Notz Stucki: le strategie hedge che hanno sovraperformato la crisi

“Le strategie che hanno dato i risultati migliori in quest’ultima crisi sono state le Neutral Market Equity (che neutralizzano il rischio sistematico verso il comparto azionario) e quelle di Tail Risk Hedging (che spesso assumono delle posizioni di investimento volatili, ma prevedono l’utilizzo di coperture dai possibili crolli di mercato), anche se non sono solite performare con costanza nel corso del tempo”. E’ quanto spiega Caron Bastianpillai, Senior Portfolio Manager di Notz Stucki, un vero e proprio esperto delle strategie alternative, che ha saputo navigare brillantemente nelle crisi degli ultimi decenni, resistendo con audacia e successo alle cadute a doppia cifra sui mercati.

Caron Bastianpillai

A differenza delle crisi finanziarie passate, le vostre strategie alternative sono state tra le poche in grado di proteggere il capitale dalle ingenti perdite registrate sui mercati. Come è stato possibile? E quali sono le differenze rispetto alle altre crisi?
Per quasi 11 anni abbiamo assistito ad una lunga fase di mercato rialzista, guidata dall’infinito Quantitative Easing e da importanti flussi di ingresso a favore degli Etf (fondi a gestione passiva più economici in termini di commissioni). Ma sia la velocità che l’estensione del sell-off di quest’anno non hanno precedenti e ciò ha portato a vendite massive degli strumenti più liquidi sul mercato per poter generare cash a copertura delle perdite. Perciò le strategie alternative ne hanno beneficiato, in quanto le posizioni corte, che “scommettono” al ribasso rispetto all’andamento delle performance dei titoli, hanno conseguito la maggior parte dei profitti. A differenza delle crisi precedenti, i nostri gestori di hedge fund sono stati in grado di anticipare possibili ripercussioni sui mercati, predisponendo a suo tempo degli strumenti di protezione e riposizionando il portafoglio a favore dei settori meno colpiti. Inoltre, la correzione dei mercati ha offerto ai gestori interessanti opportunità di acquisto in settori specifici, che da un lato stanno beneficiando dalle ripercussioni del lockdown e, dall’altro, i titoli sono negoziati a valutazioni più ragionevoli.

Quali sono le migliori strategie? Perché?
Le strategie che hanno dato i risultati migliori in quest’ultima crisi sono state le Neutral Market Equity (che neutralizzano il rischio sistematico verso il comparto azionario) e quelle di Tail Risk Hedging (che spesso assumono delle posizioni di investimento volatili, ma prevedono l’utilizzo di coperture dai possibili crolli di mercato), anche se non sono solite performare con costanza nel corso del tempo. Noi storicamente abbiamo sempre avuto un’esposizione più focalizzata verso i gestori azionari long/short, che in genere detengono un peso della componente lunga del portafoglio maggiore rispetto a quello delle posizioni corte e hanno l’abilità di modificare l’esposizione netta (pesi delle posizioni lunghe al netto di quelle corte) in base alle condizioni di mercato. Quindi, il fatto di dare un maggior peso alle posizioni lunghe in portafoglio ci ha permesso di catturare gran parte della performance di quest’ultima fase di mercato rialzista, subendo al contempo solo un terzo delle perdite causate dai ribassi. Quest’anno i guadagni derivanti dalla performance negativa dei mercati, invece, sono stati eccezionali, in quanto è stato più facile per i nostri gestori puntare sul ribasso delle quotazioni, avvenuto trasversalmente su tutti i settori e aree geografiche.

Perché all’interno di tale strategia (come quella azionaria long/short) esiste ancora una dispersione così elevata in termini di performance tra i diversi gestori? In che modo è stato possibile ottenere una performance così relativamente buona (-1,76% da inizio anno al 15/05) in una strategia long/short sull’azionario europeo quando il mercato europeo totalizza -21,5% (al 15 maggio)?
La nostra strategia long/short sull’azionario europeo ha tenuto bene a Febbraio, subendo solo un terzo del crollo del mercato senza dover apportare grandi modifiche alle posizioni sottostanti del portafoglio. Tuttavia, a Marzo molti dei nostri gestori sono diventati più aggressivi nella riduzione del rischio, in quanto il drawdown del mercato è stato più violento. Invece, i gestori con esposizioni più ampie sulle posizioni lunghe e quelli che implementano strategie Event Driven (legate ad eventi significativi di una società, come ad esempio una sua acquisizione/fusione) sono stati colpiti più duramente. Tuttavia, quest’ultime hanno registrato una brusca ripresa ad Aprile, consentendo al portafoglio di catturare l’86% del rialzo del mercato europeo. Noi abbiamo sempre cercato manager che perfomino in maniera diversa in base alle condizioni di mercato, in modo da garantire una certa diversificazione del portafoglio, ma nel lungo periodo il vero focus rimane sui bravi gestori con cui collaboriamo da anni e che nel corso del tempo hanno dimostrato una grande competenza attraverso la produzione costante di risultati più che positivi.

Guardando al resto dell’anno, possiamo immaginare che ci saranno interi settori per cui il declino, forse strutturale, sarà più rapido e altri che trarranno beneficio dai megatrend che stanno emergendo; quindi, cosa suggerisce di fare la vostra strategia?
I nostri gestori, in ogni caso, continueranno a selezionare le azioni principalmente in base ai loro fondamentali. Data l’attuale situazione di limitata mobilità sociale, è molto difficile valutare l’impatto sugli utili aziendali nei settori dei consumi, ma chiaramente le imprese che vendono attraverso canali digitali (vendita al dettaglio, videogiochi, piattaforme streaming ecc.) saranno i principali beneficiari mentre le compagnie aeree, i centri commerciali e i ristoranti ne risentiranno. Non c’è mai stata una così ampia dispersione tra settori, e ciò facilita la generazione di valore aggiunto al portafoglio (cosiddetto alpha), attraverso una premiante selezione di posizioni lunghe e corte.

In un contesto in cui i tassi, che presumibilmente rimarranno bassi a lungo per via delle condizioni di mercato molto esigenti, quali strategie, paesi o settori potrebbero premiare?
Con i tassi ai minimi storici molte aziende possono avvalersi di un debito poco oneroso per poter effettuare importanti operazioni come riacquistare le proprie azioni oppure acquisire concorrenti. Ma nel momento in cui i tassi aumentano, la leva finanziaria diventa un peso importante da portarsi dietro. Ad esempio, l’Europa è formata da nazioni le cui economie non vanno di pari passo e hanno meno spazio per le manovre a livello locale (si veda Italia ad esempio, con bassa crescita economica e alto debito). Ciò genera interessanti opportunità per i nostri gestori e si è visto durante la crisi del debito europeo nel 2011, in cui alcuni paesi hanno sofferto in modo sproporzionato a livello di performance dei mercati azionari, nonostante negli stessi fossero quotate delle società di indubbia qualità. Ma poiché la maggior parte delle aziende in cui investiamo sono di natura globale, queste, assieme all’utilizzo di strumenti adeguati, possono essere in grado di generare rendimenti soddisfacenti e di offrire protezione al proprio portafoglio. Invece, come già detto, in termini settoriali, troviamo più opportunità nel settore dei consumi, industriale, sanitario e tecnologico, mentre in misura minore nei servizi pubblici, finanziari e telecomunicazioni.

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