Nel vortice della volatilità

a cura di Anima Sgr

Da circa due mesi la volatilità è tornata ad essere la vera “star”, soprattutto sui rendimenti dei titoli di stato della Periferia e da quanto stiamo assistendo è probabile un’estate calda in generale per i mercati finanziari, in particolare per quelli obbligazionari. Complice, qui sta il paradosso, proprio il successo del Quantitative Easing della Banca centrale europea avviato a partire dal 9 marzo, che se in prima battuta ha supportato l’accelerazione delle Borse del Vecchio Continente e poi favorito il tanto atteso ritorno dell’inflazione nell’Eurozona, sta però anche comportando un aggiustamento dei prezzi e quindi delle aspettative degli investitori. Nel mese di maggio, a riprova, l’inflazione ha registrato un rialzo pari allo 0,3%, superiore alle aspettative, con l’inflazione core (cioè al netto della componente alimentari ed energia), che ha segnato un +0,9% (contro un atteso +0,7%).

I mercati stanno cioè cercando di ritrovare un nuovo equilibrio per adattarsi a questo scenario di miglioramento delle prospettive di inflazione. Di qui i recenti forti movimenti sul reddito fisso dell’Eurozona, con i tassi dei titoli governativi che stanno continuando a salire e le vendite sui titoli di stato che faticano ad arrestarsi. In particolare, per effetto della ripresa delle aspettative di inflazione il rendimento del decennale tedesco ha raggiunto la soglia psicologica dell’1% da 0%, toccando livelli che non venivano raggiunti dal settembre del 2014, con un effetto generalizzato sui rendimenti degli altri titoli governativi europei, di cui hanno risentito anche i btp decennali che hanno superato il tetto del 2% (quindi i fondamentali dell’Italia non c’entrano). In sintesi si sta scommettendo sulla ripresa dei prezzi e sulla possibile chiusura del Qe da parte della Bce, prima del termine dichiarato di settembre del 2016, oltre che sulla ripresa dell’euro che, se pur a fasi alterne, ha recuperato terreno sul dollaro. In più, l’avvio del Qe ha ridotto ulteriormente la già scarsa liquidità presente sui mercati obbligazionari, rendendo più difficile scambiare i bond e accentuando la correzione. Un contesto con il quale però occorre fare i conti inevitabilmente. Draghi, tra l’altro, riguardo all’inflazione ha rivisto al rialzo le stime per quest’anno, indicando che l’indice dei prezzi al consumo salirà dello 0,3%, lasciando invece identiche le stime per il 2016 (+1,5%) e per il 2017 (+1,8%). Nel breve termine, inoltre, a contribuire al nervosismo sui mercati, va ricordato che la Grecia resta il sorvegliato speciale, in quanto allo stato attuale rimane ancora aperta l’incognita legata al lungo negoziato fra il governo greco e i vertici europei (Bce, Commissione Ue e Fondo monetario internazionale) per evitare il default. Il team gestionale di Anima ritiene che anche un eventuale “Grexit”, ovvero l’uscita dall’Euro del governo ellenico, impatterà nell’immediato comportando ribassi sui mercati del Vecchio Continente, senza però muoverli nel lungo periodo.

MERCATI OBBLIGAZIONARI

Favorevoli alle asset class più rischiose Nonostante i trend degli ultimi trimestri e lo scollamento fra valutazioni e fondamentali riscontrato in diversi segmenti del mercato obbligazionario, la visione del team gestionale di Anima resta sostanzialmente la stessa, supportata al momento dalle conferme sulle aspettative relative alla crescita economica nell’Eurozona e alle decisioni di politica monetaria. Pertanto, conserviamo un giudizio costruttivo sui comparti obbligazionari percepiti oggi come più rischiosi, ovvero i titoli governativi dei paesi periferici – in particolare quelli italiani legati all’inflazione (inflation linked) – e le obbligazioni societarie, specialmente l’asset class degli high yield, su cui ancora puntiamo all’interno dei nostri fondi obbligazionari.

MERCATI AZIONARI

Europa: giudizio positivo intatto Grazie soprattutto all’impatto positivo del Quantitative easing messo in atto dalla Bce, sono sempre più significative le evidenze a supporto della tesi che l’uscita dal tunnel della recessione sia più vicina nell’area Euro, così come in Italia e ciò nonostante Draghi abbia precisato che si sia verificata “una qualche marginale perdita di slancio della ripresa che dipende soprattutto da fattori esterni, come il rallentamento dei mercati emergenti”; in ogni caso, anche Draghi ha evidenziato come la domanda interna stia migliorando. Gli economisti della Bce prevedono una crescita del Pil nell’ordine dell’1,5% nel 2015, dell’1,9% nel 2016 e del 2% nel 2017.

A ciò va aggiunto che dopo quattro anni di delusioni, le ultime due trimestrali hanno finalmente mostrato un moderato miglioramento degli utili aziendali nel mercato europeo. In particolare, nel I trimestre del 2015 il valore aggregato degli utili aziendali in Europa ha battuto del 10% le stime attese dal consensus (si tratta del miglior dato degli ultimi 5 anni).

Perciò, sulla base di queste evidenze rinnoviamo la nostra visione che il deprezzamento dell’Euro, insieme al basso livello dei tassi di interesse ed al minor costo delle materie prime e del petrolio sostengano il ciclo di revisioni positive delle stime, elemento quest’ultimo che riteniamo determinante nel guidare il rendimento sul mercato azionario in Europa. E’ ancora quindi presente la combinazione di questi fattori positivi, ma alla luce del riaccendersi della volatilità la scelta di ANIMA si conferma quella di mantenere sui mercati azionari una visione neutrale, continuando all’interno dei suoi fondi a privilegiare le Borse europee.

In merito al posizionamento dei fondi europei, il sovrappeso è rinnovato per il comparto bancario – soprattutto sui titoli delle banche dell’Area Euro viste le attese positive sulla ripresa economica domestica – e anche sul settore tecnologico, alla luce delle recenti opportunità di consolidamento e di M&A all’interno del comparto. Giudizio ancora a favore del settore farmaceutico e invece sempre negativo per il comparto degli industriali.

Usa: ancora cautela Il prossimo meeting della Fed si svolgerà il 16 e il 17 giugno, ma dopo la frenata del Pil americano nel I trimestre – con una crescita dello 0,2% contro l’atteso 1% – e un’inflazione ancora lontana dall’auspicato 2%, è difficile che si decida di optare per il tanto atteso rialzo dei tassi di interesse già in occasione di questa riunione. Tuttavia, nonostante i massimi toccati dallo S&P500, l’orientamento di ANIMA su questo mercato resta di prudenza, considerando nel futuro prossimo la politica monetaria più restrittiva, le valutazioni ormai troppo elevate e le stime sugli utili per il 2015, che hanno subito revisioni al ribasso significative a causa del rafforzamento del dollaro.

Italia: la ripresa sempre più vicina Nonostante le turbolenze degli ultimi tempi l’indice di Piazza Affari da gennaio è salito nell’ordine del 22% contro l’Europa che invece è intorno a quota 12%. La Borsa italiana, nonostante le valutazioni non risultino più a buon mercato come un tempo, per il team gestionale di Anima resta tra le più promettenti per i prossimi mesi, a maggior ragione se gli utili delle società conosceranno il circolo virtuoso che ci si aspetta. Inoltre, vanno sottolineati i primi concreti segnali di ripresa del contesto macro: anche se occorrerà attendere i dati relativi al II trimestre per confermare di aver intrapreso realmente l’uscita dalla recessione, il Pil finalmente è tornato di segno positivo, pari a +0,3%, nei primi tre mesi del 2015. A ciò va aggiunto che la disoccupazione, secondo i dati dell’Ocse, nel mese di aprile è tornata a scendere di 0,2 punti percentuali a quota 12,4%.

Borse asiatiche: il Giappone non delude Il listino giapponese sembra non aver risentito del nervosismo che invece si è riscontrato sulle Borse europee. Sul piano geografico, sulla spinta della liquidità disponibile grazie alla politica monetaria accomodante della BoJ e degli utili societari in espansione (la stagione degli utili è stata in linea con le aspettative del consensus), la Borsa giapponese resta tra quelle privilegiate nei portafogli dei fondi azionari di Anima. Senza contare che gioca a favore della Borsa giapponese anche il fatto che il Governo abbia avviato il percorso delle riforme per migliorare la corporate governance delle imprese. Tra l’altro, la produzione in Giappone è in crescita per il secondo trimestre consecutivo e molte società, grazie allo yen debole, hanno contribuito all’espansione delle esportazioni; i consumi e l’economia, inoltre, risultano in graduale ripresa.

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