Minibot, i dubbi sono molti

L’idea dei minibot solleva diverse domande

“Fondamentalmente, il concetto di formalizzare l’ampio inventario di arretrati non è necessariamente negativo, e l’idea di offrire titoli a breve termine ai creditori ha probabilmente un certo senso. Non è chiaro però in che modo questi titoli sarebbero trattati ai fini della misurazione del debito pubblico, ma ci aspettiamo una posizione di disaccordo da parte della Commissione Europea se l’obiettivo fosse quello di eludere, in qualche modo, le regole di bilancio della zona euro”. Ad affermarlo è Adrian Hilton, Head of global rates & currency di Columbia Threadneedle Investments, che di seguito dettaglia la propria view.

L’Eurosistema rimane l’unico fornitore autorizzato di valuta, e i minibot non sembrerebbero una valuta parallela – certamente non in senso giuridico. Ma anche al di là di questo, il fatto che i minibot non sarebbero bancabili li renderebbe comunque una valuta imperfetta. Questa misura ci sembrerebbe quindi più vicina ad un modo di cartolarizzare i crediti futuri. Non una cattiva idea in sé, ma rimane il fatto che non sarebbero una valuta.

Poi c’è l’impatto fiscale

Il governo italiano dovrebbe emettere minibot a sconto (perché ci dovrebbe comunque essere un incentivo per accettarli, a meno che non diventino l’unico modo per pagare le tasse) ma riscattarli alla pari al posto delle tasse, bloccando un costo e una riserva di liquidità.

Pensiamo che questa proposta sia riemersa in parte perché è stata fatta un po’ di confusione tra la proposta sensata di cartolarizzare debiti commerciali in sospeso e le intenzioni forse più maliziose di coloro che, in Italia, cercano di innescare conflitti con la Commissione Europea e gettare i semi di un’eventuale uscita dall’Eurozona. Quest’ultimo obiettivo potrebbe certamente essere raggiunto tentando di competere con l’euro attraverso l’introduzione di una valuta nazionale. Ma tale rottura – non da ultimo attraverso la fuga di capitali su larga scala – potrebbe essere così tanto dolorosa che in pochi la vorrebbero realmente sperimentare.

In questo contesto, rimaniamo, come la maggior parte degli investitori, neutrali sulle obbligazioni italiane

La nostra ipotesi di base rimane che l’uscita italiana dall’euro sia improbabile, ma l’aumento della volatilità sotto questo governo giustifica un premio di rendimento molto più alto e rimaniamo selettivi.

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