Obbligazioni cinesi, un porto sicuro migliore dell’oro

“I titoli di Stato cinesi al momento rappresentano un porto sicuro sottovalutato in grado di offrire agli investitori prospettive migliori rispetto agli asset tradizionali, inclusi l’oro e il debito tedesco. Nella ricerca di protezione dalla volatilità che ha caratterizzato il 2020, molti asset tradizionali come l’oro e il debito delle economie avanzate hanno registrato solidi ritorni, con gli investitori che hanno effettuato investimenti di bilanciamento del rischio per proteggere le loro performance nei momenti in cui i mercati tendevano al ribasso”. E’ quanto sottolinea Gareth Gettinby, investment manager del team multi-asset di Aegon Asset Management. Di seguito la sua analisi sulle obbligazioni cinesi.

I rendimenti obbligazionari stanno latitando da decenni, accentuando il loro ribasso ogni qualvolta i dati economici e i mercati azionari volgono a sud. E questo fenomeno si è presentato anche quest’anno. Con i rendimenti in caduta verso lo zero, tuttavia, la capacità di adattamento dell’obbligazionario agli shock si è indebolita, come si è visto in particolare durante gli spasmi del mercato di febbraio e marzo quando i rendimenti dei titoli di debito tedeschi e giapponesi sono effettivamente aumentati.

Si sono presentate una varietà di altre possibili coperture: posizioni short sui mercati del credito (puntando su un ampliamento degli spread), posizioni long in contratti sulla volatilità, put sul mercato azionario e sull’oro, il porto sicuro per eccellenza. Ciascuno di essi ha il potenziale per funzionare ma tutti hanno costi elevati, una portata limitata o richiedono una gestione attiva per rimanere effettivi.

I Treasury Usa sono un caso a parte, rimanendo un’opzione valida grazie al fatto che la Federal Reserve è riuscita ad aumentare i tassi di riferimento prima dello scoppio dell’ultima crisi. I rendimenti dei bond statunitensi sono scesi quest’anno, premiando chi li deteneva in portafoglio, ma in prospettiva rimane una modesta utilità difensiva nei Treasury. In termini generali quindi, i gestori del rischio hanno iniziato a cercare nuovi metodi di protezione per i loro portafogli.

Una chiara alternativa oggi sono i macro asset cinesi, ovvero i titoli governativi o la valuta del Paese. Le caratteristiche chiave degli asset risk off sono i solidi fondamentali economici e il fatto che rispondono direttamente alle iniziative di politica macroeconomica. La Cina è la seconda economia mondiale e questo conta. La politica economica cinese punta sempre di più all’autosufficienza: il commercio con il resto del mondo è bello, ma non essenziale. Gode di una solida stabilità politica, con nessuna pressione da parte di agende populiste. Registra inoltre un surplus delle partite correnti e le sue obbligazioni offrono un premio di rendimento nel breve e nel lungo periodo sia in termini nominali che reali.

Stati Uniti, Germania, Giappone e Svizzera non possiedono tutti questi attributi, mentre gli asset cinesi appaiono più appetibili di altri porti sicuri e con rendimenti particolarmente interessanti. Il differenziale tra il rendimento dei bond governativi cinesi e quelli Usa sono infatti ai massimi da molti anni, offrendo un buon ammortizzatore contro un’impennata della crescita economica in Cina rispetto agli Stati Uniti.

Anche se la scomparsa degli Usa come ultima spiaggia di salvezza viene esagerata da tempo, è pur vero che ci sono ampi margini affinché la Cina vada a sostituirsi almeno in parte a quel ruolo all’interno dei portafogli. In molti si sono fatti profeti ad esempio di un mercato fortemente ribassista sul dollaro americano, solo per venire poi contraddetti dai fatti dato che, quando le condizioni generali si fanno particolarmente difficili, persiste la ricerca di protezione nella valuta di riserva globale.

Parte della sfida finora è stata che nessun altra nazione ha voluto farsi carico del giogo; la Germania ad esempio ha usato l’euro per aggirare il problema di una valuta costosa. E’ ormai difficile ribattere alla tesi che le obbligazioni delle economie sviluppate hanno raggiunto la fine della contrazione multi-decennale dei rendimenti, mentre la richiesta di asset protettivi si è rafforzata. Ciò significa che i meriti difensivi dei bond e della valuta cinese sono sottovalutati e considerevolmente meno reconditi delle alternative proposte.

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