Nessun effetto positivo sull’economia occidentale dall’accordo Usa-Cina

“La fase di rallentamento economico prosegue ormai da un anno, ma la scommessa dei mercati finanziari sul suo carattere temporaneo si basa su fondamentali sempre più fragili. L’atteso accordo commerciale Usa-Cina potrebbe evitare la recessione, ma stimolerà unicamente l’economia cinese e quelle asiatiche emergenti, senza produrre effetti di rilievo sull’occidente”. È’ l’analisi di Maurizio Novelli, gestore del Lemanik Global Strategy Fund.

L’attuale rallentamento economico non dipende dallo scontro commerciale tra Cina e Stati Uniti. Se così fosse, non ci sarebbe una spiegazione alle difficoltà in corso in Europa, in Giappone e nelle economie del Sud-Est asiatico, che non sono coinvolte nell’imposizione di dazi né in dispute commerciali. Il rallentamento dipende piuttosto da un calo globale della domanda e degli investimenti e dall’inversione del ciclo del credito al consumo in America, che ha già iniziato a impattare negativamente su vendite al dettaglio e ordini di beni durevoli.

Questa situazione non riguarda solo l’economia americana, dato che anche quella cinese si trova a gestire un eccesso di debito nel sistema. Il consenso crede che tale situazione sia transitoria e che ci sarà un recupero del ciclo nei prossimi mesi. Tuttavia, l’effetto fiscale delle politiche espansive in America è in fase di esaurimento, l’erogazione del credito sta rallentando ovunque nei paesi occidentali, gli investimenti sono in contrazione e la dinamica dell’export di Germania, Giappone, Korea e Taiwan subisce l’impatto di questi fenomeni.

“Siamo tornati nella situazione del 2014/2015, quando l’economia internazionale ha iniziato a perdere velocità e le elezioni Usa hanno salvato la situazione grazie alle politiche fiscali espansive introdotte da Trump”, spiega Novelli. “A questo punto dobbiamo aspettare un nuovo “cavaliere bianco” per un sostegno espansivo che probabilmente non può più arrivare da nuovo debito sia pubblico che privato. La Fed non ricoprirà questo ruolo, perché cercherà di tenere le munizioni disponibili per fronteggiare la prossima crisi e non ridurrà i tassi d’interesse in modo preventivo per sostenere l’economia”.

In questo contesto, Cina e Usa discutono sull’accordo commerciale e la notizia più rilevante da questo punto di vista riguarda la stabilizzazione della divisa cinese. Gli Usa stanno cercando di impedire svalutazioni competitive da parte cinese e cercano di imporre alle autorità cinesi l’impegno a un cambio del Rinmimbi forte. I cinesi saranno i primi beneficiari di questo accordo, che non produrrà praticamente nulla per l’America. Un Rinmimbi forte, garantito da un accordo tra le due principali economie del mondo e quindi molto credibile per i mercati, produrrà un flusso di capitali in entrata nell’economia cinese e un deflusso di capitali dagli Usa. Questo aumenterà la massa monetaria in Cina, favorendo il sostegno del debito interno e stimolando l’economia. La Cina passerà dalla posizione di esportatore a quella di importatore di capitali, mentre l’economia occidentale proseguirà il rallentamento in corso per una contrazione della liquidità internazionale che si canalizzerà verso l’economia cinese.

“Nel lungo periodo la Cina dovrebbe riuscire a ribilanciare il modello di crescita verso i consumi a scapito degli investimenti fissi, ma certamente il cambiamento non sarà così immediato e richiederà un certo periodo di tempo”, conclude Novelli. “Se tutto funziona, nei prossimi mesi avremo stagnazione in Usa ed Europa e recupero della crescita in Cina e Asia emergente, evitando una recessione ora probabile. Se non funziona, ci sarà una recessione entro la fine di quest’anno”.

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