Nexi attende dettagli sugli incentivi ai pagamenti elettronici

Nexi sottotono in borsa, in attesa di vedere nel dettaglio le nuove norme che il governo si è detto pronto a varare per cercare di incentivare l’utilizzo della moneta elettronica in Italia, riducendo così i pagamenti in contanti e, in teoria, di evasione. Allo studio vi sarebbero incentivi fiscali sia per gli acquirenti (si parla di un 2% di credito d’imposta), sia per i merchant, che da parte loro da anni chiedono commissioni più basse per l’utilizzo di Pos e pagamenti elettronici. Non si esclude possano anche venire previste possibili penali per gli esercizi che continueranno a rifiutare la possibilità di effettuare pagamenti in forma elettronica.

Tutte misure, notano gli analisti, che in teoria dovrebbero avere un impatto positivo sul business quanto meno in termini di maggiori volumi (che potrebbero crescere del 14% medio annuo, contro attese attuali attorno al 9% medio annuo), mentre è tutto da valutare l’impatto in termini di redditività, specialmente se dovesse concretizzarsi il ventilato azzeramento delle commissioni sui micropagamenti (importi inferiori ai 5 euro) o il loro significativo abbattimento (per importi fino ai 25 euro), con ipotesi di un calo iniziale fino al 15% del monte commissioni.

Fino a quando non sarà possibile valutare con esattezza le dimensioni e la tempistica degli impatti su volumi di transazione e monte commissioni, non sono prevedibili significative variazioni delle stime su Nexi, il cui business è per il 50% legato alle commissioni sulle transazioni e il resto alla base installata (carte, terminali e Pos). Al momento, a fronte di un mercato nel complesso favorevole al titolo (7 report positivi e 5 neutrali, senza alcun report negativo) il consenso degli analisti indica in poco più di 980 milioni il giro d’affari previsto per il 2019.

L’anno dovrebbe chiudersi con un utile ante imposte di poco superiore ai 231 milioni, pari a circa 34 centesimi per azione. Nexi tratta dunque a un P/E di quasi 28,5 volte, anche se la crescita a lungo termine attesa, del 13,7% circa (ma quest’anno ci si dovrebbe limitare ad un 5%-7% di crescita a livello di ricavi), può giustificare un valore non proprio modesto, tanto che il target price medio è indicato a 10,5 euro, vale a dire circa l’8,5% al di sopra delle quotazioni correnti.

Il giudizio degli analisti su Nexi

Gli analisti tecnici giudicano a loro volta Nexi interessante, suggerendo di posizionarsi al rialzo nel caso in cui il supporto di 9,6 euro dovesse reggere, con primi obiettivi a 10,4-10,5 euro per azione, ossia un sostanziale allineamento dei prezzi al target price di consenso. In caso di ulteriore cedimento, la stop loss è fissata sui 9 euro per azione (prezzo a cui il titolo ha debuttato in borsa lo scorso aprile), al di sotto dei quali lo scenario si farebbe decisamente più negativo.

Se invece il titolo risalisse gradualmente, una ulteriore occasione d’acquisto potrebbe essere tra 10 e 10,1 euro, con obiettivi a 10,8 e poi 11 euro. In quel caso la stop loss andrebbe tuttavia posizionata ad un livello sostanzialmente allineato ai valori correnti, a 9,7 euro per azione. Nel complesso il suggerimento è di operare tendenzialmente al rialzo, tenendo però d’occhio il flusso di notizie relativo al settore in cui opera Nexi.

La società nel frattempo prosegue con la sua strategia di rafforzamento delle partnership operative, avendo appena siglato un accordo con Shopify che prevede l’integrazione di XPay, il gateway di pagamento per l’e-commerce di Nexi, con la piattaforma di Shopify, già utilizzata da oltre 800 mila esercenti in tutto il mondo. Attenzione anche a eventuali ulteriori operazioni straordinarie che stanno verificandosi con crescente frequenza nel settore dei pagamenti elettronici e che potrebbero vedere Nexi (6,1 miliardi di capitalizzazione) nel ruolo di polo aggregante ma anche di potenziale preda.

L’andamento di Nexi a Piazza Affari negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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