Mercati finanziari: un po’ di calma (ma non troppo) dopo la tempesta

Si stemperano le tensioni sui mercati finanziari grazie ad un fixing da parte dela PboC , la banca centrale cinese, leggermente più elevato (6,9683 yuan per dollaro) non sufficiente comunque a ricondurre lo yuan, la divisa cinese, nei ranghi (siamo attualmente a 7,03).

“I sintomi di un malessere diffuso sul comparto finanziario sono quanto mai diffusi – avvertono gli analisti di Wings Partners Sim – dal costante incremeto della quotazione dei titoli di Stato (il decennale americano si porta a 1,7142% mentre il decennale tedesco scava ulteriormente in negativo a -0,52%) alla fuga verso strumenti alternativi, dall’oro che ieri in serata si porta pericolosamente vicino a quota 1.500 dollari per oncia fino al Bitcoin che si scrolla di dosso la recente debolezza per tornare a negoziare in area 12.000 dollari”.

Di poco aiuto anche i dati macro, che se in Cina rivelano, attraverso l’indice Caixin, un settore servizi che sembra iniziare a partecipare alla debolezza già da tempo espressa dal manifatturiero (51,6 a luglio contro 52,0 atteso), in Usa colgono di sorpresa con un indice ISM del settore servizi a luglio che è il più debole dal 2016 con oltretutto le aspettative di business che toccano un minimo record. Insomma, adesso di nuovo la palla passa alle banche centrali (invariati i tassi in Australia stanotte in attesa dela Nuova Zelanda), compresa quella americana (con ben 100 bps di tagli ai tassi scontati dal mercato da qui al primo trimestre 2020) in quello che è ormai il costante balletto tra tariffe ed alelntamento monetario, come ben stigmatizzato dalla matrice stilata recentemente da BofA-Merril Linch.

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