Novelli (Lemanik): “Il dollaro debole peserà sui listini europei”

“Il contesto macroeconomico internazionale ha archiviato un periodo di crescita accettabile nella seconda metà del 2017. Nonostante il consenso di mercato sia convinto che sia l’inizio di una nuova fase espansiva, questo primo trimestre del 2018 evidenzia rischi di rallentamento del ciclo. La debolezza del dollaro, appena iniziata, peserà sulla crescita europea”. È l’analisi di Maurizio Novelli, gestore del fondo Lemanik Global Strategy Fund.

Il Pil statunitense nel primo trimestre si preannuncia piuttosto debole, con una crescita che si posiziona tra l’1,5% e l’1,8% annualizzata. L’Europa cresce attualmente più degli Stati Uniti senza aver implementato alcuna politica fiscale espansiva. Questa dinamica dipende dal contesto esterno più che da politiche economiche europee ed è dunque lecito attendersi che il rallentamento Usa avrà ripercussioni anche sulla crescita in Europa. A febbraio, il credito al consumo – che rappresenta il principale driver dei consumi americani che sono oggi l’83% del Pil – si è contratto del 54%, è iniziato un cedimento significativo nell’erogazione del credito, le insolvenze hanno cominciato a salire e l’attività di lending ha rallentato. Questo ha già iniziato a trasmettersi all’economia reale e il fenomeno non sarà temporaneo. Oggi, il credito al consumo è pari a quattro trilioni di dollari, il 21% del Pil, il livello più elevato mai raggiunto nella storia.

“A fronte di dati macroeconomici deludenti che usciranno nei prossimi mesi, si aggiungono le correzioni in corso sui mercati azionari. Il dollaro debole continuerà a pesare sui listini europei, dove gli investitori negli ultimi due anni hanno concentrato le loro posizioni lunghe. Intanto, anche i mercati americani hanno iniziato a cedere sotto le prospettive di una Fed più aggressiva di quanto si pensava”, spiega Novelli. “Credo che la Fed non potrà realizzare l’intenzione di alzare i tassi 3 o 4 volte quest’anno, semplicemente perché l’economia Usa non li reggerà a causa del forte indebitamento del sistema. Penso piuttosto che l’intento di queste dichiarazioni restrittive sia quello di frenare la bolla speculativa sull’equity”.

La debolezza del dollaro è appena iniziata e solo una crisi nell’unione monetaria in Europa la potrebbe interrompere, scenario alquanto spiacevole per il contesto economico finanziario mondiale. Le politiche commerciali di Trump non hanno quindi, per ora, colpito l’Europa perché l’America spera di continuare a beneficiare di un dollaro debole per essere più competitiva verso l’Europa, tuttavia il dollaro debole è una lama a doppio taglio per gli Stati Uniti.

La Cina e il resto dell’Asia riporteranno a casa parte del loro eccesso di risparmio attualmente investito sul dollaro e sui Treasuries e questo produrrà un inevitabile rialzo dei tassi per il debito americano, con un rallentamento della crescita”, continua Novelli. “I cinesi hanno capito che gli Stati Uniti non sono mai stati così vulnerabili e sul terreno valutario si stanno giocando strategie geopolitiche che passano sopra la testa degli operatori dei mercati finanziari. Quindi anche se i tassi salgono il dollaro scende comunque”.

Le attese di rilancio dell’economia attraverso un piano fiscale troppo concentrato sulle aziende e poco orientato a sostenere i consumatori avrà un impatto modesto. Gli Stati Uniti si ritroveranno con molto più debito, tassi più alti, un dollaro debole e senza la crescita sperata. La Cina si appresta a diventare sempre più protagonista sui mercati valutari e punta su una strategia di lungo termine per diventare un punto di riferimento, non solo economico, ma anche valutario in Asia. Il ciclo europeo inizierà a soffrire di questa situazione che si sta delineando sul mercato dei cambi e anche l’Europa subirà un rallentamento della crescita nei mesi a venire.

“In questo contesto, nella nostra allocazione di portafoglio manteniamo invariate le nostre posizioni short di dollaro contro Euro e Yen, confermiamo la view negativa sui mercati azionari Europei, con l’aggiunta di posizioni short su Toronto e UK”, conclude Novelli. “Nonostante una view strategicamente negativa sui bond abbiamo al momento pareggiato le posizioni short sui Treasuries americani in coerenza con le attese di dati macro deludenti sulla crescita dell’economia. Le strategie valutarie cinesi rimangono un fattore favorevole a un proseguimento del rialzo dell’oro e dei metalli preziosi”.

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