Mutui: ecco lo spaccato della domanda che cresce

I segnali di ripartenza sul mercato del credito sono sempre più evidenti. Le erogazioni sono in aumento da quasi due anni e nel secondo e terzo trimestre del 2015 hanno superato i 10 miliardi di euro. Questo trend è suffragato anche dalle performance positive riscontrate mensilmente, che vedono incrementi importanti a partire dalla metà del 2014 e volumi raddoppiati dall’estate scorsa.
La domanda di mutui da parte delle famiglie è in crescita da due anni e mezzo e la Banca Centrale Europea sta operando ormai da tempo per sostenere le erogazioni di finanziamenti sia alle famiglie sia per le imprese. Il settore però rimane condizionato dalla situazione economica e finanziaria del nostro Paese e dell’intera Eurozona, sarà perciò determinante l’andamento del mercato del lavoro e, di conseguenza, il clima di fiducia delle famiglie.
L’offerta bancaria è in miglioramento, si registrano infatti riduzioni degli spread sui mutui destinati alla prima abitazione e con bassa percentuale di intervento sul valore dell’immobile. Le politiche di erogazione sono più morbide ma sempre prudenziali e la qualità del portafoglio degli istituti è un fattore determinate che condiziona le scelte di erogazione.
In questo contesto risulta significativa l’analisi del mutuatario elaborata dal Gruppo Tecnocasa, che verterà sulla seconda metà del 2015 e prenderà in esame parametri quali area di provenienza, età anagrafica e professione di coloro che hanno sottoscritto un finanziamento ipotecario attraverso le agenzie a marchio Kìron ed Epicas.
Nel nostro Paese vengono finanziati principalmente cittadini italiani, infatti l’85,4% dei mutui è stato erogato a persone di origine italiana. Poco più del 10% è rappresentato da cittadini di altri Paesi del Vecchio Continente e il 3,9% da immigrati extra-europei, ma entrambe le percentuali sono in aumento rispetto al secondo semestre 2014. Dai dati raccolti si evince che la maggior parte degli stranieri non europei proviene dall’America Centro-Meridionale, seguiti dagli asiatici e dagli africani.
Osservando la provenienza del mutuatario nell’ambito delle macroaree italiane e confrontando i risultati tra loro, si evince che gli istituti di credito tendono a finanziare i cittadini non italiani maggiormente nel Nord Italia. In particolare emerge la quota di stranieri finanziati nel Nord-Est, che rappresentano un terzo del totale della macroarea.
L’età media di chi ha sottoscritto un mutuo nel secondo semestre 2015 è 39,1 anni. L’analisi per fasce d’età mostra come sia la popolazione più giovane a fare un maggior ricorso al mutuo e, in generale, la percentuale decresce con l’aumentare dell’età. C’è una leggera preponderanza degli under 35 rispetto ai 35-44enni: la prima fascia incide per il 37,1%, quella più grande pesa invece il 36,5%.
Confrontando la classe d’età del mutuatario con la macroarea di riferimento, si nota come vi siano alcune differenze geografiche. Con il 41% circa, il Nord Italia ha la quota più alta di under 35 tra tutte le macroaree, mentre le Isole si caratterizzano per una percentuale più alta delle classi di età medio-alte: i 45-54enni sono il 21,5% (a fronte del 18,4% a livello nazionale) e i 55-64enni pesano per il 12,3% (6,9% a livello Italia). Non si registrano, invece, particolari differenze nella classe di età compresa tra 35 e 44 anni: il Nord-Est si mantiene sui livelli nazionali, mentre il Centro e il Sud sono di poco superiori (39%). Da segnalare che nel Mezzogiorno la quota di over 65 è doppia rispetto al dato nazionale (2,1% vs 1,1%). Le aree nelle quali si accede al finanziamento in età più avanzata sono tendenzialmente quelle centro-meridionali, dove si superano i 40 anni: l’Italia Centrale si ferma a 40,2 anni, nel Sud si toccano 40 anni e mezzo, mentre tra Sicilia e Sardegna si supera addirittura la barriera dei 41 anni. Nel Nord Italia, invece, si stipula il mutuo in età più giovane, al di sotto della media nazionale, intorno ai 38 anni.
Un ulteriore indice analizzato è quello relativo alla professione del mutuatario, da cui emerge che la sicurezza economica è tra gli elementi fondamentali richiesti dagli istituti di credito per erogare un finanziamento. Tale caratteristica identifica l’89,3% del campione (dipendenti a tempo indeterminato e pensionati), a fronte del 7,4% di chi ha un contratto di lavoro flessibile (liberi professionisti/lavoratori autonomi e titolari d’azienda). I lavoratori a tempo determinato, invece, pesano per il 2,2%.
La tendenza a finanziare redditi certi è in linea alla media nazionale nel Nord-Ovest, è invece più alta nel Nord-Est, dove tocca quasi il 91%, e più bassa nel Centro e nelle Isole (86,5%). Nelle Isole, invece, si riscontra la minor incidenza di dipendenti a tempo indeterminato (81,9%) e la maggiore percentuale sia di pensionati (4,6%) sia di lavoratori autonomi (6%, al pari dell’Italia Centrale).

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