Opportunità e rischi nei capovolgimenti di fronte di agosto

A cura di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte Sim
Il mese di agosto è partito all’insegna di movimenti meno lineari rispetto al mese di luglio, con subito due protagonisti principali: da un lato la ripresa del focus sui dazi USA Cina e dall’altro l’allargamento dello spread.
Partiamo dal primo tema. La Cina sta rispondendo alle minacce USA (incrementare i dazi su ulteriori 200Mld$ di beni con aliquota al 25%) tramite un  mix  di  deprezzamento dello  yuan  e  aumento  dell’ammontare di  beni soggetti a dazi anche da parte del dragone. Il tutto in modo che il totale delle minacce USA sia perfettamente bilanciato. Considerando il recente incremento della minaccia cinese di ulteriori dazi su 60Mld$ di beni, il pareggio si raggiunge in corrispondenza di un livello del cambio dollaro yuan a circa 6,85/6,90.
Lo yuan nei primi giorni di agosto si è effettivamente spinto fino alla citata soglia. Gli operatori dal canto loro hanno interpretato l’escalation delle tensioni Cina USA in questi termini: l’aumento dei dazi si tradurrebbe in un incremento dei prezzi su scala globale, comportando un rialzo dell’inflazione, che a sua volta potrebbe rendere più aggressiva la Fed. Di conseguenza, nelle fasi più acute dello scontro tra le due prime economie si è registrato un apprezzamento del dollaro e tassi a lungo termine in rialzo. In quest’ultimo caso ha pesato anche la decisione della banca centrale nipponica di lasciare oscillare il tasso decennale nel range +/-0,20%, nel tentativo di far aumentare la pendenza della curva e supportare il comparto bancario domestico. In questo modo però si riduce potenzialmente anche la domanda di bond esteri da parte di investitori nipponici, che ora ritrovano tassi di interesse più competitivi su base domestica.
In estrema sintesi, l’insieme di questi fattori (aumento timori inflattivi e potenziale minore domanda nipponica) aiuta a spiegare il rialzo dei tassi a lungo termine core.
Il secondo protagonista di inizio agosto è stato lo spread in allargamento. In questo caso è bastata la notizia di un primo vertice governativo per discutere delle linee guida della legge di bilancio per innescare il movimento. A ben vedere si potrebbe essere trattato di alleggerimento delle posizioni sui titoli di stato italiani, prima della delicata pausa estiva, in vista degli importanti appuntamenti di fine mese, tra cui le decisioni di Fitch e Moody’s sul rating italiano, rispettivamente il 31 agosto e 7 settembre.
Tutto questo è accaduto mentre sul fronte macro sono arrivate segnali di forte crescita del  PIL USA nel  secondo trimestre (+4,1% annualizzato), al punto addirittura da innestare il sospetto che il forte contributo dei consumi (+2,69%) possa essere stato indotto da un anticipo di spesa per il timore dell’impatto dei dazi. Di conseguenza tra il terzo ed il quarto trimestre la crescita USA potrebbe già risultare in allentamento.
Il mese di agosto pertanto si sta confermando all’insegna di possibili continui e rapidi capovolgimenti di fronte, con storni che potrebbero rivelarsi tanto profondi quanto rapidi, dando luogo ad altrettanto rapidi recuperi. Proviamo a vederli più in dettaglio:
 

  • Sul fronte valutario, se è corretta la ricostruzione del nesso di causa effetto dazi/dollaro prima descritto, è possibile allora ipotizzare un deprezzamento del dollaro nel mese di agosto, mano a mano che sui dazi si passerà dalle minacce ai negoziati o comunque mano a mano che gli operatori si indirizzeranno su aspettative in tal senso. Di conseguenza nell’arco del mese di agosto è ancora possibile un ritorno temporaneo dell’euro in area 1,18. Il movimento potrebbe però essere piuttosto rapido in vista della ripresa del trend di apprezzamento del dollaro, collegato in parte alla ripresa del focus sulle tematiche europee, a partire dall’iter dio approvazione della legge di bilancio italiana;

 

  • Sul fronte tassi/spread, la fase di rialzo dei tassi a lungo termine core potrebbe completarsi nel corso del mese di agosto con il tasso 10 anni USA che potrebbe spingersi temporaneamente fino ad area 3,10%. Successivamente, in vista del mese di settembre, potrebbe gradualmente iniziare una fase discendente verso area 2,75%, determinata potenzialmente da un contesto di maggiore fligth to quality e dal ridimensionamento dell’impatto dell’andamento dei tassi nipponici, dopo le decisioni della BoJ di fine luglio. Sul fronte spread, dopo il ritorno in area 250pb, la pausa estiva fino alla settimana del 20 luglio potrebbe comportare una temporanea tregua in vista del possibile ritorno delle tensioni a fine mese, in corrispondenza della ripresa delle emissioni di Bot e BTP ed in attesa delle decisioni soprattutto di Moody’s il 7 settembre sul rating italiano;

 

  • Sul fronte azionario,  la  fase  centrale  del  mese  di  agosto  potrebbe decretare una tregua anche per i mercati azionari, in vista di maggiori turbolenze verso fine mese, in modo particolare per i mercati euro periferici;

 

  • Sul fronte yuan: la disputa commerciale USA-Cina vede una posizione i sostanziale equilibrio se si sommano i dazi implementati/minacciati da entrambi le parti e la svalutazione dello yuan fin qui intervenuta. Di conseguenza l’area 6,85/6,90 di yuan vs dollaro appare di equilibrio, con possibilità di lieve apprezzamento della valuta del dragone, per “fluidificare” i negoziati che potrebbero entrar nel vivo dopo il 23 agosto, data di partenza del  secondo round di  dazi decretato da  entrambi i contendenti.

 

  • Sul fronte commodity

Possibile  ridimensionamento  del  prezzo  del  petrolio  è  ancora  lo scenario centrale per agosto. I recenti dazi di 16Mld$ decisi dalla Cina, interessano in gran parte derivati del petrolio importati dagli USA, contribuendo pertanto a mettere pressione sui prezzi dato il nuovo record raggiunto dalla produzione USA di petrolio (11Mlln b/d). Inoltre, Trump potrebbe decretare la messa in vendita di parte delle riserve strategiche di petrolio per ridurre il prezzo della benzina che attualmente stazione su livelli ancora storicamente molto elevati (2,87 $/gallone) nel pieno della driving season e nelle imminenze delle mid term elections di novembre. Possibile pertanto il ritorno in area 60/65 $/b per il WTI;
Possibile recupero del prezzo dell’oro una volta ultimata la guerra commerciale Cina Usa verso fine mese, in corrispondenza di un prezzo dell’oro intorno ai 1190/1200 $/oncia;
Possibile recupero di alcuni metalli industriali, in particolare il rame, dopo le recenti misure decise dalla Cina finalizzate a supportare la crescita, in particolare nel comparto delle infrastrutture
 

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