “diamante allo stato grezzo” secondo Artemis

Il 2018 è stato un anno impegnativo per i mercati emergenti, con investitori in fuga per le rimaneggiate aspettative di crescita e le crescenti tensioni per la guerra commerciale. Nel corso dell’anno gli investimenti azionari nei mercati emergenti hanno reso meno degli analoghi investimenti nei mercati sviluppati. Ecco di seguito l’outlook sul comparto di Raheel Altaf, gestore del fondo Artemis Funds (Lux) – Global Emerging Markets.

I timori per il breve termine offuscano le tendenze di lungo termine

A nostro avviso questo è solo un altro esempio di investitori che si avvicinano ai mercati emergenti per motivi tattici, non strategici. In altre parole, quando aumenta la volatilità nei mercati, gli investitori tendono a farsi influenzare dai rischi a breve termine e trascurano le opportunità a lungo termine.

C’è da dire che nel breve periodo non sono mancati i motivi di preoccupazione per i mercati emergenti negli ultimi mesi. Una guerra commerciale, il rallentamento della crescita globale e le incertezze sull’inasprimento monetario sono fattori che si sono aggiunti alla volatilità politica tipica di quelle aree geografiche.

Nel lungo periodo, però, ci sono diverse e ben note tendenze positive che continueranno a sostenere la crescita dei mercati emergenti:

  • sviluppi demografici favorevoli;
  • crescente urbanizzazione con conseguente aumento della produttività;
  • marchi domestici sempre più rilevanti adottati da una classe media in espansione.

Un mercato per gli stock picker

A causa delle incertezze attuali e attese nel breve termine, “la dispersione delle valutazioni” (la varietà di valutazioni fra azioni nei mercati) è prossima ai livelli massimi raggiunti a seguito della crisi finanziaria globale del 2008/2009.

In quello che storicamente è un mercato conveniente, la varietà di valutazioni è ampia. Settori quali quelli dei servizi di comunicazione, informatico e beni di consumo di massa sono ancora affollati e costosi mentre altri, quali quelli finanziario, delle telecomunicazioni e delle utilities passano di mano a forte sconto rispetto al mercato. Questa dispersione offre grandi opportunità all’investitore attivo disciplinato.

Se si considera per esempio il settore automobilistico, si nota che con vendite pari a circa 25 milioni di automobili, la Cina ha sorpassato gli USA ed è diventata già da qualche anno il mercato più grande al mondo. Ultimamente in quel Paese la domanda ha cominciato a rallentare assieme all’economia, facendo cadere le valutazioni delle azioni automobilistiche e creando un’ampia dispersione nel settore, visto che fra le 30 società produttrici di automobili in Cina il multiplo prezzo/utili varia da 4x a 40x.

È evidente il contrasto con il settore automobilistico indiano, che serve un mercato molto più piccolo di circa cinque milioni di automobili all’anno. Le aspettative di crescita sono all’incirca le stesse che per la Cina ma, nonostante tutto, gli investitori prezzano le azioni automobilistiche indiane a livelli più alti perché si tengono alla larga dalla Cina per il rallentamento dell’economia di quest’ultima.

Ciò significa che si possono comprare azioni di società con prospettive di crescita in massima parte simili a multipli di valutazione molto diversi: un rapporto prezzo/utili di 4x in Cina o 20x in India. E se alcuni investitori preferiscono pagare di più per avere maggiori certezze nel breve termine, noi preferiamo investire in un’azione con un prezzo basso ma con utili in via di miglioramento.

Opportunità per gli investitori value

Gli investitori globali non solo sono sottopesati in azioni dei mercati emergenti ma sono ancora più sottopesati in azioni “value” (azioni quotate a prezzi inferiori al loro valore di mercato) nei mercati emergenti. Queste stesse azioni value hanno prodotto rendimenti più elevati delle azioni di crescita l’anno scorso.

Riteniamo che le prospettive per le azioni value stiano migliorando, ecco perché nel fondo Artemis Funds (Lux) – Global Emerging Markets, siamo notevolmente orientati alle società più convenienti. Di conseguenza, abbiamo un’esposizione maggiore verso la Cina (anche con azioni cinesi di classe A) e verso la Turchia, mentre siamo esposti in misura minore alla più popolare – e più costosa – India. In termini di settore, prediligiamo le utilities (elettricità, energie rinnovabili) e altre aziende beneficiarie della spesa infrastrutturale rispetto alle azioni tecnologiche o ad altri costosi settori difensivi.

Il pronunciato rimbalzo del mercato (almeno fino a poco tempo fa) dall’inizio dell’anno è un’ulteriore prova che il timing degli investimenti nei mercati azionari dei paesi emergenti è difficile. Gli investitori hanno ancora una sotto-esposizione ad una regione che offre tendenze positive nel lungo periodo e che è fortemente orientata ai titoli di crescita.

Grazie ad un approccio che predilige il “value investing” in un mercato che presenta la più ampia dispersione delle valutazioni che si sia mai vista da molti anni a questa parte, il nostro fondo è ben posizionato a trarre beneficio dall’avversione al rischio degli altri investitori e dalle prospettive in via di miglioramento delle azioni value. Due terzi delle azioni detenute dal fondo quotano a un rapporto prezzo/utili inferiore a 10x e, nell’insieme, il fondo è scambiato ad uno sconto del 33% rispetto al mercato (prezzo/utili di 7,8 a fronte di un indice di 11,7x), consentendo ai nostri investitori di usufruire di un margine di sicurezza.

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