Mercati finanziari in una “Toy Story”

A cura di Aqa Capital

«Buzz Lightyear: Sono… cannibali!
Woody: Aaah!
Buzz Lightyear: May day! May day! Buzz Lightyear a Comando Stellare! Comando Stellare, mi ricevete? Passo! Da questo momento, ho tolto la sicura al laser!
Woody: Bravo, perfetto! Così li facciamo secchi con la luce della lampadina!»

Tratto da Toy Story – Il mondo dei giocattoli di John Lasseter

«May day! May day!»: mancano meno di dieci giorni per capire cosa ne sarà della Brexit

I riflettori adesso sono puntati sul 10 aprile, la data in cui è stato convocato il prossimo Consiglio europeo per discutere la questione.

Passando dalla Gran Bretagna all’Oriente è meglio rimettere «la sicura al laser»: dalla Cina non arriva alcun «May day!»

L’indice Pmi manifatturiero relativo al mese di marzo ha evidenziato un netto rimbalzo raggiungendo il massimo degli ultimi sei mesi: 50,5 da 49,2 di febbraio. È stato inoltre pubblicato il Caixin Markit China, sempre relativo al Pmi manifatturiero, salito a sua volta a 50,8 a marzo da 49,9 del mese precedente. Si tratta della prima crescita negli ultimi quattro mesi. I numeri hanno rassicurato gli operatori che temevano un rallentamento significativo della seconda più grande economia al mondo a causa, soprattutto, della guerra commerciale con gli Stati Uniti. La Cina ha fatto sapere che prosegue la sospensione dei dazi su auto e componenti importati dagli Usa, al fine di creare un’atmosfera ottimale per il dialogo con gli States. Mentre venerdì scorso il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, ha twittato: «Conclusi colloqui commerciali costruttivi a Pechino». Questa settimana è previsto un nuovo giro di consultazioni a Washington.

E l’Europa? Presto per lanciare un «May day!», ma i dati del Vecchio Continente non sono rassicuranti

L’indice Pmi manifatturiero italiano è calato a marzo per il sesto mese consecutivo a 47,4 punti, in discesa rispetto ai 47,7 di febbraio. In Francia il dato è passato a 49,7 da 51,5 precedenti, in Germania a 44,1 da 47,6. Considerando l’indice Pmi dell’Eurozona si scende dai 49,3 punti di febbraio ai 47,5 di marzo. La debolezza europea deriva soprattutto dai beni intermedi e di investimento. In entrambi i casi è stato riportato un forte peggioramento, in netto contrasto con quanto registrato nel settore dei beni di consumo dove, anche se contenuto, è stato evidenziato un rialzo. Ma c’è anche una nota positiva per l’Europa: la debolezza dell’inflazione potrebbe spingere la Bce a procedere sulla via di una politica monetaria espansiva, la quale sarebbe accolta positivamente dai mercati.

Facendo un zoom sull’Italia, l’Ocse torna a lanciare il «May day!» sulla crescita a pochi giorni dalla scrittura del Documento di economia e finanza. Il segretario dell’organizzazione, Angel Gurrìa, dopo aver confermato la stima di un -0,2% del Pil per quest’anno (il segno positivo tornerà nel 2020) ha detto che il Paese è «ufficialmente in stallo». Netta è la bocciatura di quota 100: «Rallenterà la crescita nel medio termine, riducendo l’occupazione tra le persone anziane e, se non applicata in modo equo sotto il profilo attuariale, accrescerà la diseguaglianza generazionale e farà aumentare il debito pubblico». L’analisi ha suscitato le ire del vicepremier italiano Luigi Di Maio, che ha parlato di «intromissioni» da parte dell’Ocse.

 

Ma per l’Italia è quasi «May day!» anche sul fronte del lavoro

Torna infatti a salire la disoccupazione, che a febbraio arriva al 10,7%, in aumento di 0,1 punti. È la situazione rivelata dai dati provvisori dell’Istat. Le persone in cerca di occupazione aumentano di 34 mila unità (+1,2%), per un totale pari a 2 milioni 771 mila. Su base annua, invece, il numero dei senza lavoro è in calo (-1,4%). Facendo un paragone tra l’attuale tasso di disoccupazione e il minimo pre-crisi (5,8% ad aprile 2007), emerge come il dato sia ancora superiore di quasi 5 punti percentuali.

L’Eurostat ha invece aggiornato i numeri relativi all’Eurozona: la disoccupazione a febbraio rimane stabile su base mensile al 7,8%, ed è in calo rispetto allo stesso mese dello scorso anno (8,5%). Nell’intera Ue la percentuale dei senza lavoro rimane al 6,5%.

I mercati, inondati da dati contrastanti, alla fine hanno dato più importanza alle notizie positive.

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