Mercati finanziari, la quiete prima della tempesta?

A cura di Vincent Mivelaz, analista di Swissquote  

Calma apparente sui mercati finanziari

Gli scambi sul valutario rimangono sotto scacco sia a causa delle negoziazioni cino-statunitensi che della Brexit mentre il calo del dato degli ordini industriali di febbraio in Germania ha avuto un impatto significativo sugli indici. In base alle ultime indiscrezioni, sembrerebbe che il Presidente Usa Trump e il vicepremier cinese Liu He si debbano incontrare oggi per trarre le conclusioni finali sull’accordo commerciale definitivo prima dell’atteso incontro tra il Presidente Usa e quello cinese Xi Jinping annunciato per oggi.

A dire il vero, pare che gli Stati Uniti abbiano finalmente temperato i toni riuscendo in tal modo a fornire alla Cina una data più realistica (intorno al 2025) per l’avvio delle sanzioni obbligatorie, con ciò concedendo di fatto un lasso di tempo maggiore affinchè Pechino possa implementare le riforme strutturali necessarie richieste da Washington. Un elemento positivo di cui ha indubbiamente beneficiato il mercato.

Da seguire con interesse anche il rialzo della sterlina contro il dollaro Usa (+1,06% queta settimana) a dispetto dei rischi via via crescenti di una Brexit dura e senza accordi. Nonostante la deadline ravvicinata del 12 aprile, i parlamentari di Sua Maestà hanno votato nuovamente contro il piano di ritiro presentato dalla May e anche un secondo tentativo di trovare una linea comune alternativa è fallito.

Nemmeno la richiesta di un periodo di estensione dei negoziati ha chances di vedere la luce e pertanto rimaniamo molto guardinghi nei confronti di quello che potrebbe essere il prossimo risultato,pur tuttavia,  considerando che le elezioni europee del 26 maggio si avvicinano e secondo lo status quo il Regno Unito ad oggi dovrebbe prenderne parte nonché contribuire al budget comunitario, riteniamo che questa circostanza possa essere letta come un vero e proprio game changer per accelerare la decisione e capire se gli anglosassoni preferiranno chiedere un’ulteriore estensione per contrattare l’uscita o se vireranno una volta per tutte verso Hard Brexit.

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