Mps torna sotto i riflettori a Piazza Affari

Mps (1,85 miliardi di capitalizzazione a Piazza Affari) che potrebbe dover ancora lasciar raffreddare le quotazioni dopo il balzo del 40% in pochissime sedute legato al re-rating da parte di Moody’s, che prima ha alzato il rating “standalone” della banca da “caa1” a “b3” con un outlook portato a sua volta da “negativo” a “positivo”, poi ha anche elevato a “Aa3” da “A1” i rating assegnati a obbligazioni garantite da ipoteca emesse dalla banca e migliorato anche il giudizio sul debito subordinato da “Caa2” a “Caa1”.

Il prezzo di Mps in Borsa è così passato dagli 1,35 euro della chiusura del 6 gennaio a un picco di 1,72 euro venerdì sera, prima di ridiscendere sugli 1,62 euro per azione visti in apertura stamane, il tutto tra volumi in netta crescita soprattutto nella fase di ascesa delle quotazioni, cosa che appare indicativa della scarsa presenza del titolo nei portafogli istituzionali (e non potrebbe essere altrimenti, col Tesoro tuttora socio al 68% e che parrebbe destinato a restare tale almeno fino al prossimo anno).

Il miglioramento del merito di credito tiene già conto della revisione (negativa) delle Dta annunciata dall’istituto e che comporterà una chiusura in rosso anche del bilancio dello scorso esercizio, ma secondo Moody’s “non modifica la visione sull’affidabilità creditizia del Monte dei Paschi, dal momento che le Dta sono già detratte dai coefficienti patrimoniali e pertanto la loro svalutazione non rappresenta un cambiamento nella capacità della banca di assorbire perdite impreviste”. Un giudizio che accoglie dunque quanto precisato dall’istituto senese, ossia che la manovra contabile “non ha alcun impatto sull’andamento della gestione caratteristica del gruppo Mps”.

Gestione che dà finalmente segnali di ripresa, tanto che il risultato operativo netto (prima delle componenti non operative e delle imposte) stimato per l’intero 2019 resta “sostanzialmente in linea con quanto realizzato nel corso del precedente esercizio, recuperando il gap negativo registrato nei primi tre trimestri dell’anno rispetto al medesimo periodo del 2018” notano gli uomini di Moody’s. La via della ripresa non è comunque detto si riveli un percorso lineare e privo di ostacoli: di fatto il consenso, che per il 2019 finora prevedeva (senza considerare la revisione delle Dta) un utile netto di 213,6 milioni, si attende per il 2020 un calo dell’utile netto a 147,2 milioni e una successiva risalita a 295,2 milioni nel 2021 e a 388 milioni nel 2022.

Se il peggio appare alle spalle e la banca guidata da Marco Morelli pare avviata ad un graduale recupero di redditività, si attende la conclusione del processo di de-risking, legata in particolare al deconsolidamento di un pacchetto da circa 10 miliardi di Npe per il quale Tesoro, banca e Commissione Ue stanno parlandosi e che una volta realizzato riporterà sotto la soglia del 5% il rapporto Npe/crediti totali. Impossibile stimare i tempi, come ha ribadito un portavoce della Commissione Ue, ma una volta ottenuto il via libera i crediti dovrebbero essere ceduti (come già avvenuto nel caso di Banca Carige, anche se per una cifra molto più contenuta ossia  2,8 miliardi lordi ceduti per 1 miliardo netto) ad Amco (la ex Sga).

Sarà quindi importante capire non solo la tempistica ma anche i prezzi a cui l’operazione potrà chiudersi per valutare la necessità di ulteriori mezzi freschi. La decisione di Moody’s di migliorare il merito creditizio di Siena è comunque importante perché potrebbe facilitare un ritorno dell’istituto sul mercato primario, da cui è assente dal luglio dello scorso anno, quando collocò un bond subordinato Tier2 da 300 milioni di euro, e anche così consentire al Tesoro di rispettare i tempi previsti per l’uscita dal capitale di Mps (fine 2021, ma il piano di exit, atteso entro dicembre, deve ancora essere consegnato alla Commissione Ue).

L’opinione degli analisti su MPS

Detto che gli analisti fondamentali restano prudenti (sette report sul titolo e sette giudizi neutrali) e che il consenso per ora fissa in 1,46 euro il prezzo obiettivo di Mps (circa un 10% al di sotto dei livelli correnti delle quotazioni), il balzo in avanti del titolo ha fatto scattare segnali fortemente rialzisti sotto il profilo del quadro tecnico di brevissimo, breve e medio periodo. Ulteriore conferma alla positività di breve periodo viene data dalla posizione della chiusura sopra la media mobile veloce oltre che quella lenta e finché il prezzo rimarrà sopra le due medie (e queste procederanno distaccate al rialzo) il trend apparirà ben definito.

Il quadro tecnico di Mps

Lo Stocastico si trova nella parte alta della sua fascia di oscillazione confermando il trend secondario in atto ma anche l’attuale fase di ipercomprato, mentre l’indicatore di forza relativa (Rsi) sfiora a sua volta l’ipercomprato e suggerisce di attendere l’evolversi della situazione. In caso di ripresa del trend ascendente, come sembrerebbe indicare il rimbalzo seguito all’apertura che stamane sta riportando Mps in area 1,68, il primo obiettivo è indicato in area 1,81 euro per azione, cui potrebbe seguire un’estensione del rialzo a 1,85 euro. All’opposto in caso di nuove prese di profitto, i supporti più immediati sono proprio in area 1,60-1,63 e se forati potrebbero favorire un’accelerazione al ribasso sino in area 1,53.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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