Nuovi driver all’orizzonte per il listino cinese

A cura di Michael Lai, responsabile delle strategie azionarie Cina e Asia-Pacifico di Gam
In un contesto fatto di flussi di notizie contrastanti e di rotazioni dell’azionario in Cina, riteniamo che il mercato sia giunto ad un punto di flessione. E questo succede quanto il sentiment degli investitori o le scelte di posizionamento si muovono ad amplissimo raggio. Nell’autunno dello scorso anno, avevamo notato la posizione al limite del nostro portafoglio dato che gli investitori erano molto positivi sui titoli quality growth, come quelli che abbiano in portafoglio, e molto meno positivi su titoli ciclici e deep value.
Durante gli scorsi mesi ci siamo concentrati in particolar modo su quel segmento di mercato poco amato alla ricerca di opportunità promettenti che potevano rappresentare un significativo elemento catalizzatore per un re-rating del loro prezzo azionario. La nostra ricerca ci ha portato ad individuare un discreto numero di società che stanno affrontando diverse situazioni problematiche, come ad esempio il declino del prezzo delle materie prime. L’elemento che la ha rese attraenti, dal nostro punto di vista, è il loro impegno attivo nel tagliare i costi e nel ristrutturarsi per superare gli ostacoli.
Troviamo incoraggiante la presa di coscienza del governo cinese sulle difficoltà legate al processo di ribilanciamento dell’economia sull’approccio prudente al programma di riforme. Al contrario, il governo si sta concentrando nuovamente sul sostegno alla crescita, con l’autorizzazione ad ampliare il deficit di budget dal 2% al 3%. La politica monetaria adesso viene definita come “proattiva”, e ciò significa che le autorità sono intenzionate a tagliare i tassi e il coefficiente di riserva obbligatoria bancaria. Questa nuova impostazione testimonia un certo grado di sicurezza in materia di deflussi di capitali, che hanno iniziato a stabilizzarsi intorno ai 30 miliardi di dollari nel mese di febbraio rispetto ai circa 100 miliardi di dollari al mese nei mesi precedenti.
Un ulteriore elemento di incoraggiamento deriva dall’incremento registrato nell’avvio dei nuovi progetti immobiliari. Il ribilanciamento dell’economia nella direzione di consumi e servizi negli anni scorsi aveva significato un rallentamento negli investimenti. Tuttavia, il settore immobiliare rappresenta il 30% degli investimenti complessivi, e quindi il nuovo trend può tranquillamento farci propendere per una stabilizzazione dell’economia cinese, elemento che, se tutto va bene, potrebbe mettere una parola conclusiva ai timori di hard landing in Cina.
È importante sottolineare che la Cina è tutt’altro che un Paese omogeneo, fattore questo che moltiplica le difficoltà per il governo centrale. E’ composto da 33 province principali e ogni amministrazione locale ha le proprie priorità. Le province del Nord fanno forte affidamento sulle materie prime e sono molto più povere di quelle lungo la costa, sede del quartier generale di molte grandi società e di successo come Tencent e Huawei.
Il reddito pro capite a Shenzhen, per esempio, è di ben 30,000 dollari. Un ulteriore esempio delle differenti velocità di crescita delle regioni cinesi, deriva dalla differenza sul mercato immobiliare: nelle province più prospere stiamo assistendo a una bolla immobiliare mentre le altre stanno ancora soffrendo di sovraccapacità. Questo sviluppo disomogeneo è riscontrabile anche in altri settori come nella produzione industriale e in quella manifatturiera. Ciò significa che il governo dovrà attivamente dirigere le risorse verso le province sottosviluppate, riducendo l’attività in eccesso lungo la costa.
Nel complesso, il sentiment sta iniziando a migliorare: dinamica che sostiene il nostro approccio attuale, favorevole ad aumentare l’esposizione ai settori ciclici del mercato che, al momento, rappresentano solo l’8% della nostra strategia, mentre nutriamo maggior fiducia nei confronti di titoli a crescita strutturale del settore IT, beni voluttuari e degli industriali. Il miglioramento del sentiment e la stabilizzazione dell’economia continueranno e, fattore da non trascurare, il governo ricostituirà la fiducia nella sua capacità di gestire gli affari economici, fiducia che ha perso lo scorso anno dopo la corsa e il successivo tracollo del mercato delle A-share.

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