Obbligazioni e rendimenti, segnali incoraggianti?

A cura del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management

I rendimenti obbligazionari hanno reagito ai fattori fondamentali, tra cui gli sviluppi della controversia commerciale tra Cina e Stati Uniti, il miglioramento delle indagini economiche e i messaggi delle banche centrali. Per quanto concerne gli scambi commerciali, sebbene non sia ancora stata redatta né concordata un’intesa provvisoria, il clima di fiducia generale è nettamente migliorato grazie alla chiara volontà di entrambe le controparti di impegnarsi per arrivare a un compromesso. Durante la prosecuzione dei negoziati sarà importante monitorare le conseguenze di questi sviluppi non solo per i mercati finanziari, ma anche per la fiducia delle aziende e gli investimenti. Intanto, il netto rialzo segnato dagli indici dei responsabili degli acquisti (Pmi), e in particolare di alcune componenti degli indicatori anticipatori come i nuovi ordini all’esportazione, segnala che il settore manifatturiero sta forse iniziando a riprendere vigore. Le banche centrali hanno modificato l’orientamento di politica monetaria anche in reazione al miglioramento delle condizioni commerciali e dei dati. Dopo un anno di comunicati e interventi espansivi, infatti, la Federal Reserve ha segnalato l’intenzione di prendersi una pausa di riflessione. Ciò che più conta è però il fatto che la Fed mantenga un orientamento implicito accomodante: anche se presenta questo ciclo di tagli come una rettifica di metà ciclo, la principale differenza tra il ciclo attuale e quelli del 1995 e 1998 è che ora un aumento dei tassi a breve termine appare assolutamente improbabile.

Valutazioni quantitative

I rendimenti dei Treasury decennali sono aumentati di 17 punti base nei primi tre giorni di contrattazione di novembre, passando dall’1,69% del 31 ottobre all’1,86% il 5 novembre. Anche i Bund tedeschi hanno evidenziato un andamento analogo sotto le sostenute pressioni di vendita manifestatesi durante buona parte di ottobre, e adesso i rendimenti del decennale sono 26 punti base più alti rispetto alla fine di settembre. I rendimenti delle obbligazioni core sono sempre nettamente inferiori ai livelli di inizio anno, ma gli ultimi movimenti sono stati significativi. Se i dazi venissero revocati anziché rimandati, come alcune notizie di stampa sembrano indicare, ciò rappresenterebbe un significativo cambiamento delle prospettive, capace di spingere i rendimenti ancora più in alto, oltre il picco di 1,85-1,90% recentemente toccato dal decennale statunitense. Tuttavia, se i rendimenti dei Treasury dovessero superare il 2%, le valutazioni si farebbero a nostro avviso interessanti (tutti i dati sono aggiornati al 5 novembre).

Fattori tecnici

In un contesto in cui le banche centrali segnalano la chiara intenzione di non alzare i tassi, la tesi strutturale a favore dell’obbligazionario continua a essere valida. Per tale motivo, ci aspettiamo che la caccia ai rendimenti continuerà a spingere gli investitori verso il reddito fisso. Il nostro sistema proprietario di monitoraggio dei flussi di capitali conferma questa tendenza. Nella settimana al 4 novembre, infatti, la raccolta è stata robusta per tutti i segmenti obbligazionari, con afflussi complessivi per 4 miliardi di dollari nei fondi statunitensi e 1 miliardo nei fondi dei titoli di Stato globali dei mercati sviluppati.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

I rendimenti delle obbligazioni governative dei Paesi core hanno reagito al notevole cambiamento apparentemente registrato dal contesto economico. Dal punto di vista strategico, manteniamo un orientamento costruttivo sulla duration alla luce del quadro di politica monetaria globale. Adottiamo un approccio tattico agli investimenti, in quanto alcuni degli ultimi movimenti potrebbero non essere solo oscillazioni passeggere dettate dal flusso di notizie.

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