Ora è il turno della politica: la view di Exane

A cura di Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas
La scorsa settimana il mondo politico è tornato nuovamente sotto i riflettori. Le notizia più sorprendente riguarda lo sviluppo positivo delle trattative sulla Brexit: crescenti rumors confermano la presenza di un accordo tra Gran Bretagna ed Unione Europea sui principali punti della divorce bill. Il negoziatore dell’Unione Europea Michel Barnier ha dato una spinta notevole alle trattative mentre la Gran Bretagna vuole evitare la costituzione di una barriera fisica tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda. Un’opzione per la Gran Bretagna sembrerebbe quella di trasferire poteri all’Irlanda del Nord con l’obiettivo di ampliare l’unione doganale con la Repubblica d’Irlanda. Tuttavia, in conseguenza alla Brexit, un confine dovrà esser posto e sotto il profilo tecnico la questione rimane una sfida.
Più in generale, il percorso della Brexit rimane lungo e tortuoso, anche se gli ultimi sviluppi fanno tirare un sospiro di sollievo: se non altro, è ciò che emerge guardando la reazione del mercato valutario. Lunedì prossimo Theresa May incontrerà Barnier e Juncker: se ci saranno progressi, allora i leader europei potrebbero iniziare i negoziati sul libero scambio già dal prossimo summit dell’Unione Europea del 14 Dicembre. Ciò fornirebbe maggiore supporto alla sterlina nel breve termine.
In Germania, invece, la ritirata del FDP dalle trattative sulla coalizione ha spianato la strada ad una potenziale coalizione tra SPD, CSU e CDU. Ciò rappresenterebbe uno scenario maggiormente favorevole ai processi di consolidamento e miglioramento delle istituzioni in Unione Europea ed Eurozona. Tuttavia, i rappresentanti dell’SPD sono rimasti sulla difensiva dopo l’estensione da parte del governo tedesco della possibilità di utilizzare il glifosato nel settore agricolo: ciò non fermerebbe di certo l’ipotesi di una coalizione anche se in questa fase sembra improbabile arrivare ad una conclusione rapida.
Infine, continuiamo a porci molte domande in merito all’agenda della riforma fiscale statunitense. I Repubblicani sono finalmente sul punto di firmare il loro atteso traguardo legislativo, dopo che lo scorso sabato la riforma fiscale è stata approvata dal Senato, sebbene con un margine davvero stretto. Nonostante la legge attuale differisca nei dettagli da quella approvata dalla House of Representatives lo scorso mese, sono presenti molti elementi in comune. Dopo il voto del Senato, le due proposte di legge approvate dalle rispettive camere dovranno essere unite. Le negoziazioni saranno difficili, anche se le ultime notizie sono incoraggianti.
Allo stato attuale delle cose, il problema principale è rappresentato dal parere di alcuni Repubblicani, secondo i quali la riforma porterebbe ad una crescita inaccettabile del deficit. C’è da chiedersi se i Repubblicani nel Congresso accetteranno la riforma proposta, oppure se sarà necessario ridurre la dimensione dei tagli alle imposte per ottenere il loro voto. A nostro parere, lo scenario più probabile è il voto nel primo trimestre del prossimo anno, anche se secondo Predictit, le probabilità di un taglio delle imposte sugli utili aziendali entro l’anno corrente è salita al 69%. Al momento, i mercati sembrano scontare un rialzo degli utili aziendali del 6-7% post-riforma. C’è un’altra importante scadenza da tenere a mente: l’8 dicembre il programma di finanziamento governativo arriverà a scadenza e c’è il pericolo di shutwdown qualora il Congresso non riesca ad accordarsi su un nuovo livello di spesa.

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