Mercati finanziari aggrappati a Draghi e alla Cina

A cura di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Management
L’altra sera sera Wall Street nella seconda parte di seduta ha messo a segno un bel rally (+1.8% finale). Certo, non ha recuperato interamente le perdite del giorno prima, e i volumi, pur buoni, sono inferiori a quelli di martedi. Ma l’ U-turn nel sentiment è stato notevole, anche perchè avvenuto in assenza di particolari catalyst, e il VIX è sceso significativamente sotto il livello che avevo indicato come “spartiacque”.
Il Beige book FED ha riportato crescita moderata in tutti i distretti, e attese di un simile andamento nei prossimi mesi. Non sembra che la crisi cinese/emergenti abbia avuto un particolare impatto. Detto ciò, le aziende hanno continuato a lamentarsi del dollaro forte, e, sorprendentemente, alcuni hanno menzionato moderate pressioni salariali. Queste 2 notazioni fanno si che le cause del rally finale di ieri vadano cercate altrove.
A mio modo di vedere, sicuramente un po’ di supporto al mercato viene dall’eccesso di pessimismo registrato da vari indicatori. Avendo già citato il fear/greed index nei giorni scorsi (attualmente posizionato su “extreme fear” al valore di 12) oggi mostro il livello di negatività registrato dalla percentuale di newsletters di Wall Street positive sul mercato (una statistica di Investor Intelligence), ai minimi dal 2009 e 2 standard deviations sotto la media.
Su un sentiment già irrobustito dalla price action, sono impattati i PMI servizi finali di agosto. In Asia spiccano i dati giapponese (53.7 da prec 51.2), indiano (51.8 da prec 50.8) e australiano (55.6 da 54.1), tutti in salita. peraltro, con i mercati cinesi chiusi per festività fino a lunedi, i movimenti sono stati modesti ed erratici, quasi che prima di prendere una direzione i mercati volessero capire cosa succede alla riapertura.
Buone notizie anche in Eurozone, con i PMI in grado di sorprendere il consenso in positivo più o meno ovunque tranne che in Francia.
Ottimo il dato italiano (54.6 da prec 52 e vs attese per 52.5) ai massimi da 5 anni e mezzo, e con il sottoindice occupazionale che torna a mostrare crescita. Per effetto dei servizi, il PMI composite ha a sua volta battuto di parecchio le stime (55 da prec 53.5 e vs attese per 53.1). Sicuramente il turismo ha avuto un ruolo in questa forza, che però resta un ottima notizia. Forte anche il dato spagnolo, che si conferma su livelli elevatissimi (59.6 da 59.7 e vs attese per 59.3). Il dato flash tedesco ha visto una pesante revisione rialzista (da 53.6 a 54.9) che si è riflessa sul composite (55 da 54). Unico neo la revisione al ribasso del dato francese (50.6 da 51.8) a malapena sopra la soglia di contrazione.
I dati relativi all’ Eurozone nel suo complesso (servizi a 54.4 da flash a 54.3 e luglio a 54,  e composite a 54.3 da flash 54.1 e luglio 53.9) mostrano un economia europea che resiste assai bene agli shock delle ultime settimane e un’ attività che si colloca sul livello più elevato da oltre 4 anni, proiettando un +0.4% per il trimestre.
L’entusiasmo dei mercati per i dati è stato inevitabilmente temperato dall’incombere della conference ECB. Timori di una performance deludente da parte di Draghi hanno fatto si che indici azionari e divisa approcciassero l’evento poco distanti dai livelli di apertura.
Tutt’altro. Il Presidente ECB ha esordito annunciando che il Governing Council ha deliberato un aumento dell’ammontare acquistabile per singola emissione dal 25% al 33% (a condizione che ciò non produca un “blocking minority power”). Ciò per offrire al programma la flessibilità necessaria a un implementazione completa. Ma molti vi hanno letto l’intenzione di rimuovere eventuali vincoli ad una modifica in corsa degli ammontari in acquisto.
Dopodichè, Draghi ha sottolineato l’impatto sullo scenario macroeconomico e inflattivo derivanti dal rallentamento di Cina ed Emergenti e dal calo delle commodities (sebbene abbia chiarito che il prezzo basso dell’oil è positivo per i redditi disponibili). Coerentemente, ha sforbiciato le previsioni di crescita e inflazione. Ha aggiunto che i rischi su questo scenario sono al ribasso, anche se ha chiarito che è prematuro concludere se gli effetti di queste influenze esterne saranno duraturi o transitori, per cui il Governing Council non ha intrapreso azioni ma si limita a monitorare molto attentamente la situazione.
Nel corso del Q&A Draghi ha avuto modo di ribadire in vari modi che i recenti eventi costituiscono un inasprimento delle condizioni finanziarie, e ha sottolineato l’importanza del livello della divisa per il funzionamento della politica monetaria.
L’effetto generale è stato quello di rappresentare un Governing Council in allerta e pronto ad agire in tempi brevi per ripristinare il livello di easing desiderato, e contrastare un indesiderato apprezzamento dell’€.
Intuibile il risultato sui mercati, con gli indici azionari in forte progresso, la divisa unica che lascia sul campo quasi un punto percentuale e i rendimenti dei bond europei corsi a prezzare un eventuale incremento degli acquisti.
Ulteriore supporto al sentiment è venuto da dati US, a loro volta migliori delle attese nel complesso:
** un piccolo balzo dei jobless claims li lascia a livelli frizionali.
** Un buon dato di trade deficit di luglio (41.8 bln vs 42.2 attesi ) è però inficiato da una revisione al rialzo del dato di giugno.
** L’ ISM services di agosto è sceso assai meno delle attese (59 vs stime a 58.2) dal livello siderale toccato a luglio (60.3), La forza del settore è confermata dal dato di PMI services (56.1 da 55.2 e vs attese per 55)
Cosi gli indici hanno continuato la loro corsa, prima di ripiegare nel finale al comparire di prese di beneficio. Il risk appetite non si è limitato all’azionario, con buoni recuperi anche su commodities e credito, e volatilità in calo, sebbene il VIX abbia per ora varcato solo marginalmente la soglia di 25. A  Europa chiusa Wall Street iniziava a correggere l’esuberanza iniziale, un po’ perchè la forza del $ non la entusiasma, un po’ perchè era salita di oltre 2 punti tra le ultime 2 ore della seduta di ieri e la prima di quella di oggi.
Chiudo con qualche considerazione:
** Il fatto che l’ECB sembra avere il dito sul grilletto dovrebbe contenere un po’, coeteris paribus, la volatilità sui risk asset europei, che hanno risentito esageratamente degli ultimi eventi in Asia/Emergenti. Parimenti, dovrebbe ridurre la tendenza dell’€ a salire nelle fasi di risk adversion, visto che in quei frangenti il mercato che andrà a prezzare un aumento del QE.
** Domani abbiamo il labour markert report di agosto, ultimo dato di peso prima del FOMC del 17 Settembre, e quindi rilevante per le residue probabilità di una mossa. Ma quali sono veramente le possibilità di vedere una Yellen che alza i tassi tra 2 settimane, con un Draghi cosi preoccupato e accomodante? La divergenza tra le stance di politica monetaria sarebbe tale da produrre, nel breve, un collasso dell’ €/$, uno sviluppo alquanto indigesto per la FED. Direi che le probabilità di una mossa si riducono ulteriormente.
** Da qualche giorno sto osservando, come potenziale termometro della situazione in Cina, il future sul rame. Se la performance odierna è per ovvii motivi robusta, in realtà il contratto sembra essere entrato già da alcuni giorni in una fase di bottom di breve. Ciò potrebbe indicare un mero esaurimento di una fase tecnica, ma potrebbe anche costituire un segnale che la domanda dalla Cina si sta riprendendo, insieme con l’economia locale. Stiamo a vedere.

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