Oro sui primi gradini del podio nella classifica dei migliori investimenti dal 1999

A cura di Carlo Vallotto per OroVilla

Di recente il mondo ha avuto il suo primo sguardo su un buco nero, uno di quei corpi cosmici dove la gravità è talmente potente che nemmeno la luce può sfuggire alla sua attrazione. Queste cose distruggono letteralmente tutta la materia che è alla loro portata, rendendoli i compattatori della spazzatura dell’universo.

Alcuni di voi che stanno leggendo in questo momento possono probabilmente paragonare alcuni degli investimenti che avete fatto nel corso degli anni che hanno in comune con i buchi neri più di quanto non vorreste ammettere.

L’oro non è tra quegli investimenti, nonostante tutta la stampa negativa che a volte ottiene. Le prove continuano a circolare sul fatto che l’investimento in oro fisico è stato storicamente un investimento saggio. Poiché ha una correlazione negativa con il mercato, l’oro ha aiutato gli investitori a diversificare i loro portafogli e migliorare i rendimenti stabilizzando il rischio.

Dando un’occhiata al grafico sottostante, fatto utilizzando i dati pubblicati la scorsa settimana da JPMorgan. Per il periodo di 20 anni terminato il 31 dicembre 2018, l’oro come classe di attività ha realizzato il secondo miglior rendimento annualizzato al 7,7%. Solo i REIT (fondi comuni di investimento immobiliare) hanno fatto meglio a quasi il 10%.

Ritorni dell'investimento a 20 anni

L’S&P 500, al confronto, ha restituito solo il 5,6 percento su base annua, ma dopo questo ha subito due enormi arretramenti che hanno avuto un impatto notevole sul rendimento.
Le obbligazioni, che comprendono titoli del Tesoro, titoli di agenzie governative, obbligazioni societarie e altro ancora, sono arrivate al 4,5%. Non male, considerando che la classe di attività presenta una volatilità e un rischio complessivi inferiori rispetto alle azioni.

L’oro rimane una riserva strategica da inserire in modo quasi obbligatorio nel proprio portafoglio

Un pò come fanno le banche centrali come la Cina che ha aumentato le sue riserve auree a marzo per il quarto mese consecutivo. La People’s Bank of China ha raccolto riserve per 60,62 milioni di once, o 1885 tonnellate, mentre le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e il gigante asiatico continuano a trascinarsi.
La Cina non era sola, comunque. Anche Russia e Kazakistan, sono stati tra i principali acquirenti dell’oro fisico nel 2018. E le banche centrali globali hanno acquistato 51 tonnellate di oro fisico a febbraio, il maggiore aumento mensile dall’ottobre 2018, secondo un recente rapporto del World Gold Council (WGC).

“Le partecipazioni in oro delle banche centrali sono cresciute di 90 tonnellate nei primi due mesi dell’anno, rispetto alle 56 tonnellate nello stesso periodo del 2018 (e al più alto livello di crescita dal 2008)”, scrive Krishan Gopaul del WGC. “Questo dimostra che collettivamente, le banche centrali, soprattutto dai mercati emergenti, continuano ad accumulare oro a un ritmo corretto”.

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