Mercati emergenti: vincitori e vinti

di Jackie Lafferty, investment analyst sui mercati emergenti di Loomis Sayles

Il 2015 ha avuto un inizio difficile per i mercati emergenti: rialzo dei tassi statunitensi ancora in sospeso, calo dei prezzi delle materie prime, misure di quantitative easing in Europa e rischi idiosincratici delle nazioni hanno tutti inasprito il sentiment degli investitori e causato la salita del dollaro americano. Ciò ha portato a una sostanziale debolezza del cambio valutario nei mercati emergenti, dando una batosta agli investitori basati negli Stati Uniti con esposizione in molti mercati obbligazionari in valuta locale. Nonostante la difficoltà, il credito degli emergenti si è comportato bene e, insieme al debito sovrano degli stessi, ha registrato rendimenti positivi. Il debito dei mercati emergenti in valuta forte è ancora sostenuto dalla politica della banca centrale, la quale continua a essere nel complesso accomodante.

• Negli Stati Uniti, la politica accomodante della Fed è rimasta favorevole per gli emergenti, con i commenti di Janet Yellen che, nel mese di marzo, segnalavano un graduale restringimento della politica monetaria, il quale a sua volta ha incoraggiato la presa di rischio degli investitori

• In Europa, l’aggressivo programma QE con l’acquisto di titoli di stato ha spinto verso il basso i rendimenti dell’eurozona, aumentando l’appealing del debito degli emergenti

• Il contesto disinflazionistico globale, alimentato da una crescita scarsa e dal basso prezzo del petrolio, è stato anch’esso di sostegno al credito degli emergenti, consentendo alle banche centrali di tagliare i tassi o di ritardare i rialzi.

L’importanza della valuta

Il GBI-EM Global Diversified Index di JP Morgan era giù del -3,96% nel 1° trimestre 2015. La componente valutaria dell’indice era giù del -6,33% annullando tutti i guadagni registrati sui mercati obbligazionari locali, che sono cresciuti in generale del 2,53%.

Il Brasile è stato colpito duramente nel primo trimestre, scendendo del -15,33%. A guidare la sottoperformance è stata la rovinosa caduta del real brasiliano, giù del -17%. L’aumentata mancanza di fiducia per il coinvolgimento dell’amministrazione di Dilma Rousseff nello scandalo Petrobas legato alla corruzione, insieme a un’economia stagnante, ha fatto fuggire gli investitori dalla valuta.

Un altro importante underperformer è rappresentato dalla Turchia, giù del -9,59%. La debole performance del paese è stata causata interamente da un calo della lira, giù del -10,11%. La caduta della lira preoccupa l’autonomia della sua Banca centrale in quanto affronta una considerevole pressione politica da parte del presidente della Turchia, Recep Erdogan.

Tra i vincitori, la Russia ha avuto una forte ripresa nel 1° trimestre, su del 15,52%. Il rublo ha guadagnato il 4,38% e le obbligazioni hanno registrato utili a due cifre, su dell’11,91%. La stabilizzazione del prezzo del petrolio, la riduzione delle preoccupazioni geopolitiche riguardo al conflitto con l’Ucraina e un mercato ipervenduto hanno alimentato il rimbalzo del paese nel primo trimestre.

Il Debito sovrano denominato in USD

L’Emerging Markets Bond Index Global (EMBIG) di JP Morgan ha chiuso il trimestre al 2,06%. Continuiamo a notare una divergenza nei rendimenti tra gli investment grade e gli high yield, con la componente dell’indice di maggiore qualità che rende il 2,72% e il segmento high yield che rende lo 0,24%. Il calo dei tassi d’interesse americani durante il primo trimestre ha favorito il segmento di maggiore qualità degli investment grade con più lunga duration ed è stato il maggiore traino per la performance.

In controtendenza è andata la Russia, su dell’11,21% dopo il suo downgrade e la caduta vertiginosa a fine 2014. Notizie positive sui colloqui di pace in Ucraina e una stabilizzazione dei prezzi dell’energia hanno offerto un sollievo al mercato ipervenduto.

La Nigeria, un paese che era stato abbattuto dal tonfo del petrolio del 2014, ha registrato rendimenti positivi nel primo trimestre chiudendo al 2,85%. Sebbene le preoccupazioni per l’instabilità politica e i prezzi del petrolio continuino a stressare il mercato, le obbligazioni nigeriane sono rimbalzate sulla scia delle elezioni presidenziali che hanno segnato la prima consegna pacifica di potere nella storia del paese.

Il peggiore performer del trimestre è stato l’Ucraina, giù del -29,70%. Le preoccupazioni degli investitori sono aumentate alla luce del piano di ristrutturazione del debito estero del paese. A fine marzo, il debito ucraino era scambiato a circa 40 centesimi di dollaro, a indicare un consistente taglio del capitale e la riduzione del pagamento delle cedole.

Il Debito societario emergente denominato in USD

Il Corporate Emerging Bond Index (CEMBI) di JP Morgan ha chiuso al 2,36% nel primo trimestre, con forti risultati da parte sia degli investment grade sia degli high yield, che hanno registrato rispettivamente il 2,39% e il 2,29%.

La Russia ha nuovamente primeggiato negli utili trimestrali rendendo il 12,41%. Mentre gli economisti temono che l’economia della Russia scivoli nella recessione in seguito al basso costo del petrolio e alle sanzioni, le valutazioni attraenti e i bassi livelli di debito del paese recentemente declassato hanno spinto la domanda. La ripresa della Russia ha ampiamente guidato la performance nel settore dei metalli e dei minerali, su del 3,61%, rendendolo il miglior settore dell’indice.

Le Azioni

L’MSCI Emerging Markets Index ha reso il 2,22% alla fine del primo trimestre.

La Cina continua ad avere la migliore performance nel mercato azionario dei mercati emergenti, con lo Shanghai Composite che rende il 15,99% in dollari statunitensi. Mentre gli investitori stranieri continuano ad avere dubbi sulle prospettive di crescita della Cina, gli investitori locali, che hanno fiducia che la politica del governo possa raggiungere gli obiettivi prefissati, continuano a versare denaro nel sistema. L’ampio peso della Cina nell’indice ha mascherato molti mercati in caduta tra gli emergenti, in particolare i mercati europei e latini dove le valute deboli hanno portato a perdite per gli investitori in dollari statunitensi.

Prospettive per quest’anno

Il resto del 2015 si caratterizzerà probabilmente per la differenziazione nei mercati emergenti. Gli investitori temono il rialzo dei tassi Fed, la forza del dollaro statunitense e il basso costo del petrolio, che continueranno probabilmente a creare una dispersione dei rendimenti. Ma ricordatevi – gli andamenti dei mercati emergenti possono variare velocemente, i temi possono rovesciarsi e i vinti di ieri possono essere i vincitori di domani.

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