Mfs, per la Fed ancora un paio di rialzi nel 2018

A cura di Mfs
L’MFS Fixed Income Strategy Group, costituito dai gestori senior di diverse classi di asset a reddito fsso, ha espresso la convinzione che i tassi d’interesse Usa siano destinati ad aumentare modestamente. La crescita globale accelera mentre diminuisce la disinflazione. La crescita globale è stata straordinariamente resiliente e le spinte disinflazionistiche sono in larga parte diminuite. Sono aumentate le probabilità di un incremento dell’inflazione globale superiore alle aspettative, che non rappresenta, tuttavia, il nostro scenario principale. Di conseguenza, è probabile che prosegua una crescita del PIL nominale lordo globale superiore al trend (ossia una reflazione), alimentando una pressione al rialzo sui
rendimenti.

Probabile una politica fiscale più espansiva. Sul fronte della politica fscale, una riduzione delle tasse e la riforma delle imposte per le imprese appaiono più probabili oggi di quanto si aspettassero i mercati all’inizio dell’anno. E se è vero che l’approvazione di un pacchetto fscale non offrirebbe una grande spinta alla crescita, avrebbe comunque l’effetto di spostare l’interesse del mercato su attività più rischiose e rendimenti più alti sui Treasury.
A prescindere dalla nuova legislazione, gli stimoli fscali e la ricostruzione privata dopo le distruzioni arrecate dagli uragani Harvey e Irma offriranno una spinta di breve periodo all’attività economica. In assenza di riforme fscali, prevediamo una crescita moderata. Al di là del breve periodo e in assenza di riforme fscali, è probabile che la crescita USA languisca attorno al 2% e che i tassi rimangano su livelli storicamente molto bassi per il resto del ciclo economico.
Previsti ulteriori rialzi dei tassi. Nonostante la debolezza dell’inflazione dei prezzi al consumo, la Federal Reserve (Fed) statunitense, dopo dicembre, a nostro avviso, aumenterà i tassi altre 1-2 volte nei prossimi 12 mesi. Tuttavia, l’avvento di un nuovo presidente della Fed, insieme a diversi nuovi membri nel Consiglio dei Governatori, rischia di spingere la banca centrale verso un orientamento meno distensivo.
Improbabile che si raggiunga l’obiettivo di tassi. Al di là dei prossimi 12 mesi, è improbabile che la Fed aumenti i tassi fno all’obiettivo del 2,75%, il livello al quale i membri della Fed proiettano attualmente la fine del ciclo restrittivo, a meno che la produttività non dovesse registrare un signifcativo rimbalzo dai ritmi decisamente modesti che registra dalla fne della crisi fnanziaria globale. Dal momento che le spese per investimenti restano storicamente anemiche, le prospettive di una ripresa della produttività appaiono remote.
Rischio di errori politici? Tuttavia, se la Fed continuasse a rialzare i tassi al ritmo di 75 punti base l’anno, soprattutto in presenza di un’inflazione modesta, è probabile che il mercato inizi a temere che la banca centrale faccia l’errore di inasprire eccessivamente la politica monetaria. Un simile errore comprometterebbe il ciclo economico a fne 2018 o per il 2019.
I mercati potrebbero rivedere i valori degli asset post-QE. Man mano che si avvicina il picco del processo di quantitative easing (QE) globale – atteso per la seconda metà del 2018, quando la Fed raggiungerà il culmine del processo di riduzione del bilancio, la Banca Centrale Europea avrà ridotto quasi a zero il suo QE e la Bank of Japan giungerà alla fase fnale del suo programma di QE – i mercati potrebbero essere pronti a riconsiderare con decisione la liquidità globale e la sostenibilità delle valutazioni elevate degli asset. Tuttavia, fattori meramente tecnici e largamente annunciati potrebbero non avere un effetto duraturo sui tassi, soprattutto poiché la domanda di titoli di Stato continuerà a superare l’offerta, anche durante il lento processo di inversione di rotta dei programmi QE.
Conclusioni. Tenendo in considerazione questi fattori, prevediamo una modesta pressione al rialzo sui tassi USA nei prossimi mesi, ma ci attendiamo che i rendimenti rimangano piuttosto modesti in termini storici.

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