Oro, il rialzo è solo temporaneo secondo Ubp

A cura di Nevine Pollini, Senior Analyst Commodities, Union Bancaire Privée – UBP

L’oro ha iniziato il nuovo anno con il piede giusto grazie a diversi fattori: la minaccia del terrorismo, l’aumento delle tensioni geopolitiche tra l’Arabia Saudita e l’Iran e le indiscrezioni sul rafforzamento dell’arsenale nucleare della Corea del Nord (sebbene non sia chiaro se ciò costituisca solo una mossa politica o una vera minaccia). Tali eventi destabilizzanti hanno portato gli investitori più preoccupati a comprare il metallo giallo come bene rifugio. Sebbene ultimamente l’oro non abbia giocato il suo ruolo di copertura dalle tensioni geopolitiche, potrebbe farlo se la situazione dovesse ulteriormente peggiore.

Un ulteriore, e forse più giustificato, sostegno per l’oro arriva dalle recenti turbolenze del mercato azionario e dalle preoccupazione sulla crescita globale. La Banca mondiale ha appena tagliato le sue previsioni di crescita economica globale per il 2016 dal 3,2% al 2,9%, a causa di una “crescita debole dei principali Mercati Emergenti”. Infatti, l’economia cinese è ancora causa di preoccupazione, specialmente dopo che il PMI Caixin ha rilevato che l’economia del Dragone sta continuando ad indebolirsi, e dopo che la PBoC ha creato un trambusto in seguito al deprezzamento del renminbi, che sta ora scambiando ai minimi da 5 anni rispetto al biglietto verde. L’azione della Banca centrale fa temere un deprezzamento di tutte le valute nella regione asiatica. Un’altra ragione plausibile per il rafforzamento dell’oro potrebbe essere il crescente nervosismo circa i rischi di default tra le società energetiche con asset di bassa qualità e bilanci con elevata leva finanziaria.

Sebbene l’avversione al rischio del mercato abbia stimolato l’appetito degli investitori per l’oro, bisogna tenere a mente che l’outlook dell’economia statunitense, la politica monetaria della Federal Reserve (in particolar modo la velocità alla quale la Banca centrale aumenterà i tassi di interesse), e i movimenti del dollaro, continueranno a determinare la direzione del prezzo del metallo giallo nel breve termine. Il presidente della Fed di San Francisco, John Williams, e il vice presidente della Fed, Stanley Fisher, hanno dichiarato recentemente che si aspettano da tre a cinque rialzi quest’anno. In realtà, il grafico “dot plot” della Fed mostra un rialzo totale di 100 punti base, all’1,375% per la fine del 2016.

Le minute dell’incontro del FOMC del 15 e 16 dicembre, pubblicate la scorsa settimana, confermano i precedenti commenti del Presidente della Fed, Janet Yellen, rispetto al fatto che “la stretta sarà graduale” e che la Fed continuerà ad avere un atteggiamento da “colomba”: prima di alzare i tassi si assicurerà che l’economia americana possa tollerarli. Alcuni membri della Banca centrale temono una inflazione bassa, questa al momento è considerevolmente al di sotto del target della Fed del 2%, con i prezzi del greggio sotto i 33 dollari al barile.  Ciò rese la decisione di dicembre più complicata.

Nonostante tutto, però, l’outlook per l’oro è lontano dall’essere positivo. Crediamo che il principale driver per il metallo giallo continuerà a essere il ciclo di stretta della Fed e il suo impatto sul dollaro, tenendo a mente che quando la Fed ha tirato il grilletto ed ha rialzato i tassi a metà dicembre, le reazioni del mercato hanno spinto i prezzi dell’oro ai minimi da 6 anni.

Rimaniamo convinti che il prezzo dell’oro rimarrà in un range tra i 1.050 e 1.350 dollari all’oncia, con rialzi minimi negli anni a venire.

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